PORTARE L’ACQUA AI GRILLINI - LE DIVISIONI NEL PD HANNO CANCELLATO LE POLIZZE E I PROBLEMI DI VIRGINIA RAGGI A ROMA - I CINQUESTELLE SONO PIÙ FORTI DI PRIMA, PIU’ PER DEMERITO ALTRUI CHE PER MERITI PROPRI VISTO CHE LE CONTRADDIZIONI NEL MOVIMENTO SONO PIÙ FORTI DEL PASSATO

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Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

SALVATORE ROMEO VIRGINIA RAGGI SALVATORE ROMEO VIRGINIA RAGGI

L'anomalia più vistosa, in attesa della scissione al rallentatore del Pd, è la compattezza del Movimento 5 Stelle. Probabilmente fittizia e virtuale; ma favorita dallo spettacolo offerto dal partito di maggioranza del governo. Quanto avviene è la conferma che il Movimento riceve linfa vitale dagli errori avversari. Ed è l'ennesimo favore a Beppe Grillo, riconosciuto dallo stesso Matteo Renzi, seppure scaricando la colpa sugli altri. Le beghe di Virginia Raggi sono scomparse dai radar. Grillo può dire di essere a Roma per «parlare di cose meravigliose» con la sindaca. Prevale il surreale gioco del cerino tra dem.

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È possibile che nel Pd ricresca, quasi di rimbalzo, la tentazione di portare il Paese alle elezioni a giugno. Di certo, oggi il governo di Paolo Gentiloni è costretto a galleggiare tra alleati-coltelli che ne renderanno più difficile l'esistenza. Lo scontro tra Pd e scissionisti espone Palazzo Chigi.

 

Ma soprattutto, di nuovo, lo rende un bersaglio di Grillo e della Lega, i quali potranno esercitarsi in un facile gioco al massacro. Sul suo blog, il capo del M5S descrive l'«italiano medio che guarda, forse impreca, ma porta pazienza, si rimbocca le maniche e va avanti... Ma tutto ha un limite».

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La prosa è degna dell'«Uomo Qualunque», il movimento creato nel Dopoguerra da Guglielmo Giannini in nome dell' antipolitica. Ma allora il sistema aveva anticorpi robusti, e partiti in grado di contrastare spinte di questo tipo. Oggi, la narrativa di Grillo promette di insinuarsi senza ostacoli in spezzoni disorientati dell' elettorato; e di attecchire in una sinistra che pure nel 2013 aveva scelto un leader col compito di arginare l'ascesa grillina; e di sottolineare e fare esplodere le contraddizioni del M5S. L'esito è opposto.

 

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I Cinque Stelle sono più forti di prima, per demerito altrui prima che per i propri meriti.

Le sue contraddizioni sono forse più forti del passato. Ma non sono esplose, mentre sono precipitate quelle del Pd, immergendo l' Italia in un' altra fase di potenziale instabilità. Grillo può tuonare strumentalmente contro un Parlamento in piedi solo per arrivare a garantire le pensioni: dimenticando che riguarderebbe anche gli eletti dei Cinque Stelle; e che ci sono una riforma elettorale e misure urgenti da approvare prima delle urne.

 

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Ma non è facile, dopo l'assemblea del Pd, contrastare la «verità» di Grillo, che parla di «quattro anni buttati»; e che a Renzi dimissionario chiede «l' ultimo contributo prima di sprofondare nell' abisso». L' allusione è alle riforme bocciate nel referendum del 4 dicembre; all' aumento del debito pubblico; e al caos nel Pd. L' analisi è condivisa da FI e Lega. Ma il partito di Silvio Berlusconi, più responsabile, vuole aiutare Gentiloni ad arrivare al 2018. Gli altri, invece, puntano al voto subito. E vedono un alleato oggettivo nel Pd, che dovrà impegnarsi molto per smentirli.

 

 

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