LUIGINO, STAI MANZO - DI MAIO CHIEDE CHE L’ORDINE DEI GIORNALISTI SCULACCI I CRONISTI DI “REPUBBLICA” CHE HANNO SEGUITO IL POLIZZA-GATE - E DA LARGO FOCHETTI ARRIVA IL CONTROSILURO: “DI MAIO RISPONDA: 'COME MAI ROMEO NON HA SPIEGATO PER QUALE RAGIONE AVESSE INDICATO QUALI BENEFICIARI DELLE SUE POLIZZE VITA LA RAGGI? CHI DEI ‘QUATTRO AMICI AL BAR’ DECIDEVA LE NOMINE IN CAMPIDOGLIO?”

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virginia raggi luigi di maio virginia raggi luigi di maio

Carlo Bonini per la Repubblica

 

Avventurandosi su un terreno a lui non congeniale, i fatti, se non addirittura ostile, non fosse altro per il deficit di memoria che lo affligge ogni qual volta è chiamato a ricostruire circostanze e rispondere a domande che interpellano la sindaca Virginia Raggi e il suo fu “cerchio magico” (Raffaele Marra, Salvatore Romeo, Daniele Frongia), Luigi Di Maio accusa di mistificazione chi ha firmato le cronache di Repubblica sulla vicenda e ne chiede l’esemplare punizione disciplinare all’Ordine dei Giornalisti sulla base di quattro capi di incolpazione. Repubblica avrebbe scientemente omesso:

 

luigi di maio onesta luigi di maio onesta

1) Che la Raggi non ha preso un soldo nella storia delle polizze sulla vita che Salvatore Romeo le aveva intestato «a sua insaputa».

 

2) La precisazione della Procura secondo cui nella vicenda delle polizze non si ipotizza alcun reato.

 

E ancora: Repubblica avrebbe falsamente dato conto:

3) Che le polizze assicurative, accese con fondi di origine non chiara, fossero una possibile contropartita per sigillare un patto politico.

 

4) Di illazioni diffamatorie relative a un incontro di Raffaele Marra e Luigi Di Maio che accredita il vicepresidente della Camera quale “garante politico” dell’allora vicecapo di gabinetto oggi detenuto a Regina Coeli per corruzione.

 

Le prime due circostanze sono semplicemente non vere. Per il semplice motivo che Repubblica non ha mai né affermato, né lasciato intendere che Virginia Raggi abbia «preso soldi». Né ha omesso di riferire, quando ne ha avuto contezza, che l’origine del denaro utilizzato per accendere le polizze fosse stata accertata come lecita.

 

luigi di maio luigi di maio

La terza circostanza merita qualche fatto e argomento in più e si tira dietro qualche domanda a cui - Repubblica ne è certa - Di Maio vorrà rispondere pubblicamente con la stessa solenne enfasi e dovizia di particolari spesi per la sua denuncia. Che la vicenda delle polizze – come abbiamo raccontato - fosse e resti tutt’ora circostanza di interesse “penale” nell’inchiesta per abuso a carico di Virginia Raggi e che avesse, quando è emersa, due sole plausibili spiegazioni (fosse cioè l’evidenza di un “rapporto privatissimo” ma dalla ricaduta e dai costi pubblici tra la Raggi e Romeo o, al contrario, di una traccia che portava a una costituency elettorale della sindaca non dichiarata) è dimostrata da due circostanze.

 

SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI

La prima: le polizze sono state oggetto di una contestazione alla sindaca durante il suo interrogatorio di giovedì scorso. La seconda: sono oggetto della nuova contestazione di abuso di ufficio a carico di Salvatore Romeo e della stessa Raggi perché resta da capire se possano essere state o meno il presupposto della nomina dello stesso Romeo a capo della segreteria della sindaca.

 

La vicenda pone dunque ancora delle domande alla cui risposta Di Maio vorrà certamente portare il suo contributo: a) Come mai Salvatore Romeo non è stato in grado di spiegare per quale ragione avesse indicato quali beneficiari delle sue polizze vita la Raggi e altri militanti Cinque Stelle? A quel che se ne sa, in una delle due polizze intestate alla Raggi, secondo indiscrezioni di Procura, mai smentite, figurerebbe quale causale per l’indicazione della Raggi l’annotazione “relazione sentimentale”. «Perché la stimavo», ha corretto Romeo, intervistato in tv.

