Amedeo La Mattina per “la Stampa”
E se le prossime elezioni fossero vinte dal centrodestra, a dispetto delle previsioni che restringono la corsa a Pd e 5 Stelle? Gli ultimi sondaggi danno la coalizione Fi-Lega-Fdi in crescita, non solo quelli commissionati da Berlusconi. E allora lo stesso Berlusconi, Salvini e Meloni cominciano a farsi due conti. Certo, le distanze programmatiche sembrano abissali su tanti temi, soprattutto sull' euro, l' Europa e la Merkel.
BERLUSCONI SALVINI MELONI BY BENNY
Sovranisti-lepeniani-trumpisti d'Italia contro i moderati forzisti iscritti al Ppe. Poi c' è tutta la questione della candidatura a premier su cui punta il capo del Carroccio e delle primarie che il Cavaliere non vuole fare. Infine Salvini e Meloni vogliono le elezioni il prima possibile. Fi considera le urne a giugno come la peste: aspetta la sentenza della Corte di Strasburgo che dovrebbe riconoscere al suo leader l' onore politico perduto e consentirgli di ricandidarsi. Ma questi impedimenti all'unità scomparirebbero magicamente se ci fosse la possibilità di tornare al governo.
E i sondaggi, per quanto prematuri e a volte fallaci, stanno cominciando a fare il miracolo. Anche perché questi dati non tengono conto degli effetti della campagna elettorale. Berlusconi, per esempio, è convinto di poter portare il suo partito attorno al 20%, soprattutto se avesse la possibilità di candidarsi ed essere in prima fila nella battaglia.
salvini (d), con silvio berlusconi e giorgia meloni sul palco allestito in piazza maggiore a bologna 77
Tra l'altro, spiegano i berlusconiani e una parte della Lega, per evitare guerre intestine non sarebbe nemmeno necessario individuare un candidato premier. Con una legge proporzionale che si va profilando, non sarebbe necessario sceglierlo prima: ci penserebbero gli elettori nelle urne. Il partito della coalizione che prende più voti avrebbe il diritto di scegliere il nome. Berlusconi però non ha fretta di andare a votare prima di ritrovare la nuova verginità politica grazie alla Corte di Strasburgo.
E addirittura fa dire ai suoi colonnelli che il governo Gentiloni ha molte cose da fare, come se fosse il suo governo. Paradossalmente dovrà però fare i conti con Renzi che vuole votare a giugno. E se proprio giugno dovrà essere, allora occorrerà serrare i ranghi del centrodestra, dimenticare le polemiche, far finta che tutto vada bene perché quel 40% che fa scattare il premio di maggioranza potrebbe essere raggiungibile. I più realisti non ci credono.
Neanche il Cavaliere ci crede, ma considera sicuro che una coalizione di centrodestra possa totalizzare più voti dei 5 Stelle e giocarsela pure con una coalizione costruita attorno al Pd. E poi, ragiona Berlusconi, non è mica detto che Renzi arrivi alle urne con tutte le truppe al seguito. Anzi, il vento di scissione fa prevedere una lista a sinistra del Pd che provocherebbe un' emorragia superiore al 5% (i sondaggi ottimisti parlano del 10%), difficilmente recuperabile con Alfano e un'eventuale alleanza con Pisapia, che difficilmente potrebbero far finta di niente se nascesse una lista scissionista a sinistra.
Se poi il 40% per il premio di maggioranza dovesse diventare più basso, ancora meglio. Dentro la Lega c' è chi immagina di proporre una soglia del 35%. Dentro Fi questa ipotesi non dispiace. Nel Pd la considerano interessante ma non praticabile. Il renziano Dario Parrini, esperto di sistemi elettorali, sostiene che si tratta di «una proposta che non tiene conto delle divisioni che ci sono in Parlamento. Non è neanche scontato che si riesca a rendere omogeneo il sistema elettorale della Camera con quello del Senato».
Gli accampamenti del centrodestra potrebbero improvvisamente unire le armi in vista del potere e dei ministeri. E nel Pd questo pericolo di trovarsi divisi e aprire autostrade ad altri è presente. Un pericolo che crescerebbe se la destra dovessero trovare un uomo che mette d' accordo tutti, spendibile e giovane. In certi ambienti Pd sta girando la voce che potrebbe essere Luca Zaia il candidato premier del centrodestra. Il governatore veneto ha smentito e Salvini non intende cedere il passo. Come potrebbe Zaia correre per Palazzo Chigi mentre è impegnato a promuovere il referendum per l' autonomia del Veneto?