Maria Teresa Meli per corriere.it
Mentre viene resa pubblica la visita «di congedo» di Sergio Mattarella a Papa Francesco, il leader del Pd Enrico Letta lancia una «moratoria sul Quirinale». Il segretario del Partito democratico chiede a «tutti i leader politici» di parlare dell’elezione del presidente della Repubblica «l’anno prossimo, da gennaio, perché se iniziamo a fare giochi politici ora per quattro mesi…».
È un appello a tutte le forze politiche, ma in realtà Letta si rivolge soprattutto ai suoi. Un po’ come dire «Non aprite quella porta», dato che la partita del Quirinale per il Pd può trasformarsi in un film dell’orrore. Già perché il Partito democratico ha, almeno per ora, un’unica opzione: la rielezione di Sergio Mattarella. Lo ha quasi confessato il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, quando candidamente qualche giorno fa ha ammesso: «Ci vorrebbe un bis di Mattarella».
Al Nazareno al momento non c’è un piano B, perché qualsiasi alternativa, come confida un dirigente di primo piano del Pd, «passa per un accordo con la Lega di Salvini, Matteo Renzi e Forza Italia, visto che non si può giocare di sponda con i 5 stelle, che non appaiono del tutto affidabili». Ed è proprio quello che Letta non vuole assolutamente: dover siglare un patto sul Quirinale con quel Salvini con cui litiga quasi ogni giorno.
Ma Mattarella finora ha escluso un suo bis. E il 9 settembre la notizia che il capo dello Stato il 16 dicembre vedrà Papa Francesco per una visita di congedo sembra un’ulteriore conferma dell’indisponibilità dell’inquilino del Colle alla rielezione. Tanto che, nella stessa chiave, si possono leggere le future visite di Mattarella in Spagna e Germania. I giochi quindi si fanno complessi per il Pd, che non ha un suo candidato al Quirinale. O, meglio, che ne ha troppi, ma nessuno che sia sceso in campo ufficialmente. Tanto per fare due nomi: il commissario Ue Paolo Gentiloni e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.
Letta, che ha deciso di candidarsi in Parlamento, anche per seguire da vicino la «pratica Quirinale», ha invitato i suoi a mettere la sordina al dibattito. E che siano i dem i destinatari del suo appello sembra averlo capito anche Salvini, che ieri ha replicato così al segretario del Pd: «È lui che continua a parlarne, fa tutto lui, probabilmente è la cannabis».
Comunque l’appello di Letta è stato colto da Goffredo Bettini, che giorni fa aveva suscitato un vespaio dentro il partito dichiarandosi favorevole all’ipotesi Draghi presidente della Repubblica.
L’esponente dem, infatti, ritiene che questa sia una possibilità più che concreta e che il Pd non dovrebbe accodarsi a Salvini, «bensì anticiparlo sostenendo Draghi prima del leader della Lega». Ma capendo le preoccupazioni del segretario, Bettini ieri si è riallineato: «L’appello di Letta è di grande saggezza. Mi atterrò alle sue indicazioni. Il tema da me sollevato nei giorni passati non rappresentava nelle mie intenzioni un’intromissione circa i possibili nomi per il Quirinale che dipendono innanzitutto dalla volontà dell’attuale presidente Mattarella».
Un’affermazione quest’ultima da cui traspare la speranza dem di una rielezione di Mattarella. Ma se il capo dello Stato non concederà il bis il Pd sarà costretto a un accordo con la Lega, perché i dirigenti dem non possono permettersi di ripetere l’errore di Pier Luigi Bersani con i 101, rifiutando un patto con tutte le forze della maggioranza.