 

virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo

b) Se è vero che la Raggi venne indicata come beneficiaria delle polizze “a sua insaputa”, per quale motivo, una volta nominato dalla stessa Raggi capo della sua segreteria, Romeo non sentì l’urgenza di avvisarla, posto l’evidente conflitto di interesse?

 

c) Chi dei «quattro amici al bar», tra luglio e dicembre 2016 (il 16 viene arrestato Marra), decideva le nomine in Campidoglio? Marra «a insaputa » di Raggi, Romeo e Frongia? Marra e Romeo a insaputa di Raggi e Frongia? O, come documentano le chat estratte dal cellulare di Raffaele Marra dopo il suo arresto, almeno tre dei quattro amici – Raggi, Marra e Romeo tutti appassionatamente insieme? È un fatto che per le nomine di Renato Marra (fratello di Raffaele) e per quella di Salvatore Romeo, la Procura ipotizza l’abuso di ufficio della sindaca (in un caso in concorso con Raffaele Marra, nell’altro con lo stesso Romeo).

 

RENATO MARRA E RAGGI mpa.it RENATO MARRA E RAGGI mpa.it

E veniamo quindi alla quarta e ultima incolpazione mossa da Di Maio. Il vicepresidente della Camera ci accusa di “illazioni diffamatorie” perché ricordiamo il suo incontro, nell’estate scorsa, con Raffaele Marra indicandolo come il momento in cui si fece “garante politico” della permanenza in Campidoglio dell’allora neonominato vicecapo di gabinetto investito dalle prime ricostruzioni di stampa che ne illuminavano il passato di destra. Ebbene, a Di Maio dovrà evidentemente essere sfuggita (ma non è la prima volta che confonde ciò che legge.

 

raffaele marra virginia raggi raffaele marra virginia raggi

Non comprese i messaggi Whatsapp con cui veniva avvisato dell’iscrizione di Paola Muraro, allora assessore all’ambiente, nel registro degli indagati per reati ambientali. E tenne per sé la notizia per oltre un mese) la minuta ricostruzione che, il 9 settembre 2016, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e la cronista Valeria Pacelli dedicano alla figura di Raffaele Marra e a quell’incontro. Una ricostruzione, converrà Di Maio, che per la fonte giornalisticamente “cristallina” può essere considerata “autentica”, “ex cathedra”, diciamo pure.

 

Vediamo: «6 luglio (2016 ndr.). Marra chiede di parlare con Luigi Di Maio, che lo riceve nel suo ufficio alla Camera. L’ex finanziere gli porta il solito valigione di documenti con tutte le sue denunce e per un’ora e mezza gli illustra la sua esperienza nell’amministrazione regionale e capitolina. “Se non l’avrò convinta – aggiunge – ho qui pronta la lettera di dimissioni”. Poi, mostra anche a Raggi e Frongia una dichiarazione della Procura secondo cui non ha procedimenti penali in corso, diversamente da altri 7 dirigenti comunali (indagati o imputati, eppure ai loro posti senza alcuna polemica)».

 

VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA

Dunque, il vicepresidente della Camera, il 6 luglio 2016, blocca le dimissioni di Marra e ne legittima il ruolo soprattutto agli occhi di quella parte del Movimento (stretta intorno alla Lombardi) che ne chiede l’allontanamento per il suo passato di “destra”. Ma, del resto, a documentare la stima di Di Maio nei confronti di Marra, è anche una dichiarazione dello stesso vicepresidente della Camera del 1 luglio 2016 all’agenzia di stampa Ansa.

 

Si legge: «Alla richiesta di un commento sulla nomina di Raffaele Marra a vice-capo di gabinetto, Di Maio risponde: “Chi ha distrutto questa città non fa parte della nostra squadra; chi in questi anni ha dimostrato buona volontà, competenze e storia personale, all’interno della macchina amministrativa, ci venga a dare una mano. L’ho detto in tempi non sospetti, la squadra non sarà legata al M5S ma sarà composta soprattutto da persone competenti che possono realizzare il programma del M5S”».

 

Dunque e infine: vuole, può, spiegare il vicepresidente Di Maio quale ruolo politico ha avuto e ha nelle scelte politiche e amministrative della Raggi? In particolare nella scelta di quegli «amici al bar», a cominciare da Raffaele Marra, oggi scaricati come infidi sabotatori?

 

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