Marco Cimminella per https://it.businessinsider.com/
Città senza turisti, cantieri fermi, attività economiche ridotte. Ma anche il rinvio del pagamento di Imu e Tari. Dopo circa un anno all’inizio della pandemia, che ha frenato il Pil e messo in crisi il sistema economico del Paese, anche i Comuni si sono ritrovati con meno risorse, visto che le loro entrate, tributarie e non, si sono assottigliate. Per 13 di loro, tra i più grandi della Penisola, si stimano nel complesso circa 2 miliardi di euro di mancati incassi nel 2020.
A fare i conti sono gli analisti di CRIF Ratings, agenzia di rating del credito, sui bilanci consuntivi 2019: un impatto finanziario negativo dovuto alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria, che ha messo in ginocchio le imprese e complicato la vita delle famiglie, rendendo sempre più difficile onorare in tempo i debiti verso gli enti pubblici.
Più nel dettaglio, lo studio fa riferimento a un gruppo di città che, nel complesso, rappresenta il 25 % delle entrate correnti del totale dei Comuni italiani. Si tratta di Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Cagliari.
Le casse delle varie amministrazioni saranno meno piene visto che, da un lato, hanno dovuto e dovranno rinunciare ad alcune entrate fiscali, come quelle legate a Imu, Irpef, Tari e imposta di soggiorno; dall’altro, hanno perso quei fondi derivanti dalla vendita di beni e servizi, dalle partecipazioni in società, che garantivano un flusso certo di dividendi, e anche dai permessi di costruzione in quelle aree che stavano vivendo un’intensa attività edilizia prima della crisi sanitaria. Senza dimenticare le entrate derivanti dall’industria del turismo, estero e nazionale, appiattite dai periodi di lockdown, restrizioni al movimento e chiusura delle regioni.
Questa difficoltà finanziaria non sarà omogenea in tutti i territori: per alcuni Comuni sarà più intensa che in altri, anche sulla base delle spese fisse da sostenere o dallo stock di debito finanziario esistente. I mancati incassi pro capite delle amministrazioni vanno dal valore massimo di Venezia, 459 euro, a quello minimo di Reggio Calabria, 100 euro.
Come mostra il grafico, Venezia, Milano e Firenze sono le città che riportano i valori peggiori in termini di entrate pro capite non incassate: il capoluogo lombardo raggiunge i 417 euro, quello toscano i 371 euro. Se dal punto di vista turistico hanno avuto un duro impatto le chiusure e lo stop ai viaggi, sull’attività edilizia e su quelle commerciali e industriali in generale hanno pesato “gli aggravi di costi legati ai Dpi e al distanziamento, azioni che hanno di fatto bloccato cantieri perché economicamente insostenibili”, sottolineano gli esperti di Crif Ratings.
E se gli incassi diminuiscono, molte spese non si possono evitare. I pagamenti considerati indifferibili sono ad esempio quelli per il personale, gli interessi e il rimborso dei debiti finanziari. Anche sul versante della rigidità delle spese, la situazione è eterogenea: ci sono comuni dove una quota consistente delle entrate correnti serve a fronteggiare queste uscite fisse, come ad esempio Torino (36%), Genova (27%) e Bologna (26%). Altri, invece, mostrano percentuali inferiori al 20%, come Venezia e Cagliari.
Il capoluogo piemontese, insieme a Napoli e Reggio Calabria, è anche vulnerabile sul piano del debito finanziario a eventuali shock esogeni. Questi enti mostrano infatti un valore più alto di rigidità del debito, definito come rapporto tra la somma tra interessi passivi e rimborso dei debiti finanziari e le entrate correnti. Un fattore che mette ulteriormente sotto pressione le finanze comunali in situazione critiche come quella causata dal coronavirus. E che fa subito pensare alla sua sostenibilità nel medio lungo termine.
“Torino e Reggio Calabria sembrano essere tra i Comuni più vulnerabili perché hanno già uno stock di debito finanziario che supera il 200% delle entrate correnti. Napoli, Genova e Milano superano invece la soglia del 100%”, continuano gli autori del report.
Le cifre dei debiti finanziari pro capite mostrano inoltre quando la situazione sia polarizzata: i valori massimi si raggiungono con Torino (3.995 euro), Milano (2.939 euro), Napoli (2.847) e Reggio Calabria (2.607 euro), mentre quelli minimi con Cagliari (325 euro)., Bari (256 euro) e Bologna (191 euro). “Singolare il caso del Comune di Roma Capitale. Anche se risulta essere un best performer bisogna segnalare che i debiti (commerciali e finanziari) sono stati trasferiti nel 2008 alla Gestione Commissariale del Comune di Roma per un ammontare di circa 13 miliardi di euro”, si legge nello studio.