Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”
BEDORI APPENDINO RAGGI BEDORI 2
L'ultimo endorsement dell' Economist per un italiano risaliva al febbraio del 2013. Sventura che toccò a Mario Monti, candidato alle Politiche. Il settimanale scrisse che il miglior risultato del voto «sarebbe che Monti restasse premier», ma siccome non si può avere tutto dalla vita, gli acuti analisti di Londra aggiunsero che, in subordine, sarebbe stato «accettabile» anche un governo «guidato da Bersani, con Monti responsabile dell' Economia». Congratulations for the predictions.
È un piccolo episodio dal quale si possono trarre due insegnamenti. Primo e più ovvio: gli anonimi editorialisti dell' Economist hanno una capacità di capire e influenzare la politica italiana inversamente proporzionale alla loro spocchia e smania di manovrarla.
Secondo: trattandosi degli stessi che tanto entusiasmo avevano profuso per Monti e il suo governo di banchieri, farebbero bene Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio a diffidare da qualunque attenzione giunga da quelle pagine. Per ragioni di scaramanzia e perché la incompatibilità politica e antropologica tra il grillisimo e il settimanale inglese è evidente.
Invece l’endorsement che l'Economist ha appena rivolto alla trentasettenne Virginia Raggi, aspirante sindaco del «movimento» a Roma, ha provocato un brivido di piacere proibito. Stile e abbigliamento della ex praticante dello studio Previti sono paragonati a quelli di una tory inglese (una piccola Thatcher, insomma).
Si loda il suo talento nei dibattiti e si sostiene che abbia buone chance di vittoria. L' ultima affermazione è vera più per l' incapacità del centrosinistra e del centrodestra che per le qualità della Raggi, ancora da scoprire.
Su una cosa però l' Economist ha ragione: scegliendo lei, il M5S conferma di assomigliare sempre più a un «partito normale». Il che dovrebbe inquietare Grillo e Casaleggio.
Poche ore dopo la sbausciata della rivista londinese, a conferma di quanto sia avanzato il processo di assimilazione del movimento a tutto ciò che i suoi leader hanno sempre aborrito, è giunta conferma del siluramento di Patrizia Bedori, candidata sindaco a Milano.
Ufficialmente si tratta di un passo indietro della diretta interessata e non di un diktat.
Né avrebbe potuto essere altrimenti, visto che la sua legittimazione veniva dalla vittoria, seppure di un soffio e con appena 74 voti, alle «Comunarie». Ma in realtà è un' uccisione politica, come lei stessa ha lasciato intendere ai militanti che le chiedevano spiegazioni: è stata l' ostilità dei vertici che l' ha costretta a rinunciare.
Le colpe della Bedori agli occhi di Grillo e Casaleggio non possono essere certo le idee, riciclaggio di luoghi comuni della sinistra al pari di quelle di tanti altri pentastellati: diritto alla casa per tutti (con quali soldi?), finanziamenti pubblici a teatri e «giovani creativi», mense biologiche a scuola, disincentivi all' uso dell' auto privata e così via. Tutto già visto.
E allora c' è dell' altro.
La Bedori si presenta come una simpatica signora di 52 anni, un po' in carne, che mostra poca confidenza con parrucchieri e truccatori e i cui abiti e il cui stile non hanno chance di essere esaltati sui newsmagazine internazionali. La Raggi invece ha già fatto innamorare cronisti e osservatori. «Bella, concreta, telegenica, occhi da cerbiatta» la definisce il settimanale Oggi. I complimenti sottovoce (maschilisticamente rivolti innanzitutto al suo fisico, va detto) si sprecano pure da parte degli avversari, nel remake capitolino di scene già viste su scala nazionale con Maria Elena Boschi.
Copione simile, peraltro, a quello allestito a Torino attorno alla trentunenne Chiara Appendino, che sarà pure una ex bocconiana, ma non sapremo mai se con la stessa laurea e un fisico meno accattivante si sarebbe «meritata» la candidatura. Mentre in Parlamento e in televisione, rinchiusi nello sgabuzzino Vito Crimi e Roberta Lombardi, impazzano i metrosexual Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico.
«Tempi duri per i sovrappeso», avverte Mauro Suttora, che proprio per la rivista Oggi segue da vicino ogni mossa dei Cinque Stelle. «Ed è vergognosa la tortura della goccia alla quale la Bedori, dopo aver vinto le Comunarie, è stata sottoposta per convincerla a mollare. La verità è che con Casaleggio bisogna essere telegenici, come con Berlusconi. Il quale, infatti, ha fatto subito sapere che la Raggi gli piace».
In quest' impresa, peraltro, le cittadine grilline possono contare sul sostegno dei colleghi maschi: «A Di Maio», chiosa Suttora, «invidio molto l' estetista che gli fa le sopracciglia ad ali di gabbiano».
Eppure Grillo era quello che manco due anni fa, quando Renzi candidò capoliste alle Europee Alessia Mosca, Alessandra Moretti, Simona Bonafè e Pina Picierno, scrisse sul blog: «Quattro veline e Renzi a fare il Gabibbo. Una presa per il culo, ma tinta di rosa». Chissà di che colore è oggi la vernice di Grillo.