1. USA:POMPEO,TRANSIZIONE DOLCE A SECONDA AMMINISTRAZIONE TRUMP
(ANSA) - "Ci sarà una transizione calma verso una seconda amministrazione Trump". Lo ha detto il segretario di stato Mike Pompeo, definendo "appropriate" le azioni legali di Donald Trump sui risultati elettorali.
2. TRUMP NON S' ARRENDE E IL SUO MINISTRO APRE L'INCHIESTA: «CERCATE LE FRODI»
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
L' escalation non si ferma. Donald Trump spinge anche il Dipartimento di Giustizia a intervenire nella guerriglia giudiziaria scatenata per contestare il risultato delle elezioni presidenziali.
Lunedì 9 novembre, l' Attorney General William Barr ha inviato un memorandum ai procuratori generali federali, ai responsabili di diverse divisioni del ministero e al direttore dell' Fbi, Christopher Wray. Oggetto: «Indagini sulle irregolarità post-elettorali». La direttiva di Barr segna un' altra frattura negli equilibri istituzionali. Il Dipartimento di Stato dovrebbe essere il garante indipendente della legalità nel Paese. Barr, invece, chiede ai procuratori federali e perfino all' Fbi di inserirsi in un contenzioso al momento frammentato nei singoli Stati, se non in alcuni collegi specifici.
La lettera del ministro ha provocato le dimissioni immediate di Richard Pilger, direttore della sezione che supervisiona le inchieste sulle frodi elettorali. La manovra parte dalla Casa Bianca e passa per il Congresso. Lunedì pomeriggio Barr ha incontrato Mitch McConnell, leader dei senatori repubblicani. Il risultato è un testo acrobatico che prova ad assecondare le pressioni di Trump e, nello stesso tempo, a salvare la credibilità del Dipartimento e dell' intero sistema legale.
Nella prima parte Barr si dilunga in un' analisi della normativa, ricavando uno spazio di azione anche per l' Attorney General, «una volta concluso il processo elettorale». Nel concreto: gli uffici federali e gli agenti del Federal bureau «sono autorizzati a verificare le accuse sostanziali di irregolarità nel voto e nella registrazione dei risultati». Parole generiche che, in teoria, potrebbero innescare verifiche a tappeto, con la conseguente paralisi delle procedure finali di certificazione delle schede.
Ma nella seconda parte Barr frena, e qui probabilmente si avverte l' influenza di McConnell: «Queste indagini e revisioni dovranno essere condotte solo nei casi di accuse chiare e apparentemente credibili che, se dovessero rivelarsi fondate, avrebbero un impatto potenziale sul risultato finale... È assolutamente imperativo che i funzionari del Dipartimento esercitino un' appropriata cautela e mantengano l' impegno per la correttezza, la neutralità e la non faziosità... Le accuse speciose, le congetture, le rivendicazioni bizzarre o implausibili non potranno costituire la base per avviare le nostre indagini». I democratici hanno reagito con durezza. Ma vedremo quale sarà il suo effetto pratico, visto che al momento il team legale di Trump, con Rudy Giuliani in prima fila, non ha prodotto le prove di frodi sistematiche e capillari.
Barr, 70 anni, ancora una volta ha forzato il suo ruolo, pur di far da sponda alle rivendicazioni di Trump. Non è il solo. Ieri il Segretario di Stato, Mike Pompeo, ha dichiarato: «Ci sarà una transizione senza problemi verso una seconda amministrazione Trump».
3. SEGUIRE DONALD O SCARICARLO? ORA SI DIVIDE LA FEDELISSIMA FOX
Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
Quattro giorni fa Kathryn - la moglie di James Murdoch, il figlio di Rupert che, dopo aver guidato il gruppo insieme al padre per poi restare solo come direttore, a luglio si è, infine, dimesso da tutte le cariche in dissenso con la sua linea politica - ha fatto notizia con un tweet nel quale condivideva gli inviti alla Fox a riferire del risultato del voto in modo obiettivo senza sposare le generiche accuse di frode formulate da Trump. Meno notato, un suo messaggio diffuso nell' Election Day: «Come racconterete, un giorno, ai vostri figli la parte che avete avuto in questa storia?».
