MISS MELONI GOES TO WASHINGTON - DALLA CALABRIA A TRUMP, GIORGIA INTENDE SCALARE IL CENTRODESTRA, FACENDO QUELLO CHE SALVINI NON RIESCE A FARE: ACCREDITARSI CON CANCELLERIE STRANIERE E TESTATE INTERNAZIONALI (CON UN BUON INGLESE - VIDEO) MENTRE CONSOLIDA I CONSENSI AL SUD - IL SUO INTERVENTO ALLA ''COLAZIONE DI PREGHIERA'' IN AMERICA...

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MELONI, DALLA CALABRIA A TRUMP LA TELA PER SCALARE IL CENTRODESTRA

Paola Di Caro per il “Corriere della Sera

 

giorgia meloni a washington national prayer breakfast giorgia meloni a washington national prayer breakfast

È volata a Washington, invitata da membri del Congresso, per partecipare alla tradizionale due giorni del National Prayer Breakfast , appuntamento tra il politico e lo spirituale rigorosamente a porte chiuse che terminerà oggi col discorso di Donald Trump. E ne approfitterà Giorgia Meloni per tessere la tela di rapporti internazionali sempre più fitti, nel momento in cui la sua stella comincia a brillare anche in Europa e negli Usa.

 

Accompagnata da paginate di giornali che negli ultimi giorni le hanno dedicato ritratti e focus - da Bloomberg Europa a El Mundo , da Le Monde a El Pais , con titoli che spaziano da «Giorgia Meloni, figura del postfascismo italiano» a «La regina dell' Ultradestra italiana» - la leader di Fratelli d' Italia si tuffa orgogliosa in una dimensione di politica estera finora sconosciuta al suo partito: «Partecipo a una manifestazione organizzata dal Congresso americano in modo traversale - spiega all' Avvenire -. Il fatto che invitino me lo considero importante, per l' Italia e per tutto il centrodestra. Non si tratta di entrare nei salotti buoni. È il segno che abbiamo lavorato bene e siamo ritenuti in grado di assumere responsabilità di governo».

giorgia meloni a washington national prayer breakfast giorgia meloni a washington national prayer breakfast

 

È anche il segno che i voti contano, e attirano l' attenzione. E FdI, che ha sfondato quota 10% - alle Regionali in Calabria e nei sondaggi-, non vuole fermarsi. Successo imprevedibile due anni fa, quando alle Politiche il partito ottenne solo un onorevole 4,4% che, secondo gran parte degli osservatori, sarebbe durato poco. La scelta di Matteo Salvini infatti di formare un governo col M5S sembrava dover avere come conseguenza la cancellazione di FdI, da inglobare in una grande Lega sovranista e pigliatutto.

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

Ma Meloni ha resistito: «È stata la mia più grande sfida - ha raccontato -. Sapevo che non saremmo stati travolti ma anzi premiati per la coerenza e la linearità delle nostre scelte». E sapeva che la prova del nove stava in due punti percentuali: «La cosa più difficile non era arrivare al 10%, ma passare in quei mesi duri dal 4 al 6%. Se ci fossimo riusciti, il resto sarebbe venuto da sé, perché gli elettori ci avrebbero visto come un partito essenziale e non aggiuntivo, da premiare con il "voto utile"». Detto, fatto. Alle Europee del 2019, FdI arriva al 6,7%. E la crescita, da allora, si fa esponenziale, se è vero che gli ultimi sondaggi attribuiscono a FdI un 12%.

 

Numeri che hanno fatto crescere la visibilità e la stessa immagine di Giorgia Meloni, come lei per osmosi ha fatto decollare FdI.

Lei che, racconta il presidente dell' Assemblea nazionale del partito, Ignazio La Russa, «ha chiaro il prossimo obiettivo: portare FdI oltre quel 15% che fu il risultato più alto mai raggiunto da An».

giorgia meloni ospite di mario giordano fuori dal coro giorgia meloni ospite di mario giordano fuori dal coro

 

Già, ma come? Le strade sono due, una legata alla forza personale della leader. L' altra al lavorìo sul territorio nel quale si impegna lo stesso la Russa. Fin dall' inizio l' ambizione di FdI era chiamare a raccolta tutte le anime della diaspora della destra, e assieme aprire le porte a nuovi mondi: missione che sta per essere compiuta, se è vero che da Storace ad Alemanno, dai fedelissimi finiani Menia ad Augello, il vecchio partito è pressoché ricomposto.

 

Ma la conquista di posizioni va oltre, perché l' obiettivo è riportare a casa anche quella classe dirigente sul territorio ex Msi o ex An, potente e catalizzatrice di consenso, che era passata nel tempo con FI e con la Lega.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Con un fine chiaro: in un caso, relegare gli azzurri a terza forza della coalizione, nell' altro impedire la crescita della Lega al Sud e impedire il dominio assoluto a Nord. A questo fine è servita prima di tutto l' alleanza organica con Raffaele Fitto, che la Meloni insiste per candidare presidente in Puglia. A questo servono le porte aperte a dirigenti locali che stanno «accorrendo, come mai era accaduto in passato» dice Giovanni Donzelli, responsabile Enti locali, soprattutto da liste civiche di centrodestra, che oggi vanno a formare addirittura gruppi consiliari di FdI dove prima non c' erano (come a Vicenza e a Milano).

 

GIORGIA MELONI CON LA MAGLIETTA IO SONO GIORGIA GIORGIA MELONI CON LA MAGLIETTA IO SONO GIORGIA

Ma è da FI che l' affluenza è maggiore: clamorosi (e dolorosi) i casi del Veneto, dove il potente Massimo Giorgetti ed Elisabetta Gardini hanno salutato Berlusconi per la Meloni, o quello dell' Emilia-Romagna, con il passaggio di Galeazzo Bignami, costato carissimo agli azzurri e prezioso per FdI. E in Calabria, raccontano, «abbiamo dovuto chiudere le porte, troppi bussavano...».

 

Silvio Berlusconi lo sa e proprio ieri - mentre FI in Campania confermava la candidatura di Stefano Caldoro - ha annunciato che sarà in campo in un «Tour della libertà» in tutte le regioni che andranno al voto in primavera: «Siamo al 7-8%, dobbiamo crescere».

giuseppe conte con giorgia meloni atreju 2019 2 giuseppe conte con giorgia meloni atreju 2019 2

La corsa è aperta. Senza esclusione di colpi.

 

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