Stefano Montefiori per “il Corriere della Sera”
«E se arrivassero?», si chiese una mattina lo scrittore Jean Raspail mentre guardava il mare dalla sua villa di Vallauris. Si mise allora a immaginare la storia apocalittica di milioni di disperati che partono dal Sud del mondo per sbarcare sulle coste della Francia, senza trovare resistenza da parte di un Occidente decadente e inetto. Il campo dei santi, pubblicato nel 1973, è diventato nei decenni uno dei testi di riferimento per l'estrema destra di tutto il mondo, più volte citato dall'ex trumpista Steve Bannon e raccomandato da Marine Le Pen. Ieri, cinquant' anni dopo, sono arrivati
ocean viking al largo di catania
Non erano milioni ma 230 (tre migranti e un accompagnatore in gravi condizioni erano stati già evacuati in elicottero), salvati 21 giorni prima nel mare tra la Libia e la Sicilia dalla ong Sos Mediterranée. Dopo il braccio di ferro e una nuova profonda crisi diplomatica tra Francia e Italia, la nave Ocean Viking alla fine ha avuto il permesso di approdare nel porto di Tolone, poco lontano dalla Vallauris dove Jean Raspail concepì il suo incubo.
A metà strada tra Marsiglia e Saint-Tropez, Tolone ieri è diventata il terreno di scontro fra due visioni del mondo. In un sole caldo d'agosto, un po' surreale a novembre, in piazza ci sono i volontari di Sos Mediterranée e i militanti di sinistra, certi di essere nel giusto e di «fare quel che spetterebbe agli Stati», come dice il presidente Alessandro Porro, ovvero salvare innocenti dalla morte certa in mare.
Ma davanti all'ingresso della base navale, dove alle 8 e 50 ha attraccato la Ocean Viking, accorrono anche gli apocalittici alla Jean Raspail, come Eric Zemmour e Marion Maréchal, che si sono precipitati a Tolone per denunciare «il momento epocale»: «Per la prima volta la Francia fa attraccare sul suo territorio una nave piena di clandestini, non era mai successo - dice Zemmour tra i merci dei suoi sostenitori e gli insulti dei contestatori -. È un nuovo passo verso il disastro. Ora il governo deve rispondere a questa domanda: volete che la Francia e l'Europa diventino Africa? Se è così almeno abbiate il coraggio di dichiararlo».
MARION MARECHAL LE PEN ERIC ZEMMOUR
Dalla Ocean Viking scendono persone salpate in gommone dalla Libia dopo essere partite da Mali, Libia, Nigeria, Ciad, Sudan, e c'è pure una famiglia siriana al terzo tentativo - finalmente riuscito - di raggiungere l'Europa. Tra i passeggeri, 56 minori non accompagnati, e quattro bambini di meno di cinque anni.
Scene di gioia e di sollievo, anche se molti sono troppo deboli per esultare. Alcuni hanno le tipiche ustioni da benzina, quella uscita dalle taniche e mescolata all'acqua salata nei gommoni, altri i segni delle torture patite nei campi libici, qualcuno ferite da arma da fuoco.
Vengono subito portati in un «centro amministrativo» poco lontano, nella penisola di Giens, che secondo il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, «tecnicamente non è neanche territorio francese ma solo una base temporanea per esaminare velocemente le domande di asilo».
Che il ministro si avventuri nel dichiarare quelle palazzine scrostate «non territorio francese», come se fossero un'ambasciata che gode di extra-territorialità o una base militare all'estero tipo Guantanamo, fa capire quanto costi alla Francia avere accolto la Ocean Viking.
ERIC ZEMMOUR MARION MARECHAL LE PEN
I ministri francesi ripetono «che cosa avremmo dovuto fare, lasciare che quei bambini morissero sulla nave in mare aperto?», ma sono furibondi, non riescono a rivendicare come propria una decisione più che altro subìta, imposta dal rifiuto dell'Italia. Tanto più che le voci critiche non sono confinate all'estrema destra: l'ex ministro dell'Interno Gérard Collomb, socialista e poi macronista della prima ora, dice che lui non avrebbe mai lasciato che la Ocean Viking attraccasse, come nel 2018 non lasciò che la Aquarius approdasse a Marsiglia.
Poi c'è la questione del centro di Giens: extraterritoriale o meno, a un certo punto si sparge la voce che si tratti del «Club Riviera Beach» della catena Belambra, tra piscine, palme, lettini e tavole da surf.
L'esponente dei Républicains Eric Ciotti si indigna, l'eurodeputato del Rassemblement national Thierry Mariani si scandalizza, Eric Zemmour protesta perché «mettono i clandestini in un villaggio vacanze di lusso». Non è vero, si tratta del ben più mesto complesso popolare della Ccas (Cassa centrale di attività sociali), niente piscina, niente spiaggia, niente palme.
Ma ormai sale la rabbia «contro i clandestini che vogliono il wi-fi», secondo l'adagio diffuso anche in Italia. Marine Le Pen a Tolone non è venuta, dice che ha avuto ragione Giorgia Meloni a negare lo sbarco ma preferisce lasciare la scena al rivale Eric Zemmour e alla nipote Marion. «Siamo tutti antifascisti!», gridano in italiano i militanti di sinistra venuti ad affrontare i nazionalisti, che allora intonano la Marsigliese.
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON MEME
È l'11 novembre, giorno di festa, anniversario della vittoria nella Prima guerra. Lo sbarco dei disperati, secondo i volontari, è il miglior modo di onorarlo. Per gli autoproclamati patrioti invece è la profezia di Raspail che si avvera, e il più grave dei tradimenti.