“L’Italia ha vissuto tutta la settimana in attesa del destino di un uomo di nome Mario”. Che era Draghi, in predicato di Presidenza della Repubblica, ma anche Balotelli. Il parallelo un po’ forzato per El Pais riflette benissimo una nazione (e una nazionale) che “non riesce mai a darsi niente di definitivo”, in cui tutto è sempre fatto “per accordi”.
La notizia della convocazione di Balotelli, scrive Daniel Verdù, “non parla particolarmente bene della capacità del Paese di fabbricare attaccanti”.
“Quasi nulla di solito è definitivo in Italia. Parti convinto, ma puoi sempre tornare indietro. I presidenti del Consiglio dei ministri, ad esempio. Alcuni come Giulio Andreotti lo hanno fatto per sette volte; altri come Silvio Berlusconi, quattro. Ma anche presidenti come Mattarella sono costretti a restare in carica perché il Paese è incapace di generare una nuova classe dirigente. Nel calcio succede esattamente questo in alcune posizioni. Il ritorno di Balotelli è anche sintomo di un altro male: la mancanza di gol”.
Per El Pais quello di Mancini è “tentativo disperato”. “Quattro mesi fa c’è stato scalpore quando il tecnico ha convocato Lorenzo Lucca dalla serie B”, poi è stata la volta della ‘nazionalizzazione’ di João Pedro.
“Adesso, in una situazione critica in cui l’Italia giocherà le qualificazioni per i Mondiali in Qatar, toccherà al buon Balotelli risolvere il problema. Perché sempre io?. Beh, semplicemente perché non c’è nessun altro”.
“Euro 2021 è stato il Prozac in vena di un’Italia depressa. Ma allo stesso tempo, è diventato uno spesso strato di trucco a buon mercato per una serie di malattie endemiche che non sono state risolte negli ultimi anni”.
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