1 – TENSIONI MOSCA-KIEV: TRUMP FA SALTARE L' INCONTRO CON PUTIN `
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
PUTIN REGALA UN PALLONE A TRUMP
Donald Trump non si siederà a parlare con Vladimir Putin al G20 di Buenos Aires. L' incontro, confermato fino al momento in cui il presidente degli Usa è salito sull' Air Force One che l' avrebbe portato in Argentina, è saltato pochi minuti dopo l' imbarco, per volontà dell' amministrazione statunitense.
RAPPORTI
Uno schiaffo alla diplomazia di Mosca, e una conferma dell' atteggiamento con il quale Trump ama presentarsi ai summit internazionali. Ancora una volta dopo le intemperanze al G7 canadese di giugno, e dopo gli attacchi a 360 gradi contro gli alleati all' appuntamento della Nato a Bruxelles a luglio, il leader del mondo occidentale si presenta ai lavori del forum internazionale con la minaccia di seminare scompiglio nel corso delle 48 ore della sua visita.
La giornata di ieri si era aperta con la conferma da parte del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che l' incontro tra i due capi di stato era stato fissato per sabato, con rapporti bilaterali, sicurezza strategica e disarmamento in agenda. Interrogato dai giornalisti sul prato della Casa Bianca, Trump aveva detto che la sua diplomazia stava ancora negoziando i dettagli, ma che era contento di tornare a sedersi con Putin perché lo scambio avvenuto a Helsinki a metà luglio non era stato completo: «È un buon momento per tornare a parlare».
battaglia navale nello stretto di kerch russia ucraina 3
A bordo dell' aereo è stato raggiunto al telefono dal segretario di Stato Mike Pompeo, dal capo del gabinetto John Kelly e dal consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton che chiamava dal Brasile. Al termine della consultazione è stato lo stesso Trump ad annunciare la revoca con un tweet, motivandola con la crisi nel mare di Azov iniziata quattro giorni fa: «Dal momento che le navi e i marinai non sono state restituite dalla Russia all' Ucraina, ho pensato che sarebbe stato bene per tutte le parti coinvolte annullare la seduta già fissata in Argentina con il presidente Putin. Mi auguro ancora che questa possa avvenire appena la situazione sarà risolta».
IL MESSAGGIO
TRUMP CANCELLA IL BILATERALE CON PUTIN SU TWITTER
Dmitry Peskov si stava a sua volta imbarcando alla volta di Buenos Aires quando ha letto il messaggio. Il portavoce russo non ha potuto non sottolineare che una decisione di questa portata era stata trasmessa dagli statunitensi tramite la rete social, ma ha fatto buon viso a cattivo gioco: «Vuol dire che il presidente Putin avrà un paio d' ore in più per avere altri incontri proficui».
Il summit di Buenos Aires parte quindi già zoppo, con l' incontro di vetrina rimosso dal programma. La cancellazione aiuta a concentrare ancora di più le attese sulla cena che Trump avrà con Xi Jinping domani sera. Le diplomazie dei due Paesi l' hanno programmata con largo anticipo, nella speranza che potesse fare da palcoscenico ad una clamorosa riappacificazione tra i due leader sul fronte della guerra commerciale che li vede impegnati.
Le dichiarazioni nell' entourage della Casa Bianca parlano invece di rassegnazione e di corsa cieca verso il precipizio: Trump è tornato a ventilare l' ipotesi di alzare di nuovo la posta, e di puntare l' intero pacchetto da 276 miliardi di dollari delle importazioni dalla Cina non ancora soggette a dazi, sulla casella dello scontro finale.
donald trump xi jinping mar a lago
L' esclusione del falco Peter Navarro dal tavolo della cena aveva fatto sperare in un colpo di scena, ma la sua successiva riammissione fa temere che la cena possa fare da palcoscenico ad un nuovo attacco. Non solo. Washington si è opposta a qualsiasi formulazione del comunicato finale del G20 che faccia riferimento alla necessità di facilitare gli scambi internazionali e di evitare il protezionismo. Il testo non c' è ancora e l' incertezza grava sull' intero summit.
2 – IL DIETROFRONT DI DONALD ANCHE PER IL CASO COHEN
Anna Guaita per “il Messaggero”
Una Torre di lusso, che doveva sorgere nel centro di Mosca, fa da ostacolo fra Trump e Putin. Questa la teoria più accreditata ieri nei circoli politici Usa, dopo che Donald Trump ha improvvisamente cancellato con un tweet la prevista bilaterale con Vladimir Putin al G20 di Buenos Aires. L' entourage presidenziale si è affannato a spiegare che l' inversione a U sarebbe scaturita dai colloqui con il capo di staff John Kelly, il ministro degli Esteri Mike Pompeo e il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton.
I CONSIGLIERI
Dopo aver sentito i suoi, Trump si sarebbe convinto che la questione Ucraina era troppo grave, e ancora aperta, e dunque vedere Putin non era indicato. In realtà, nell' ora che è passata fra l' iniziale conferma dell' incontro e il tweet che lo cancellava, mentre Trump volava verso l' Argentina, a New York scoppiava la bomba della confessione di Michael Cohen, ex avvocato di Trump e suo ex aggiustatutto.
Cohen ha ammesso in tribunale di aver mentito sull' affare della Trump Tower di Mosca. Aveva detto mesi fa, che i negoziati con i russi per la sua costruzione si erano fermati nel gennaio 2016, e Trump stesso lo aveva ripetuto più volte. Invece ora Cohen ammette che i negoziati sono andati avanti fino al giugno 2016, dopo che Trump aveva vinto la nomination del partito per la corsa presidenziale.
Cohen ha aggiunto che lui stesso si era recato in Russia varie volte, su invito di Putin, riferendo dello stato delle trattative per almeno tre volte sia a Trump che al resto della famiglia. Già con queste rivelazioni, l' ipotesi che Trump si mostrasse in pubblico fianco a fianco con Putin può essere sembrata sconsigliabile.
Nessuno negli Usa ha dimenticato la figura debole che il presidente fece lo scorso luglio, al summit con il collega russo. Allora Trump sostenne di credere più a Putin che ai suoi servizi di intelligence circa le interferenze degli hacker russi nelle presidenziali Usa. Tra l' altro le parole di Cohen rivelano che tutti nel campo Trump avevano mentito quando avevano sostenuto che non avevano mantenuto nessun contatto finanziario con la Russia.
E forse fra questi c' è anche il presidente stesso, altro motivo per evitare di farsi vedere gomito a gomito con l' uomo con cui Cohen negoziava per la costruzione della torre.