1 – ZINGARETTI E IL M5S: PRESTO SI DIVIDERÀ, IL PD STIA PRONTO
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
NICOLA ZINGARETTI PIAZZA GRANDE
Si intitola Piazza grande , come il movimento che lo ha sostenuto alle primarie, il libro di Nicola Zingaretti, edito da Feltrinelli, che uscirà domani. È una raccolta dei suoi ultimi discorsi, con un' introduzione, invece, scritta adesso. E che dedica grande spazio ai Cinque Stelle . Secondo il segretario del Partito democratico il movimento di Luigi Di Maio e Davide Casaleggio è «privo di un vero gruppo dirigente» e, quindi, «i momenti difficili lo porteranno a un generale "rompete le righe"».
«I 5 Stelle - scrive il leader del Pd nel suo libro - sono destinati a scomporsi. I loro elettori vireranno un po' a destra, un po' verso l' astensionismo e un po' saranno costretti a rivolgere lo sguardo verso di noi». Dunque, «la crisi in corso dei 5 Stelle interroga noi e, a certe condizioni, rappresenta un' occasione».
nicola zingaretti foto di bacco
Nessuna intenzione di fare da «stampella» a Di Maio, che «va inchiodato alle sue responsabilità», precisa il segretario a scanso di equivoci e di nuove polemiche interne al partito. «La questione, più semplicemente - spiega Zingaretti - consiste nel saper interloquire con i loro elettori delusi, in libera uscita, disorientati e in cerca di nuovi punti di riferimento».
Perciò per il leader del Pd, riferendosi a quanti hanno votato per i pentastellati, dice che «occorre trovare le parole giuste, dimostrando un sincero interesse per la loro sorte e uno sforzo di comprensione delle ragioni che sono state alla base delle scelte illusorie che hanno compiuto. Occorre passare dalla propaganda autocelebrativa, che è durata troppo tempo, a una battaglia ideale e culturale». Tradotto: Renzi segretario ha sbagliato l' approccio con i grillini .
LUIGI DI MAIO SCUOLA SCUOLABUS
Ma se si vuole conquistare l' elettorato dei Cinque Stelle, o meglio riconquistare il proprio incantato dalle sirene grilline, bisogna avere determinati atteggiamenti. «Ecco perché - osserva Zingaretti - di fronte ad alcuni provvedimenti del governo, realizzati male e non collocati in una strategia di riscatto complessivo del Paese, che colgono tuttavia esigenze reali, dobbiamo saper interloquire sfidando il governo a fare meglio e proponendo contemporaneamente attorno a essi un quadro più generale di cambiamenti realistici e coraggiosi.
VIGNETTA BENNY - DI MAIO E ZINGARETTI
Per questo il reddito di cittadinanza non va deriso o contrastato con iattanza». E questa è un' altra stoccata alla linea renziana. Un' apertura di credito ai Cinque Stelle, da parte del segretario del Pd anche sul «salario minimo», le cui forme, però, sottolinea Zingaretti, vanno concordate con i sindacati. E poi uno sguardo a a chi sta a sinistra del Pd: in un' intervista a Lerner, che chiude il libro, il segretario afferma: «Se non ci fosse stata l' Unione sovietica non sarebbero state possibili le lotte dei partiti democratici e di sinistra». Un' osservazione, questa, che sicuramente non risulterà gradita ai renziani.
NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI
Quindi un accenno alla politica economica e fiscale del Pd. Per reperire risorse, scrive il presidente della Regione Lazio, «dobbiamo smontare una sorta di tabù: l' uso della leva fiscale». Cioè, «vanno drenate, anche attraverso la leva fiscale, quelle tradizionali o nuove forme di rendita finanziaria e patrimoniale che si autoalimentano e non determinano nessun effetto positivo nella comunità».
«Ho già detto - precisa subito dopo Zingaretti - che in questo momento non mi pare opportuna una "patrimoniale". Anche se autorevoli organismi internazionali ne sottolineano, per l' Italia, la necessità». «La patrimoniale - insiste il segretario del Partito democratico - non è un' idea bislacca partorita da menti estremiste. Roosevelt, per dare una concreta spinta all' economia americana e per ristabilire una coesione e una fiducia nel suo Paese devastato dalla crisi economica, impose sulle grandi ricchezze un prelievo fiscale di oltre l' 80 per cento. Ma in Italia ci sono altre strade» .
2 – ZINGARETTI STA PREDISPONENDO IL PD ALL' ALLEANZA CON L' M5S
Sergio Soave per “Italia Oggi”
Se si legge il programma elettorale del Pd per le europee si scopre che il partito di Nicola Zingaretti traduce in dimensioni europee le istanze assistenzialistiche e anti austerity che sono alla base del contestato contratto di governo tra Lega e 5 stelle. Va verso i grillini combattendoli, vantando anche il primato giustizialista, la prima richiesta di dimissioni del sottosegretario indagato viene dal Pd, che ha imposto alla presidente della giunta dell' Umbria di dimettersi per un avviso di garanzia.
LA MASCHERA DI LUIGI DI MAIO PINOCCHIO
Un' intesa di governo tra Pd e 5 stelle non viene mai esplicitata, ma la campagna «antifascista» contro il centrodestra a trazione leghista ne diventa il carburante e lo stimolo. Il problema è che in questo Parlamento, dove sulla carta ci sarebbe una maggioranza Pd-5 stelle, questo governo non si può fare perché nei due gruppi parlamentari c' è una maggioranza che non lo accetterebbe.
