SUL PNRR IL GOVERNO TOCCA IL FONDO – FITTO VUOLE PROPORRE ALLA COMMISSIONE UE DI DIROTTARE I FONDI DEL RECOVERY SU UN NUOVO FONDO SOVRANO EUROPEO PER FINANZIARE “INVESTIMENTI STRATEGICI, COME LE INFRASTRUTTURE” – UNA MOSSA PER SPENDERE CON TEMPI E MODALITÀ DIVERSE LE RISORSE OGGI DESTINATE A PROGETTI CHE DI SICURO L'ITALIA NON RIUSCITÀ A REALIZZARE ENTRO IL 2026 – ROMA CHIEDE A BRUXELLES ANCHE DI RIDISTRIBUIRE GLI 80 MILIARDI DI EURO DI PRESTITI AVANZATI DAL PIANO “NEXT GENERATION EU”

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Estratto dell'articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

raffaele fitto giorgia meloni raffaele fitto giorgia meloni

Dirottare i fondi del Pnrr su un nuovo Fondo sovrano europeo per finanziare «investimenti strategici, come le infrastrutture». Una soluzione che consentirebbe di spendere con tempi e modalità diverse le risorse oggi destinate a interventi che non possono essere realizzati entro il 2026. L'idea è ancora in una fase embrionale, ma il governo sta cercando di incassare il sostegno della Commissione per portare avanti la proposta, che poi dovrà ottenere il via libera di tutti gli altri governi.

 

Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

È anche per questo che ieri il ministro Raffaele Fitto è volato a Strasburgo per incontrare Johannes Hahn, commissario europeo al Bilancio: l'austriaco sta mettendo a punto la revisione di medio-termine del bilancio pluriennale Ue (2021-2027) che sarà presentata martedì e nella quale dovrebbe esserci spazio proprio per il nuovo Fondo sovrano, lo strumento pensato per sostenere l'industria europea e per rispondere all'Inflation Reduction Act americano.

 

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RAFFAELE FITTO MATTEO SALVINI RAFFAELE FITTO MATTEO SALVINI

Per capire il significato di questa richiesta bisogna innanzitutto considerare che nel piano Next Generation EU ci sono ancora circa 80 miliardi di euro di prestiti a tassi agevolati che non sono stati richiesti dagli Stati membri: l'Italia vorrebbe che fossero utilizzati per finanziare il Fondo sovrano.

 

Ma non solo, nelle intenzioni del governo Meloni il concetto di "flessibilità" dovrebbe applicarsi anche a valle, vale a dire consentendo la possibilità di dirottare sul nuovo strumento i fondi del Pnrr che i singoli governi non riusciranno a spendere.

 

Secondo fonti Ue, la prima soluzione ha buone probabilità di vedere la luce, anche perché si tratta di risorse al momento congelate, ma che gli Stati hanno in qualche modo già messo in conto.

 

RAFFAELE FITTO E PAOLO GENTILONI RAFFAELE FITTO E PAOLO GENTILONI

Più difficile, invece, pensare di poter ottenere mano libera per dirottare sui progetti a favore dell'industria i fondi del Pnrr. Anche perché questa soluzione si intreccia con la revisione del piano che dovrà essere portata a termine entro l'estate, mentre i negoziati per il Fondo sovrano saranno certamente più lunghi.

 

L'Italia vorrebbe inoltre che il Fondo fosse disegnato in modo da sfruttare un effetto-leva capace di mobilitare sia risorse pubbliche che private, come il piano "InvestEU". Magari «sfruttando sinergie con altre istituzioni finanziarie europee»: il documento del governo non la cita, ma il riferimento è indubbiamente alla Banca europea per gli investimenti e, potenzialmente, anche al Mes. La mancata ratifica della riforma del Salva-Stati, però, rende difficile intavolare discussioni su un suo possibile utilizzo alternativo.

 

raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni

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Venerdì, all'Ecofin, ci sarà il primo confronto formale tra i ministri delle Finanze sulla proposta della Commissione che punta a cambiare le regole sui conti pubblici, introducendo un sistema basato su percorsi di riduzione del debito «personalizzati».

 

Il governo tedesco insiste nel chiedere una riduzione annua del debito che sia pari almeno all'1% del Pil: difficile che riesca a ottenere l'1%, ma nelle riunioni preparatorie è emerso che almeno dieci Paesi sono pronti a sostenere un target quantitativo per la riduzione del debito, attualmente non prevista dal piano della Commissione.

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