Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
Beppe Grillo recita la parte dell' ottimista. «Ci credono morti? Tanto meglio. In questo modo ci lasceranno un po' in pace e al prossimo giro li freghiamo ». Il fondatore del Movimento accoglie così la telefonata di chi lo informa che i 5 stelle sono fuori da tutti i capoluoghi. I vertici hanno monitorato il voto di Asti tutto il giorno, pur sapendo fin dal principio - da quel riconteggio all' ultima scheda che li aveva mandati al ballottaggio - che una vittoria sarebbe stata un miracolo.
beppe grillo davide casaleggio
Ma era quello, il capoluogo da espugnare per dimostrare che non tutto, nella campagna elettorale per le amministrative, è stato sbagliato. Per mandare un messaggio all' interno ancor più che fuori: a chi protesta per le uscite troppo a destra di Luigi Di Maio su migranti e cittadinanza, o per la comunicazione inesistente sul caso delle banche venete.
Eppure, ci si aggrappa ai ballottaggi. Le chat addormentate si rianimano nella notte. «Abbiamo Santeramo, e Fabriano, Carrara è nostra, ad Ardea siamo avanti». Roberta Lombardi segue lo spoglio di Guidonia minuto per minuto: «I ragazzi mi hanno detto che è un comune in pre-dissesto, partiamo con 26 milioni di euro di debito, non ci facciamo mancare niente. Come al solito ci lasciano le macerie, ma noi non ci facciamo spaventare».
La senatrice Paola Taverna esulta: «Otto ballottaggi su dieci ci sta, teniamo. E i due comuni vicino a Roma dimostrano che non c' è nessun effetto Raggi ». Roberto Fico dice: «Siamo contenti. È un ottimo risultato che premia la nostra coerenza e un programma di buon governo ».
La comunicazione si era preparata a un risultato peggiore. E aveva già pronto il contrattacco. Mettendo sotto accusa i media, che - dicono i 5 stelle - hanno sbattuto Virginia Raggi in prima pagina e nelle aperture di tutti i tg solo per la chiusura delle indagini, prima ancora che ci sia un rinvio a giudizio. E che sarebbero sempre più manovrati dal Pd di Matteo Renzi: «Vogliono fare fuori dalla Rai anche Massimo Giletti e solo perché nei suoi programmi ci sono argomenti un po' grillini, come quelli anticasta. O perché non ha ritirato l' invito a Di Maio nel giorno in cui doveva andare Renzi», racconta un parlamentare.
Ma anche se, alla fine, è andata meglio del previsto e - per dirla con Paola Taverna - «ha perso soprattutto il Pd», ci sono molte cose di questo voto che pesano. E una di queste è una vittoria: quella di Federico Pizzarotti a Parma. Il sindaco reietto è riuscito nell' impresa senza la forza del simbolo. Alla sua fuoriuscita si era arrivati per colpa di una faida - quella emiliana - durata anni. E sono state altrettante faide a determinare le sconfitte dolorose del primo turno, come quelle di Genova e Palermo.
Una tesi che gli ortodossi non hanno mai sposato. «I vecchi partiti hanno avuto guerre intestine ben peggiori, senza mai pagare pegno», confidava a un drappello di deputati Roberto Fico dieci giorni fa. Ma di cui sembra convinto Davide Casaleggio, che nelle ultime ore confidava: «Dove siamo compatti andiamo bene, ma in troppe città stavolta eravamo gli uni contro gli altri. C' è bisogno di fare una riflessione sui territori perché le divisioni, alla lunga, si pagano care».
beppe grilli giancarlo cancelleri
Il timore è che le lotte intestine possano avere un peso anche in Sicilia, dove i 5 stelle intendono giocarsi tutto alle prossime regionali. Il 7 luglio verrà ufficializzata la scelta di Giancarlo Cancelleri come candidato governatore. Grillo vorrebbe che l' isola fosse, come l' ultima volta, un volano per le politiche. Ma Casaleggio sa che per riuscire nell' impresa serve un gruppo meno litigioso a tutti i livelli. Ed è anche per questo che, molto presto, tornerà a Roma.