Dopo un nuovo passaggio elettorale, una volta «rottamati» i renziani, ci si potrebbe provare. Secondo i sondaggi il tripartito di centrodestra e il bipartito «antifascista» si equivalgono, ma il sistema elettorale che riserva un quarto degli eletti a maggioritario favorirebbe chi si presenta in coalizione, il centrodestra eventualmente ripresentato nella forma tradizionale per l' area maggioritaria, su Pd e 5 stelle che non si presenteranno mai in coalizione preelettorale.
La forza di Matteo Salvini sta nella sua condizione paradossalmente centrale se non centrista, che gli permette di coalizzarsi con i 5 stelle, come fa a palazzo Chigi o con il centrodestra come fa in quasi tutte le regioni. I 5 stelle cercano di reagire mettendo in atto una campagna «antifascista» e giustizialista che allude a un' eventuale possibilità di accordo a sinistra, ma non hanno né l' esperienza né la cultura politica delle alleanze.
L' esito delle europee non cambierà questa situazione, che sostanzialmente è di stallo. Le spinte al cambiamento verranno probabilmente dall' esterno, dalle convulsioni economiche che seguiranno alla Brexit (di cui nessuno parla più nonostante si avvicinino i termini della sua conclusione probabilmente senza accordi), dagli effetti della guerra commerciale globale, dalle richieste europee di sistemare i conti e, soprattutto, dalle razioni dei mercati a questo quadro piuttosto fosco.
luigi di maio in imbarazzo davanti ad alessandro marescotti a taranto 1
L' estate economica e finanziaria si annuncia rovente, il che richiederà interventi coraggiosi e probabilmente impopolari, difficili da assumere da parte di una coalizione «populista». Se alla instabilità finanziaria si sommerà l' instabilità politica, come purtroppo sembra probabile, si creano le condizioni per una «tempesta perfetta». Si salvi chi può.
3 – PD E M5S, PARTITI GEMELLI
Estratto dell’articolo di David Allegranti per “il Foglio”
(…) Basta dare un’occhiata al programma con cui il Pd si presenta alle europee del 2019 per vedere le differenze con la stagione precedente. Il professor Leonardo Morlino, autore insieme a Francesco Raniolo del recente saggio “Come la crisi economica cambia la democrazia. Tra insoddisfazione e protesta” (Il Mulino), ha analizzato il programma del Pd del 2019, quello del 2014 e anche il programma del M5s del 2019. I Cinque stelle e il Pd hanno molti temi in comune e, spiega Morlino al Foglio, “è in parte dovuto ai temi ora in discussione, in parte all’attenzione verso lo stesso elettorato”. Entrambi, per esempio propongono un “salario minimo europeo” (il Pd lo mette al sesto punto, il M5s al primo) e la revisione del regolamento di Dublino (i Cinque stelle vogliono la “redistribuzione obbligatoria dei migranti” anche se giova ricordare che il M5s nel 2017 ha votato contro la riforma del regolamento). “Al di là del riferimento agli stessi elettori, nel caso dei Cinque stelle c’è anche il tentativo di riaffermare la loro identità di partito con proposte anti-establishment, come il taglio delle indennità per i parlamentari europei e i commissari o volere fare le riforme al là del bilancio”.
di maio in prefettura a taranto 8
(…) “Nell’epoca dei contenuti prêt-à-porter che leader e partiti adattano a pubblici sempre più insoddisfatti, impazienti e sfuggenti, accostarsi ad un programma di partito dà l’impressione di maneggiare qualcosa di antico”, dice al Foglio la professoressa Sofia Ventura, autrice de “I leader e le loro storie. Narrazione, comunicazione politica e crisi della democrazia” (Il Mulino). Anche se, osserva Ventura, il programma, come è il caso di questo del Pd, è presentato in una forma agile e sintetica.
zingaretti suda all'assemblea pd 1
“Tuttavia, pur consapevoli che non è su questi programmi che oggi si giocano le partite elettorali e del consenso, dal programma si può trarre qualche considerazione sul modo in cui il partito si presenta agli elettori. Nel caso specifico, il ‘modo’ è quello pacato e ragionevole di un partito tutto sommato moderato, ancorato a visioni piuttosto tradizionali della sinistra, ovvero all’idea che gli interventi dall’alto, in questo caso a livello europeo, possano essere decisivi in campi come quello del mercato del lavoro e della concorrenza.
nicola zingaretti suda all'assemblea pd 1
Il che può essere anche in parte condivisibile (le regole sono sempre necessarie), se non fosse che si dimenticano troppo facilmente le forze che dovrebbero essere liberate dal basso. E dimenticandolo si diventa anche un poco velleitari. Per fare un esempio: come si può immaginare che paesi più virtuosi del nostro accettino una indennità europea di disoccupazione quando nemmeno siamo in grado di sapere quanti dei nostri disoccupati in realtà sono occupati fantasma?”.
NICOLA ZINGARETTI CON IL SIMBOLO PD EUROPEE
Ma, al di là delle proposte, l’impressione che si ricava da questo programma “è quello di un partito privo di una narrazione convincente, in particolare rispetto a quei temi imposti nell’agenda politica dai populisti. Mancano i valori che ci distinguono in quanto europei, le strategie per difenderli. I populismi illiberali li stanno mettendo in discussione, ma hanno gioco facile a sostenere che sono le élite tradizionali a tradirli, perché dal discorso ‘mainstream’ non emerge alcun identità. Ecco, in questo programma non vedo questa identità, né di un partito, né dell’Europa e degli europei. Questo è il programma di chi gioca in difesa. Mentre gli avversari stravolgono le regole del gioco”. (…=
di maio in prefettura a taranto 9