Franco Marcoaldi per la Repubblica
C' è una controprova fattuale per misurare l' interesse di un libro: il numero di frasi sottolineate. Nel caso di ‘’Stati nervosi. Come l' emotività ha conquistato il mondo’’ di William Davies (Einaudi), mi accorgo di avere letteralmente crivellato l' intero saggio. A pagina 340, ad esempio, è un fiorire ininterrotto di stelline e freccette.
Frase dopo frase: «È possibile considerare i fatti validi e gli esperti fidati», scrive Davies, «ma se si vive il crollo della propria comunità e del senso della propria vita, l' autoritarismo e il nazionalismo diventano più attraenti dal punto di vista etico e politico». Per aggiungere poi: «Quando un intero sistema politico ed economico appare marcio, un bugiardo palese può dare voce a una verità nascosta».
Come potete intuire da queste poche righe, la prima virtù del brillante studioso inglese è conservare sempre un doppio sguardo: perché la realtà è doppia (nel migliore dei casi) ed è bene non dimenticarlo mai, se vogliamo fare qualche passo avanti nella comprensione delle cose, senza cadere nell' inane riflesso pavloviano di un cliché da contrapporre a un altro di segno contrario.
POPULISMO - SALVINI LE PEN . PETRY
Nel caso specifico: Davies è orripilato dai nazionalismi e populismi dilaganti, ma non per questo fa sconti alla cecità delle élite tecnocratiche che hanno a lungo governato il mondo. Capisce che lo stato di emotività nevrotica, o addirittura psicotica in cui siamo immersi, è foriero di tragedie, ma non si fa illusioni sui possibili successi di un mero ritorno alla pura fattualità scientifica.
grillo la benzina e il populismo L HSPaIH
Assumendo Thomas Hobbes come deus ex machina dell' organizzazione politica moderna, Davies si chiede se oggi quel combinato disposto di paura sociale e delega totale al sovrano, al fine di evitare massacri e garantire la pace, possa ancora funzionare. E manifesta tutte le sue perplessità.
A partire da una distinzione tra pace e guerra che si fa sempre più labile. Viviamo infatti in uno stato di "quasi guerra" permanente e allora tanto vale utilizzare tutto ciò a nostro vantaggio. Le sorti del pianeta si giocano sul fronte climatico, dunque è lì che bisogna "contrattaccare". Con le forze dello Stato, della democrazia, della scienza, della legge. Facendo in modo che prevalgano finalmente i tratti positivi dell' emotività sociale e non più quelli distruttivi. Quello di Davies è senz' altro un contributo rilevante. Ma quali uomini politici, oggi, sono davvero interessati a raccogliere le sue suggestioni?