IL MARCHESE FULVIO ABBATE SULLA SCISSIONE DEL PD: “NESSUNO POTRÀ RIPORTARE VOTI E CONSENSI AD APPLAUDIRE UN ABORTO POLITICO CHE HA DATO PROVA DI AFFERMARE LE CATEGORIE BLAIRIANE DEL SUCCESSO INDIVIDUALE AL POSTO DEL LAVORO, CIOÈ IL DIRITTO ALLA QUALITÀ DELLA VITA. DI FRONTE A UNA SINISTRA CHE VUOLE FARE LA DESTRA, È MEGLIO L’ORIGINALE”

Condividi questo articolo


FULVIO ABBATE FULVIO ABBATE

Fulvio Abbate per “il Dubbio”

 

Iniziamo dai dettagli, anzi, dal Bagaglino post-comunista. L’ex inviato delle “Iene” Enrico Lucci che, in uniforme da Stalin maresciallo dell’Urss, implora Bersani di rinunciare alla scissione e, per estensione, all’opposizione interna tutta, è materiale retorico storicamente avariato. Umanamente parlando, Lucci sembra tuttavia farsi carico dell’inquietudine dell’antico militante del Pci-Pds-Ds, sorta di Vecchia Romagna del centralismo democratico che faceva appello all’unità interna al partito anche a dispetto della più suicida delle politiche.

renzi all assemblea pd 3 renzi all assemblea pd 3

 

Peccato per lui, quel genere di figura accorata esiste ormai soltanto nelle vignette di Staino, dove campeggia l’amico Molotov. Ma forse, visto il capofitto ultimo de “l’Unità” affidata da Matteo proprio al conterraneo Sergio, neppure laggiù. Alberi pizzuti di una narrazione finita. In buona sostanza, ci troviamo ormai nel paesaggio che il poeta definisce “dopostoria”, dove nessuno, pena il ridicolo, è più autorizzato a vestire i verbali della C.C.C. (leggi: Commissione centrale di controllo). 

 

gentiloni renzi orfini gentiloni renzi orfini

E poi, tecnicamente parlando, se c’è da individuare uno “Stalin”, in questa nostra storia semiseria, si tratta certamente del segretario, per la sua assenza di visione complessiva, un politico semmai preoccupato unicamente degli “affari amministrativi”, cioè perpetuare il proprio potere, anche prezzo di un’arroganza puntuta che esclude la discussione collegiale, la sintesi: l’assemblea dei giorni scorsi conclusa senza una vera replica ne è la prova del nove.

 

bersani epifani dalema bersani epifani dalema

D’altronde, come raccontano gli ex ospiti di Botteghe Oscure sopravvissuti nelle stanze nuove di via del Nazareno, Renzi e i suoi hanno provveduto a fare sistematica, spicciola, epurazione di coloro che un tempo si chiamavano “compagni” tra loro. La pura e semplice verità?

 

Chi dovesse riconoscersi nelle ragioni comunque sconocchiate della sinistra (socialdemocratica, cioè perfino con il vecchio caro Tanassi nel cuore, moderata, addirittura già “migliorista”) per Matteo Renzi e la sua evidente assenza di vera progettualità, che non sia l'occupazione del potere tra affaristi e standisti glamour pronti a offrire merci banali reificate da un nuovo “packaging” da ceto riflessivo o perfino ex berlusconiano, costui prova sincera siderale lontananza politica, come si conviene a un corpo culturalmente estraneo.

bersani bersani

 

Il minimo della constatazione oggettiva, visto che molti consensi (dunque, voti) sono trasmigrati sul pianeta Saturno dell’astensione, e sono le stesse persone mai più sfiorati dai timori da circolo Fgci di Enrico Lucci e Diego Bianchi Zoro. Nessuno potrà riportarli ad applaudire un aborto politico che ha dato prova di affermare le categorie blairiane del Successo individuale – Renzi e i suoi sodali nello specchio delle loro brame, e a seguire il sempreverde Chicco Testa a cavallo sulla riva di Chiarone - in luogo del Lavoro, cioè il diritto alla qualità della vita. Perché di fronte a una sinistra che mostri la pretesa di fare la destra, allora è assai meglio riconoscersi direttamente sull’originale: caviale nero in luogo del lompo rosso.

assemblea nazionale pd assemblea nazionale pd

 

Che dire poi dell’accoramento di Veltroni in assemblea? Non può fare altrimenti, da una parte deve rivendicare la sua creatura (il Pd), dall'altra sa che Massimo D'Alema gli ha finalmente bruciato ponti e navi alle spalle come non mai, dunque in cuor suo spera che Matteo Renzi resista politicamente, anche in questo caso per i futuri successi personali, per nuovi riscontri che gli diano la sensazione d’ancora esistere tra Dagospia e le conversazioni dei poteri capitolini correnti: la presidenza Rai o, perché no, il Quirinale come candidato di mediazione, doroteo.

