NOMINE DEL PIFFERO – IL PREMIER CAZZONE COMINCIA A PENTIRSI DI AVER SMOSSO MARI E MONTI PER MANDARE LA MOSCERINI A BRUXELLES – L’ITALIA CONTINUA A NON CONTARE UN TUBO E LADY PESC SI FA I FATTI SUOI

Con alcuni ministri, Matteo Renzi si è lamentato dello scarso impegno della Mogherini a favore dell’Italia, quanto mai bisognosa di sponde con la Commissione Juncker. Ultimo episodio, un incontro a Parigi tra i ministri degli esteri di Francia, Germania e Inghilterra, in cui si è parlato di Siria e Libia. C’era la Mogherini, ma Gentiloni non era stato invitato…

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Paolo Valentino per il “Corriere della Sera

 

renzi mogherini gelato renzi mogherini gelato

A un anno dalla nomina ad Alto rappresentante della Politica estera e di sicurezza della Ue, una strana «sindrome di Bruxelles» sembra increspare i rapporti tra Federica Mogherini e il suo grande elettore, Matteo Renzi. E se è esagerato parlare di glaciale freddezza, alcuni segnali e diverse fonti confermano che la temperatura delle relazioni tra il presidente del Consiglio e l’unica italiana nei vertici europei si è abbassata. 


L’episodio che l’ha provocata è in parte conosciuto. Una settimana fa, su invito del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, i capi delle diplomazie tedesca e britannica si sono ritrovati a cena a Parigi per discutere dell’attualità internazionale. Il quarto commensale era proprio Mogherini. L’Italia è stata esclusa, in apparenza perché si trattava del gruppo che ha preso parte ai negoziati sul nucleare iraniano. In realtà i temi centrali previsti da Fabius per il colloquio erano Siria e Libia, cioè due crisi dove il nostro Paese è da sempre fortemente impegnato. Basta ricordare il ruolo avuto nel 2013 nello smantellamento dell’arsenale chimico di Bashar Assad o la funzione di primo piano svolta oggi nello sforzo di soluzione della crisi libica. 

renzi mogherini renzi mogherini


Sia la Farnesina che Palazzo Chigi non hanno nascosto la propria arrabbiatura. Renzi avrebbe telefonato personalmente a Mogherini per manifestargliela, anche se la circostanza viene negata negli ambienti dell’Alto rappresentante. Di certo l’ha espressa con alcuni membri del gabinetto in Consiglio dei ministri venerdì scorso. La contestazione principale è che, accettando l’invito, Mogherini abbia avallato l’ennesimo formato che tende a lasciarci fuori su due dossier per noi cruciali. E ciò proprio nel momento in cui l’Italia comincia a cogliere i frutti di un’offensiva diplomatica, tesa a rompere la tacita conventio ad excludendum , che troppo spesso i «soliti noti» mettono in pratica nei nostri confronti. 

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Può essere plausibile l’argomento che l’Alto rappresentante non poteva rifiutarsi di partecipare, essendo il formato lo stesso della trattativa sull’Iran, negoziato dal quale l’Italia nel 2003 si autoescluse grazie alla miopia del governo dell’epoca. Ma è un fatto che le intenzioni del Quai d’Orsay fossero palesi: come da comunicato apparso sul sito del ministero degli Esteri francese, la cena era dedicata solo a Siria e Libia. Dell’Iran nessuna traccia. 


Del tema, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha parlato in un faccia a faccia chiarificatore con Mogherini in margine ai lavori dell’Onu a New York, dove peraltro i passi dell’Alto rappresentante e quelli di Matteo Renzi non si sono incrociati neppure per caso.

 

Paolo Gentiloni Paolo Gentiloni

Secondo fonti comunitarie, l’insoddisfazione di Matteo Renzi ha anche altre ragioni. Il premier lamenterebbe anche di non trovare sempre sponde efficaci a Bruxelles nelle battaglie che il nostro governo ha in corso con la Commissione, di cui Mogherini è vice-presidente e unico membro italiano. 

LAURENT FABIUS LAURENT FABIUS


La frizione riconduce a una contraddizione implicita nella posizione di ogni rappresentante nazionale alla Ue e di quella di Federica Mogherini in particolare, la «sindrome di Bruxelles» appunto. «Ogni capo di governo — spiega un esperto di cose comunitarie che ha trascorso molti anni nella capitale belga — si aspetta che il commissario del suo Paese sia pronto ad appoggiarne le richieste e a rispondere alle sue sollecitazioni. Cosa non facile né scontata, perché scorretta sul piano istituzionale. La contraddizione sta nel fatto che chi cede alle sirene, spesso interessate, della purezza europeista e prova a prendere le distanze dal proprio governo, rischia di indebolirsi. Mentre paradossalmente i commissari più forti e influenti finiscono per essere proprio quelli che vengono percepiti come più allineati con il loro governo e possono parlare a suo nome».

 

FEDERICA MOGHERINI AL MARE A CAPALBIO FEDERICA MOGHERINI AL MARE A CAPALBIO

Quelli tedeschi per esempio sono famosi per difendere con i denti gli interessi del sistema Germania: fu Günter Verheugen, all’Industria fino al 2010, a battersi con successo per norme meno stringenti sulle emissioni di CO2 sulle auto di grossa cilindrata, uno dei tanti antefatti dello scandalo Volkswagen. 


Nel caso di Mogherini poi c’è un’altra torsione. «Matteo Renzi — spiega la nostra fonte — ha speso molto capitale politico per imporla a dei partner fino all’ultimo scettici sul suo nome, con una battaglia visibile e controversa. Ma proprio per questo, l’Alto rappresentante ha dovuto faticare più di altri per togliersi di dosso l’impressione di essere percepita come troppo italiana. C’è riuscita. Ma al prezzo di una certa delusione da parte di Renzi».

FEDERICA MOGHERINI AL MARE A CAPALBIO FEDERICA MOGHERINI AL MARE A CAPALBIO

 

Lo scenario è in parte déjà vu : nessuno dimentica le polemiche tra Mario Monti e Romano Prodi, quando l’allora commissario italiano alla concorrenza, profeta del monetarismo, bollava come insufficiente la manovra del premier dell’Ulivo, il quale rispondeva piccato e accusava l’altro di «stare sulla Luna». Ma Monti era stato nominato da un altro governo, mentre Mogherini viene dalle file dell’attuale, quindi l’aspettativa appare comprensibile.

festa dell'unità bologna federica mogherini matteo renzi pedro sanchez manuel valls Diederik Samson e Achim Post festa dell'unità bologna federica mogherini matteo renzi pedro sanchez manuel valls Diederik Samson e Achim Post

 
È risolvibile la contraddizione? «È strutturale. Ma bisogna trovare un giusto equilibrio, altrimenti come ogni sindrome, finirà per indebolire entrambi, l’Alto rappresentante e il suo Paese». 

 

 

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