Tommaso Cerno per “Libero quotidiano”
Senatore del gruppo misto
TOMMASO CERNO E FABIO CANINO CANTANO BELLA CIAO PER SALVINI
Se c' era una buona occasione per questo Pd di tacere era proprio la vigilia del 25 aprile. Ma non si cava il sangue dalle pietre. Siamo riusciti a sentire l' ex ministro Orlando (quanto gli rode) dire quello che nemmeno due leader della destra come i due Mattei, Salvini e Renzi, sono riusciti a dire: mentre la Repubblica fondata sul lavoro e barricata in casa, la festa della Liberazione dal nazifascismo (cioè la festa della democrazia contro la sovversione delle regole) decide di proporre la sovversione delle regole. Una persona normale, dotata di buonsenso, come Mattarella si sarà morso le dita per tacere.
Ma chi come me non tace, le dita le mette sulla tastiera e dice ciò che pensa. Quest' anno la nostra più importante festa nazionale, lordata nel tempo da destra e da sinistra con polemiche partitiche che ai nostri partigiani sarebbero sembrate surreali, sarebbe stata una grande e naturale lezione di educazione civica per il Paese se tutti fossimo rimasti zitti e a casa come da normative (e avrebbe dovuto suggerirlo Orlando in primis, visto che a differenza di chi scrive le ha pure votate in parlamento).
I nostri ragazzi che, ricordo all' ex Guardasigilli, non entrano a scuola da quasi due mesi e ci rimetteranno piede solo in autunno, avrebbero sentito meno retorica e meno tromboni e avrebbero per la prima volta dopo settantacinque anni respirato l' aria della Libertà che lentamente viene riconquistata dopo averla perduta. Una occasione d' oro per chi ha a cuore davvero il futuro dell' Italia. Con tutti a casa poi, per una volta il 25 aprile non sarebbe stata una festa divisiva. Ma con questo Pd al governo non è possibile. Perché le correnti e le vendette private, i processi sommari e i veti incrociati valgono più di una naturale lezione di storia patria.
C' è Orlando che deve dire qualcosa, perché il suo gemello diverso, Franceschini, all' insaputa dei Paese, si occupa di beni culturali. E c' è Zingaretti, che siccome ha avuto il coronavirus pensa che tutto si possa dire o fare dopo la guarigione. Nulla di nuovo. Meno male che il ghibellin fuggiasco (so che Renzi è guelfo ma cito Ugo Foscolo) non è più nelle file democratiche, altrimenti si sarebbero inventati la giornata no covid-19 per fare propria la liberazione che per definizione è di tutti.
TOMMASO CERNO FRANCESCO BONIFAZI
Le simulazioni dei ristoranti e dei bar italiani che sperano di poter tornare ad aprire le porte fanno venire il latte alle ginocchia.
Le mascherine indossate dai pupazzi figuranti sembrano davvero le nuove trincee di una guerra post moderna. Se c' è un messaggio forte e chiaro che ci arriva dalla festa nazionale che prende a simbolo la liberazione di Milano è che i buoni seguono le regole che i cattivi avevano voltato a proprio uso e consumo. E la sinistra si domanda, per dirla con l' amico Lenin: che fare? Idea geniale...
Chiede di ignorare le regole nel nome della democrazia, che nasce da una parola che gli italiani invece in questi due mesi hanno assaporato come l' aria che (non) respirano: resistere.
Cara sinistra, resistenza non è andare dove si vuole per celebrare la facciata di un Paese democratico. Caro Pd, è l' opposto. Significa celebrare il senso profondo della democrazia, cioè il rispetto della legge, che è uguale per tutti. E sempre. Pare strano dirlo a un ex ministro della Giustizia. Ma ormai, dopo il coronavirus, nulla ci sorprende più.
Nemmeno che un partito che ragiona così tenga le redini di un (mal)governo.
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