PRONTI?  SI COMINCIA! – IL PONTE DI FERRAGOSTO SEGNA IL VERO INIZIO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE, E DIMOSTRA CHE SARÀ UNA SFIDA A DUE: GIORGIA MELONI CONTRO ENRICO LETTA – SALVINI, CONTE, BERLUSCONI E IL DUO CALENDA-RENZI SARANNO SOLO GREGARI – LA SFIDA IN TRE LINGUE, IL “CREDO” DEL CAPITONE, LE MATTANE DI SILVIO SUL PRESIDENZIALISMO

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GIORGIA MELONI ENRICO LETTA GIORGIA MELONI ENRICO LETTA

Roberto Gressi per il “Corriere della Sera”

 

Pronti, partenza, via. È stato il vero inizio della campagna elettorale, quello di ieri. Basta con il garbo e la delicatezza, che mai furono davvero protagoniste, se non nel segno dell'ipocrisia. Adesso si fa sul serio, e il buono, il brutto e il cattivo sono in scena, in attesa che il voto popolare attribuisca i ruoli ad ognuno dei front runner, e aspettando gli attori non protagonisti, che se la giocano comunque per gli Oscar di seconda fila.

 

credo lo slogan di matteo salvini credo lo slogan di matteo salvini

Sul ring ci sono soprattutto Giorgia Meloni e Enrico Letta. La prima ha l'aurea della predestinata a Palazzo Chigi, il secondo, in attesa di trame dei satrapi del suo partito, è in corsa comunque per batterla sul filo di lana del primo partito.

 

Matteo Salvini per ora rincorre e un po' stupisce il suo affidarsi al «Credo» per la campagna elettorale, la ripetizione cioè, nelle forme, di una preghiera che più di altre rappresenta una sintesi della fede cristiana.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME

L'uomo del Papeete, quello che chiedeva all'Italia i pieni poteri perché con una pattuglia di eroi, ognun come lui ardito, avrebbe cambiato le sorti dell'Europa, disegna il suo atto di «fede laica nella bella politica». Certo, i richiami, specie quelli alla religione cattolica, sono fatti di storia millenaria e a doppio taglio.

 

È un passaggio del Credo quello che recita: «Il terzo giorno resuscitò da morte, siede alla destra del padre onnipotente». Che, se si perdona il rischio di involontaria blasfemia, sta un po' a metà tra l'affidarsi al Cielo e l'accettare per sé un ruolo da guest star.

 

Eccoli allora in campo i due sfidanti, con Enrico Letta che, dopo il fallimento del tentativo di mettere in campo un'armata che se la potesse giocare nella battaglia finale, scommette tutto sulla contrapposizione con Giorgia Meloni, con la quale ha cavallerescamente flirtato e duellato nei mesi precedenti.

 

GIORGIA MELONI ENRICO LETTA GIORGIA MELONI ENRICO LETTA

Silvio Berlusconi, con l'ingenua furbizia che gli è propria, si è mosso come il bambino che cantilena alla prozia in visita: la mamma dice che sei una vecchia acida E ha posto a chiare lettere una verità scomoda ma difficilmente opinabile: il piano presidenzialista di Giorgia Meloni comporta una polemica sul futuro del capo dello Stato, anche se la leader di Fratelli d'Italia nega che venga messo in discussione, e anche se lo stesso presidente di Forza Italia frena.

 

GIORGIA MELONI ALLA STAMPA ESTERA GIORGIA MELONI ALLA STAMPA ESTERA

Lei non si tira comunque indietro e rivendica che c'è un diritto degli italiani a eleggere direttamente il presidente della Repubblica e che la sinistra è da anni sempre al governo del Paese, con abili mosse di palazzo e spesso senza legittimazione popolare alcuna. La riforma, a suo giudizio, può chiudere questo capitolo.

 

Non è chiaro ancora se il sistema comporti l'introduzione di una legge elettorale a doppio turno, sul modello dell'esperienza francese. È invece chiaro come al momento sul tema ci sia solo contrapposizione e non dialogo, con Letta che considera un errore drammatico avere trascinato Sergio Mattarella nella campagna elettorale e che giudica il presidenzialismo un grimaldello per sfasciare la Costituzione, negativo per il nostro Paese.

 

il video di enrico letta alla stampa estera 1 il video di enrico letta alla stampa estera 1

E a tutto questo si aggiunge la sfida in tre lingue: se Giorgia si era rivolta in francese, inglese e spagnolo all'Europa e al mondo, Enrico fa lo stesso. Il pericolo per la democrazia e le rassicurazioni sulla democrazia continuano ad essere il motivo dominante, ma anche qui, ieri, si è arrivati a un giro di boa. Giorgia Meloni ritiene di aver fatto quanto basta archiviando il fascismo e condannando le leggi contro gli ebrei. E ora risponde, a chi le chiedeva di buttare nella pattumiera la fiamma, Liliana Segre in testa: eccolo qui, il nostro bel simbolo. Insomma, ammesso e non concesso che ci sia una tregua nella settimana di Ferragosto, la battaglia vera è iniziata e al momento non si annunciano prigionieri.

 

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