UE:COLLE,POSIZIONE ITALIA ORA PATRIMONIO COMUNE
(ANSA) - Nella riunione di oggi tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il governo in vista del Consiglio Ue è emersa, pur nella consapevolezza delle difficoltà residue del negoziato, la soddisfazione perché le iniziali posizioni dell'Italia sugli aiuti ai singoli Paesi sono oggi patrimonio comune in Europa. Lo si è appreso al Qurinale al termine dell'incontro.
COLLE-GOVERNO,RISPOSTE RAPIDE SU USO FONDI UE
(ANSA) - C'è la necessità di dare risposte concrete e in tempi rapidi all'impiego dei fondi europei per la ripresa economica dopo l'emergenza sanitaria.E' quanto è emerso al termine dell'incontro tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il governo in vista del Consiglio Ue. La riunione odierna è stata dedicata al negoziato in corso - che proseguirà venerdì in teleconferenza- sulla proposta Recovery (Next Generation Eu) e Quadro finanziario Pluriennale 21-27. Durante l'incontro si è accennato agli altri due punti all'odg di venerdì: trattati di Minsk e trattative con Uk dopo la Brexit.
MES, IL PD AVVERTE I 5 STELLE: NON POSSIAMO FARNE A MENO
Fabio Martini per ''la Stampa''
Alle 9,15 l'istantanea è chiara, ma la può cogliere soltanto chi è presente nell'aula di Montecitorio a quell'ora: il presidente del Consiglio sta esponendo la sua informativa sul prossimo Consiglio europeo davanti a 30 deputati Pd (su 90), quelli della Lega sono 55 su 125, mentre dei Cinque stelle sono in aula solamente 54 onorevoli su 202, pari al 26 per cento dell'intero gruppo. Un assenteismo pronunciato al limite della disaffezione. Certo, tutti sapevano che quella di Conte sarebbe stata un'informativa «depotenziata», privata del voto finale perché il governo non ha voluto correre il rischio di ritrovarsi con una maggioranza anomala, comprendente Forza Italia e priva di qualche dissidente pentastellato.
GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN
E così, se i discorsi del presidente del Consiglio alla Camera e al Senato e quelli degli oppositori alla fine sono risultati di routine, la vera notizia viene dall'interno della maggioranza: per il Pd è intervenuto un personaggio di peso come Piero Fassino che a un certo punto ha scartato: «Io non voglio eludere il nodo del Mes. Dire che è inutile o che se ne può fare a meno mi pare francamente una caricatura!
Ma non è la verità». L'idea che del Mes si possa fare a meno è concetto espresso da tutti i big dei Cinque stelle ma anche dal presidente del Consiglio e anche se Fassino non allude a Conte, il suo affondo contro gli alleati di governo è forte e trae origine da un non-detto: a differenza di quanto si fa trapelare, dentro la maggioranza non è stato trovato un accordo su come disinnescare la mina del Mes, la linea di credito messa a disposizione da Bruxelles e dedicata alla spesa sanitaria senza condizioni per circa 37 miliardi di euro. Ma l'affondo di Fassino, a nome di tutto il Pd, trae origine da almeno tre motivi sempre più pressanti e sui quali il partito di Zingaretti ha deciso di rompere gli indugi. Il primo: acquisire i 37 miliardi del Mes consentirebbe al governo di stornare su altri capitoli i fondi già impegnati per la sanità nel recente decreto Rilancio.
Al comparto sanitario sono previsti investimenti per 3,25 miliardi, che si aggiungono agli 1,4 previsti dal decreto Cura Italia. La seconda è sotto traccia: tutte le Regioni, anche quelle a guida di centro-destra stanno premendo per il sì al Mes e al Pd non dispiace trainare questo fronte bipartisan. Terza ragione: i fondi del Recovery Fund saranno disponibili non prima di gennaio-febbraio 2021 e dunque i prestiti del Mes avrebbero una funzione-ponte. La discussione alla Camera e al Senato ha in parte ignorato l'informativa di Conte, che aveva premesso: «In queste settimane sono in gioco la reputazione, un miglior futuro dell'Europa.
È il momento di agire con spirito di piena coesione anche sul piano nazionale perché la sfida non rechi all'Italia il doppio danno di vederla perdere la sfida europea e quella di riformare alcune criticità». I parlamentari di Fratelli d'Italia (seguiti solo successivamente dai leghisti) sono rimasti fuori dall'aula e la deputata Wanda Ferro ha spiegato che si protestava contro la trasformazione della Comunicazione di Conte in semplice informativa (dunque senza voto finale) e ha condito con insolita ironia il suo j' accuse: «Il fastidio di Conte per la dialettica parlamentare è testimoniato dal fatto che, mentre si sottrae al confronto in aula, dall'altro organizza gli Stati generali di Villa Pamphili.
giuseppe conte roberto gualtieri 12
Da proclamarsi avvocato del popolo a sentirsi monarca assoluto è un attimo. Ma quando il re di Francia riuniva gli Stati generali, raramente il popolo aveva da attendersi qualcosa di buono». Non è andata bene a Matteo Salvini, incorso in un lapsus: «I porti aperti hanno salvato vite, i porti chiusi condanno a morte migliaia di persone». Un piccolo infortunio salutato con un applauso dall'opposizione. I parlamentari di Forza Italia sono rimasti in aula, lanciando diversi messaggi di pace al presidente del Consiglio. Che per ora nicchia.