Giampaolo Pansa per la Verità
Mancano appena sette giorni al referendum sulla riforma costituzionale e la legge vieta di fare e diffondere qualunque sondaggio sulle intenzioni di voto. Tuttavia una rubrica un tantino anarchica come Il Bestiario non riesce a chiudere le orecchie per non ascoltare il fervido chiacchiericcio che si scatena davanti alla sfida all' ultimo sangue di domenica 4 dicembre. Se ne sentono di tutti i colori. Ma come sempre accade nella cronaca politica, alcune di queste chiacchiere vengono da ambienti che sembrano saperla lunga, pur non essendo legati a nessuno dei contendenti.
Che cosa dicono questi sapienti? Dicono che a sette giorni dall' apertura dei seggi elettorali il fronte del No si trova sempre in vantaggio rispetto al blocco del Sì, capeggiato dal premier Matteo Renzi. E il vantaggio sarebbe consistente: all' incirca 2 milioni di voti su una platea, il famoso mercato, di 25 milioni di italiani, una quota dei tanti che hanno il diritto di presentarsi ai seggi.
Se fosse davvero così, si profilerebbe una robusta vittoria di quanti non vogliono la riforma costituzionale decisa dal presidente del Consiglio. Il premier ne ha fatto una questione di sopravvivenza politica e personale.
Affermando più volte, sia pure con sfumature diverse, che se la sera del 4 dicembre suoneranno per lui le campane a morto, lascerà le stanze di Palazzo Chigi rinunciando al ruolo decisivo di capo del governo. Quanto alla poltrona di segretario del Partito Democratico, Renzi giudicherà in seguito quali scelte gli converrà fare.
Secondo i chiacchieroni sapienti, dunque, il vantaggio attuale del No sarebbe di 2 milioni di voti. Un muro difficile da scalfire, all' incirca come l' antico muro di Berlino o come quello che il nuovo presidente degli Stati Uniti, il sanguigno Donald Trump, vorrebbe erigere alla frontiera americana con il Messico. Può abbatterlo, il nostro Premier Bullo? È in grado di annullare questo svantaggio o ridurlo a una linea tanto sottile da trasformare una sconfitta pesante in un pareggio o addirittura in una vittoria sul filo di lana?
I sapienti qualche idea ce l' hanno. E sono disposti a rivelarla al Bestiario. Il primo passo è che nei pochi giorni che restano prima del voto, Renzi deve parlare al popolo italiano con una insistenza persino più arrembante di quella odierna.
E deve usare in modo persino abnorme il media più potente: la televisione.
Il Bestiario osserva ai sapienti: ma per il Bullo questa non sarebbe una novità.
È da settimane che sfrutta tutte le occasioni per mostrare il suo faccino da bamboccione pasciuto a qualsiasi telecamera gli capiti di incontrare. Venerdì è accorso persino a Torino per rendersi conto di che cosa stesse accadendo con le piene del Tanaro, della Bormida e di riflesso del Po.
Ma per i saggi sapienti questo non basta. Se non vuole morire soffocato da due milioni di voti, il Premier Bullo deve inventarsi un nuovo personaggio. Per esempio, il Cavaliere solitario che si batte senza farsi aiutare da nessuno contro il Drago del No. Il nuovo Robin Hood che rischia la vita per salvare l' Italia dal mostro: l' Accozzaglia che rifiuta tutte le riforme proposte da lui e intende seguitare a vivere nella palude dell' inefficienza, delle riforme non fatte, del bicameralismo paritario. Una cuccia dorata per i politici pigri, nullafacenti, sfruttatori, mangiatori a sbafo delle sontuose cibarie di chi conosce un solo me stiere: scaldare i banchi di Montecitorio e di Palazzo Madama.
Quello che Renzi non deve assolutamente fare è ricordare agli elettori di essere anche il segretario del Partito Democratico. Gli italiani stanno odiando i partiti, li considerano un insieme di cosche mafiose, una consorteria di corrotti, alla ricerca continua di tangenti e di mazzette. Il Premier Bullo finga di non avere nessun rapporto con il Pd. Anzi finga di non conoscerne neppure l' esistenza. E se qualcuno gli chiederà perché non si presenti più al Nazareno, la sede nazionale del partito, replichi sorpreso: «Il Nazareno? Non ne ho mai sentito parlare».
Insomma Renzi ha sette giorni di tempo per mobilitare a suo favore quella che è stata chiamata «la maggioranza silenziosa». A farne parte oggi sarebbero gli italiani che nessuno conosce, che non parlano nel senso che non esprimono nessuna passione politica, che rifiutano di farsi sondare e mandano a quel paese i sondaggisti con tutte le loro pretese di prevedere il futuro.
È curiosa la sorte di questa immagine. Negli anni Settanta, quando nelle piazze imperava l' estremismo rosso, questa area di cittadini silenziosi veniva considerata un' appendice della destra. A Milano, dove allora lavoravo per La Stampa, Il Giorno e infine per il Corriere della sera, aveva dei leader legati al Msi o molto vicini al partito di Giorgio Almirante. Mentre oggi la maggioranza senza voce può essere quella che salva Renzi da un bagno terribile.
È in grado di farlo? Nessuno ha una risposta certa, neppure i saggi sapienti. Ma una sorpresa può sempre accadere. Lo ha spiegato il 24 novembre, su Repubblica, un politologo che non ha mai amato Renzi: Piero Ignazi. Il suo contributo ha un titolo avvincente: «Il gioco delle sorprese sull' ultimo miglio».
Lui ne elenca sei. Il vantaggio del No è stato costante in tutti questi mesi, una circostanza che ha mobilitato la parte avversa, quella del Sì. Renzi può giovarsi della disponibilità del Pd, un partito che quasi per intero si è schierato con il Bullo.
Poi esiste il peso degli amministratori locali del centro -sud, a cominciare dai sindaci. E quanto è accaduto in Campania, sotto la sferza del governatore Vincenzo De Luca, spiega molte cose. Il fronte del No è molto eterogeneo. Quindi esiste il timore del «salto nel buio» che può convincere uno strato non indifferente di elettori che temono una vittoria del No.
La conclusione di Ignazi merita di essere citata: «Tutto può succedere. La tendenza registrata dai sondaggi può confermarsi o essere smentita. Ma di fronte alle previsioni generali di una vittoria del No, va ricordato che il Sì ha molte frecce nel suo arco».
Come chiudere questo Bestiario? Prima di tutto con una annotazione personale. Il sottoscritto voterà No, per un motivo molto semplice da spiegare. I mille giorni di Renzi a palazzo Chigi non mi sono piaciuti per niente. I lettori di questa rubrica ricordano di certo le tante critiche che ho rivolto al premier. Sino a definirlo un bullo, un ganassa che promette molto e mantiene poco, un signore che si dichiara antipatico e cattivo, io aggiungerei vendicativo.
L' Italia tribolata di questo 2016 e degli anni che verranno ha bisogno come il pane di un capo del governo molto diverso. Un signore o una signora con la testa sul collo e che non minacci la nostra democrazia parlamentare con un legge elettorale che mi fa tremare: il maledetto Italicum.
Su che cosa può contare il cittadino Giampaolo Pansa? Soltanto sulla saggezza vera di tanti cittadini come lui. Un grande leader che ha contribuito a liberare l' Europa dal nazismo e dal fascismo, l' inglese Winston Churchill, era solito dire: «La democrazia parlamentare è un pessimo sistema di governo. Ma sino a oggi non è stato inventato nulla di meglio».
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