Nella saga dei Murdoch, la famiglia alla quale è ispirato il serial televisivo Succession , James è ormai fuori, sostituito dal fratello, il primogenito Lachlan, rientrato nel gruppo dopo una lunga parentesi. Come il padre, Lachlan pensa alle news in termini di business: più sensibile all' occupazione degli spazi di mercato che al profilo etico dell' informazione. Dietro le quinte il patriarca, l' 89enne Rupert, un vecchio conservatore, continua ad appoggiare Trump ma fiuta il vento.
Queste articolazioni nella proprietà familiare e l' obiettiva situazione di stress informativo prodotto dalle enormi pressioni di Trump che nega la vittoria elettorale di Biden, hanno creato una profonda frattura nella macchina informativa della Fox, vero motore del cambiamento dell' anima conservatrice dell' America nell' era di The Donald: una macchina che, al di là delle apparenze, monolitica non è mai stata.
Da giorni si è allargata la distanza tra due fronti: da un lato molti giornalisti e conduttori delle news quotidiane, da Chris Wallace a Bret Baier, da Sandra Smith a Neil Cavuto, che non criminalizzano Biden, incalzano i personaggi di destra che parlano di elezioni truccate chiedendo loro prove circostanziate e trasmettono interviste a magistrati repubblicani come Andrew McCarthy secondo i quali «anche se fosse provata qualche frode, è dura rimettere in discussione elezioni perse per decine di migliaia di voti».
tucker carlson contro lauren duca
Dall' altro i fedelissimi del presidente, radunati attorno ai tre conduttori politici del prime time serale - Carlson Tucker, Sean Hannity e Laura Ingraham - che hanno, invece, continuato a sostenere la linea Trump, anche se Ingraham ha detto che i repubblicani non hanno nulla da rimproverarsi, avendo combattuto battaglie giuste: un' ammissione che le presidenziali sono perse (con tanto di invito a Trump a farsi da parte, pur continuando la sua battaglia politica), mentre gli altri due sostengono che combattere a oltranza per far restare il presidente alla Casa Bianca è un dovere.
L' altra sera il caso più clamoroso: il conduttore pomeridiano Neil Cavuto ha interrotto un collegamento diretto con la sala stampa della Casa Bianca mentre la portavoce di Trump, Kayleigh McEnany, stava accusando i democratici di aver rubato le elezioni: «Sta dicendo cose esplosive, accusa gli avversari di brogli. A meno che non abbia elementi concreti per sostenere una simile tesi, non possono continuare a trasmettere questa roba».
Un comportamento simile a quello precedentemente rimproverato dalla stessa Fox a Twitter e Facebook quando le reti sociali hanno cominciato a segnalare, o addirittura cancellare, i post di Trump contenenti accuse palesemente false. Tre ore dopo la replica è arrivata da un' altra star della rete: Carlson Tucker ha stigmatizzato il comportamento del collega perché «in democrazia non puoi ignorare le domande oneste dei cittadini: non puoi tagliare quello che non ti piace.
Qui la gente non crede più alle elezioni e questo mette la democrazia in pericolo». Vero, solo che Cavuto non ha bloccato «domande della gente» ma affermazioni infondate della Casa Bianca. Se non verranno supportate da fatti, sono queste affermazioni (infondate fino a prova contraria e amplificate proprio da Carlson) a demolire la fiducia nella democrazia.
E Rupert? Quando Trump si è infuriato perché la Fox ha assegnato prematuramente l' Arizona a Biden, ha difeso la rete. Ora tace: sa che sono proprio i controversi Carlson e Hannity a trascinare i suoi ascolti.