Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera"
Una «lega delle democrazie» per contrastare le minacce e le sfide che vengono dai regimi autoritari, in primo luogo Russia e Cina: è la metamorfosi del G7, che da forum di governo dell' economia mondiale diventa organismo politico con un' agenda precisa.
Una mutazione che è testimoniata anche dal fatto che alla riunione dei ministri degli Esteri in corso a Londra fra ieri e oggi sono state invitate anche India, Corea del Sud, Australia, Sudafrica e l' Asean, l' Associazione degli Stati del Sud-Est asiatico: tutti Paesi interessati in qualche modo al contenimento della Cina. E le prime tre saranno presenti anche al vertice dei capi di governo in Cornovaglia a giugno, di cui gli incontri londinesi sono la preparazione.
È un impulso che arriva soprattutto dalla presidenza di turno britannica del G7, che su questo ha ritrovato piena sintonia con l' America di Biden dopo gli anni imprevedibili di Trump. Il governo di Boris Johnson, dopo l' uscita dell' Unione Europea, ha riorientato la propria politica estera verso l' Indo-Pacifico: e sta spostando verso quell' area anche il baricentro del G7, contando su una rete di Paesi amici.
Secondo il ministro degli Esteri britannico Dominic Raab, il messaggio agli Stati autoritari che arriverà oggi nel comunicato finale sarà chiarissimo: «Crediamo nello schierarci per una società aperta, per i diritti umani e la democrazia». E nei documenti preparatori britannici si parla dell'«attività maligna» della Russia, dallo schieramento di truppe al confine ucraino all' imprigionamento di Navalny alle interferenze in Bielorussia.
Toni che potrebbero forse non trovare pienamente d' accordo tutti i componenti del G7. Ma da parte italiana si sottolinea che c' è stata una totale sintonia su tutti i dossier e una comunanza di valori e obiettivi: e dunque «non c' è stato un negoziato» sui termini del comunicato finale che uscirà stasera.
Dalla delegazione italiana, che era guidata dal ministro Luigi Di Maio, si ribadisce che il faro resta acceso sui diritti umani, ma che le sanzioni alla Russia non precludono lo sviluppo dei rapporti economici bilaterali e un impegno selettivo su quelli che possono essere i punti di contatto.
Un discorso che vale anche per la Cina: l' accento sui diritti umani, ha spiegato Di Maio, si accompagna a un dialogo su temi cruciali come il cambiamento climatico, sul quale la collaborazione con Pechino è necessaria. Non sembra però il momento per fughe in avanti: tanto che l' Unione europea ha annunciato la sospensione degli sforzi per la ratifica del patto commerciale con la Cina siglato lo scorso dicembre: un' intesa che aveva suscitato irritazione alla Casa Bianca.
C' è stato spazio anche per un incontro bilaterale fra Di Maio e Raab. I due ministri hanno discusso la minaccia terroristica che proviene dal Nordafrica, dopo che alla riunione del G7 Di Maio aveva introdotto la discussione sulla Libia. Su questo e su altri dossier la cooperazione italo- britannica è particolarmente stretta: e dopo un anno di coordinamento fra G7 e G20, di cui l' Italia quest' anno ha la guida, più l' organizzazione congiunta della Cop26, si punta a concludere un accordo bilaterale post-Brexit entro la fine dell' anno.