Dino Martirano per il Corriere della Sera
intervento di augusto minzolini
«Abbiamo salvato il Senato e ora voi salvate il soldato Minzolini dai magistrati che si schierano in politica e poi tornano a indossare la toga: sono vittima di una vicenda kafkiana. Una galleria degli orrori giudiziari». È raggiante l' ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini: dopo aver evitato di «bere la Cicuta», ritira il suo impeccabile paltò di cachemire di alta sartoria.
Ha appena stretto mani, ricevuto baci, sopportato affettuose «grattate di capo», preso pacche da amici, avversari e dipendenti del Senato. E la guardarobiera di palazzo Madama, la signora Maria, sintetizza il senso non banale di questa giornata in cui «la politica si è presa la rivincita sulla magistratura e sulla legge Severino» che imporrebbe ai condannati oltre i 2 anni di «decadere» anche se sono eletti Parlamento: «Senatore, sono contenta, mi sarebbe dispiaciuto vederla andare via...». Come Berlusconi.
E Minzolini , che a Berlusconi deve una poltrona da direttore del Tg1 e il seggio senatoriale, sorride, si infila il cappotto e ringrazia per il voto amico pure il già tesoriere dei Ds Ugo Sposetti (che si tiene a debita distanza perché fiuta l' odore dei giornalisti). Poi, con qualche sofferenza, l' ex direttore risponde: «Penso lo stesso di mandare (a Grasso, ndr ) la lettera di dimissioni da senatore». In soccorso, si fa per dire, arriva Ciro Falanga (verdiniano) che come missione di vita ha quella di attaccare i magistrati: «Augusto, lo sai come vanno le cose; le dimissioni, poi, andrebbero votate dall' Aula e io non lo farò mai...».
Ai bordi del Salone Garibaldi arrivano in molti ad omaggiare il «soldato Minzolini». Si fa vedere pure Massimo Mucchetti (Pd) che gli stringe la mano e perfino alcuni «scissionisti», da Miguel Gotor a Paolo Corsini, non disprezzano le ragioni della sua autodifesa.
Insiste infatti Minzolini: «Nella Corte d' appello che ha capovolto la sentenza di assoluzione di primo grado c' era un giudice che era stato in politica per 20 anni, si chiama Giannicola Sinisi, e ha fatto il sottosegretario all' Interno del ministro Napolitano nel primo governo Prodi. Questo è il giudice che mi ha condannato, capovolgendo una assoluzione, e che ha aumentato di sei mesi la pena richiesta, facendomi in questo modo incorrere nella legge Severino».
Minzolini non è un ingenuo. Ma fa un po' la figura dello sprovveduto quando replica a chi gli dice che, allora, avrebbe fatto bene a ricusarlo quel giudice: «Non lo sapevo, non sono un frequentatore abituale di aule di tribunale...». Ma da ex cronista parlamentare mostra una memoria da elefante: «L' ex senatore Lucio Toth, tornato in magistratura, si astenne dal processo di Arnaldo Forlani, suo ex segretario di partito».
Berlusconi e Di Pietro in Parlamento
Poi non risparmia neanche il magistrato Stefano Mogini, «già capo di gabinetto del Guardasigilli del governo Prodi, relatore del mio processo in Cassazione...». Ecco, se pensa agli ex magistrati passati alla politica, «Minzo», come lo chiamano in Transatlantico, salva Luciano Violante (con il quale ebbe pure un bel match nel '94 sui lavori dell' Antimafia): «Lui non avrebbe mai indossato di nuovo la toga per giudicare Andreotti». E salva pure Di Pietro «che non avrebbe mai reindossato la toga per condannare Berlusconi».
MICHELE EMILIANO E MATTEO RENZI
Ai grillini, che lo vorrebbero sulla graticola, manda a dire: «Pensate se la senatrice Finocchiaro tornasse in magistratura e si trovasse a dover giudicare Di Maio, lo trovereste giusto? E cosa direbbero nel Pd se l' ex procuratore Emiliano ritornasse al vecchio mestiere per giudicare in tribunale Renzi? Mi viene quasi da ridere». Questo, «Minzo» lo ripete a Silvio Berlusconi in una cordiale telefonata. Prima, però, risponde all' ultima domanda: «La fai l' intervista al Tg1 ?». E lui: «Mica sono masochista...».