‘PERCHÉ VINCE TRUMP’ - COSÌ S’INTITOLAVA IL LIBRO DI ANDREW SPANNAUS, UNO DEI POCHISSIMI CHE AVEVA PREVISTO (COME LA MAGLIE SU DAGOSPIA!) IL TRIONFO DI BELLICAPELLI: ‘È UN PRAGMATICO SENZA IDEOLOGIA, HA SAPUTO CAVALCARE IL MALCONTENTO E I FALLIMENTI DELLA GLOBALIZZAZIONE. MOLTI AMERICANI SONO LONTANI DALL’IDEA DI UN MONDO SENZA CONFINI’

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Luca Steinmann per “la Verità

 

Perché vince Trump è il titolo di un vendutissimo libro in cui già sei mesi prima delle elezioni americane venivano spiegate al grande pubblico le ragioni per cui la politica tradizionale americana avrebbe perso il confronto con The Donald. L' attuale presidente americano veniva allora dai più considerato come una figura mediatica passeggera che mai avrebbe potuto mettersi alla testa del Paese più influente del mondo. Oggi le cose sono cambiate e presumibilmente cambieranno ancora.

ANDREW SPANNAUS ANDREW SPANNAUS

 

Per capire come, La Verità ha intervistato l' autore Andrew Spannaus, analista americano da diversi anni residente in Italia e fondatore del giornale online transatlantico.info. In pochi gli credevano, tanto che all' inizio non riuscì a trovare alcun editore disposto a pubblicarlo. Oggi, forte del successo delle sue analisi, Spannaus sta continuando a studiare le mosse dell' amministrazione americana.

 

Gli Stati Uniti, secondo lui, dovranno rispondere a due grandi domande irrisolte. Quali sono i valori dell' Occidente? Che cosa si intende per democrazia? Andrew Spannaus chi è veramente Donald Trump? Qual è la sua forma mentis? E quali sono i suoi riferimenti valoriali?

 

«Trump è un imprenditore e ha una visione superficiale e non ben definita della politica. Non ha ricevuto alcuna formazione istituzionale, non ha riferimenti ideologici propri particolarmente marcati e non sa neanche lui precisamente dove andrà. La sua vittoria non è quella della sua persona, come in molti credono. È invece il risultato di un lungo processo che ha generato un malcontento popolare che lui, da outsider della politica, in questo momento storico ha saputo captare.

 

Ha una visione da imprenditore che contrappone a quella della grande finanza. Da miliardario di successo e uomo di spettacolo quale lui è, ha un ego smisurato che lo ha spinto a esporsi in primo piano contro Obama come se fosse una sfida personale. E ha vinto. Per capire dove porterà l' America e il mondo non ci si deve focalizzare sulla sua persona, come molti europei erroneamente fanno, ma sull' analisi dei processi che hanno generato il malcontento che lo ha fatto vincere e sui riferimenti valoriali dei suoi consiglieri, che hanno una grandissima influenza su di lui».

 

ANDREW SPANNAUS PERCHE VINCE TRUMP ANDREW SPANNAUS PERCHE VINCE TRUMP

Partiamo dal malcontento del popolo americano. Con la vittoria di Trump possiamo dire che il modello americano mostri di avere difficoltà a radicarsi nella stessa America?

 

«La gente comune americana è lontana dalle élite e dall' establishment che hanno governato il Paese e questo Trump lo ha capito. Molti cittadini sono lontani dai cosiddetti valori della globalizzazione e dall' idea di mondo senza confini. La vittoria di Trump rappresenta in questo contesto il fallimento di questo tipo di globalizzazione e rende inevitabile porci due domande.

 

Quali sono i valori dell' occidente? E cosa si intende per democrazia?

Fino ad oggi valori occidentali sono stati considerati come quelli indicati da Francis Fukujama quando parlava di "fine della storia": trionfo del libero mercato, assenza di regole, interessi privati prevalenti su quelli dello Stato, dimensione finanziaria preponderante sulle ragion di Stato.

 

La democrazia, invece, è stata intesa come un modello da esportare, da utilizzare come pretesto per far cadere regimi non conformi agli interessi geopolitici occidentali. Ciò si è concretizzato con il sostegno economico e bellico ai ribelli avversi a quei regimi, come il russo e il siriano, molto lontani dai valori americani. Su questi due punti Trump è stato molto duro contro Obama e così facendo ha ottenuto buoni consensi».