 

emiliano speranza rossi emiliano speranza rossi

E se fosse vero ciò che le quinte colonne del Pd affermano? Renzi è ormai un cadavere politico, “bollito” (sic). A quel punto, con lui soccomberebbe anche Veltroni, salvo rinascere come caratterista, metti, per Paolo Virzì e Francesca Archibugi nel remake di "L’ultima neve di primavera", interpretando una suora infermiera vista di schiena.

 

Armata Brancaleone o museo delle cere, notte dei morti viventi, gabinetto del dottor Caligari o riscossa delle mummie, ciò che va imputato alla minoranza interna è di non aver saputo creare una nuova giovane classe dirigente – Speranza? Per carità! – capace di contrastare la mutazione genetica operata da  Renzi, là dove non erano riusciti i Cuperlo e i Civati, i Fassina.

gentiloni e renzi gentiloni e renzi

 

Magari rispondendo nel contempo anche ai suoi metodi spicci e al suo autoritarismo, e forse in questa incapacità dell’ultima generazione post-comunista ha pesato il riflesso del centralismo democratico, l’incapacità di ribellarsi ai padri e ai fratelli maggiori. Salvo poi ritrovarsi annullati dal “gringo” già democristiano.

 

E adesso siamo qui a dover riflettere sulle parole di chi non senza ragioni segnala che i Belfagor della minoranza - D’Alema, Bersani, Epifani, Rossi, Emiliano, e perfino Prodi, il cui bisillabo appena sussurrato porta voti al M5S - farebbero bene togliere il disturbo, e non puoi davvero nulla obiettare a chi così afferma; ma il problema della necessità di un atollo dove sia possibile far sventolare lo “straccetto rosso” del riscatto sociale e della vita da cambiare, comunque resta, perché senza simbolico non esiste il viaggio.

 

renzi all assemblea pd renzi all assemblea pd

Quanto alla narrazione renziana finora, a dispetto dei suoi protagonisti, semplificando si è preoccupata soprattutto di indicare Maria Elena Boschi come invidiabile modello femminile, come “la più bella della festa”, un po’ come Enrico Berlinguer negli anni Cinquanta fece con santa Maria Goretti, “esempio di moralità e spirito di sacrificio”(sic). Ciò che verrà, se mai verrà, dovrebbe essere altro sia dall’aureola sia dalla cura delle sopracciglia.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...

I PRIMI 90 ANNI DI CARLO DE BENEDETTI INIZIANO ALL’HOTEL PALAZZO PARIGI DI MILANO ALLE 19.30 CON UN APERITIVO E TERMINANO CON UN BRINDISI ALLE 22.30 - 100 ATTOVAGLIATI TRA CUI IL NEO 90ENNE IL PATRON EMERITO DEL POTERE BANCARIO, “ABRAMO’’ BAZOLI, ZANDA E GENTILONI (UNICI POLITICI), EZIO MAURO E GAD LERNER – DA RCS: CAIRO, DE BORTOLI, ALDO GRASSO E LILLI GRUBER (CHE HA SCODELLATO IERI SERA SU LA7 UNA PUNTATA REGISTRATA) - MOLTI HANNO NOTATO L’ASSENZA DELLA MOGLIE DI MARCO, PAOLA FERRARI, DA SEMPRE AVVERSARIA DEL SUOCERO: “E’ IL NONNO DEI MIEI FIGLI MA MI DISSOCIO DALLE PAROLE DISGUSTOSE DETTE SU GIORGIA MELONI” – E CARLETTO NON SOLO NON L’HA INVITATA MA AVREBBE SOTTOLINEATO AL FIGLIO MARCO CHE LA PRESENZA DELLA MOGLIE PAOLA NON ERA PER NULLA GRADITA….