 

A contrapporsi alla visione di Fukujama c' è la teoria dello «scontro di civiltà» di Samuel Huntington, che pone al centro del dibattito politico internazionale concetti come l' identità dei popoli e il ritorno della fede religiosa. Fino a che punto questa teoria influenza l' amministrazione Trump?

 

ANDREW SPANNAUS ANDREW SPANNAUS

«Molti consiglieri di Trump ritengono che l' identità abbia un ruolo centrale, come anche il nazionalismo americano. Va sottolineato che il concetto di nazionalismo americano è molto diverso da quello europeo. Negli Stati Uniti esistono dei richiami in tal senso molto positivi. I padri fondatori americani, per esempio, sono da considerarsi nazionalisti perché contrastavano il liberismo sfrenato della Compagnia delle Indie orientali, che promuoveva uno sfruttamento dei poveri e degli schiavi in nome del profitto.

 

il giorno dell insediamento di donald trump 5 il giorno dell insediamento di donald trump 5

A metà dell' 1800 un altro grande americano, Abramo Lincoln, consolidò la sovranità nazionale intesa come interesse dei popoli contro gli imperi. Oggi i migliori nazionalisti americani, alcuni dei quali possono influenzare l' amministrazione Trump, si ispirano ai principi della costituzione americana, cioè ai principi dei diritti universali dell' uomo, non a personaggi come Julius Evola. Si ispirano al concetto di individuo e non a quello di sangue e suolo».

 

Potrebbe dunque avvenire che, di fronte alle difficoltà che la globalizzazione sta incontrando, l' entourage di Trump proponga un nuovo modello alternativo?

il giorno dell insediamento di donald trump 21 il giorno dell insediamento di donald trump 21

 

«Trump non ha una conoscenza approfondita della storia americana, i riferimenti che fa pubblicamente gli sono segnalati dai suoi consiglieri. Alcuni di loro si rifanno al nazionalismo europeo che interpretano in chiave americana. Julius Evola, per esempio, non viene quasi mai utilizzato pubblicamente ma è citato in ambienti ristretti con legami internazionali. Nel suo entourage ci sono correnti fasciste non stigmatizzate, bisognerà vedere se e quanto queste riusciranno a influenzarlo. Lui è un pragmatico, non ha una chiara ideologia e per questo è manipolabile. La manipolazione è la speranza dell' establishment americano, che conta di poterlo influenzare e contenere».

FRANCIS FUKUYAMA FRANCIS FUKUYAMA

 

Nell' entourage di Trump vengono fatti riferimenti ai pensatori americani che hanno influenzato il pensiero europeo? Ci sono riferimenti, per esempio, a Ezra Pound?

 

«Pound è seguito più in Italia che in America. Negli Stati Uniti non esiste la stessa cultura politica con radici profonde come in Europa. Siamo più giovani e più pragmatici, abbiamo meno ideologia e votiamo più in base alle persone che ai valori. È anche alla luce di questo che a noi fa meno paura uno come Bannon quando cita pubblicamente Julius Evola di quanto non farebbe in Europa. Abbiamo istituzioni molto forti in grado di temperare gli eccessi e abbiamo molta fiducia nella democrazia. Nella nostra storia ci sono gravissimi peccati come lo schiavismo, ma non abbiamo avuto un Hitler, al massimo la sospensione dei diritti democratici in tempo di guerra nei confronti di alcuni gruppi, come i giapponesi».

Julius Evola Julius Evola

 

Se è dunque molto difficile prevedere le mosse di Trump lo è anche la definizione di una sua strategia in politica estera

 

«È così. In campagna elettorale Trump ha annunciato un disimpegno internazionale, soprattutto per quanto riguarda il ruolo americano all' interno della Nato. Ciò con tutta probabilità non avverrà. Certamente chiederà ai Paesi membri di investire di più nella Difesa, ma questo lo chiedeva già Obama.

 

Sotto molti aspetti Trump sta mettendo in atto progetti già programmati dalla precedente amministrazione, seppur con una maggiore attenzione pragmatica agli interessi americani. Anche in politica estera è probabile che cambi spesso posizione.

Nei confronti di Israele, per esempio, ha già cambiato tre posizioni. Il suo partito, però, continua a sostenere la destra israeliana che oggi è al governo. Ciò è indice che anche sotto Trump i tentativi di pace in Medio Oriente sono ancora lontani».

 

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