Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”
Vecchie paure e nuovi allarmi: nel Baltico e nel Nord Europa, oggi, sembra a tratti di rivivere la situazione di due anni fa. Da un lato, rivelazioni inquietanti dell'intelligence e annunci allarmanti dei politici su un imminente scontro con la Russia. Dall'altro, le fredde smentite dei portavoci di Mosca, e soprattutto l'incredulità mista a sgomento delle opinioni pubbliche europee.
Dopo che ci si è abituati, faticosamente, a quello che sembrava impossibile – una guerra in Europa, con bombe sulle città, annessioni forzate e stragi di civili – si torna a parlare di uno scenario impensabile. Un attacco russo all'Unione Europea, ai Paesi membri della Nato, a nazioni la cui fuga dall'imperialismo sovietico era stata considerata uno dei simboli e compimenti maggiori dell'Europa: uno scenario di fantapolitica, o almeno così sembrava.
Il problema è che dopo il 24 febbraio 2022, nulla è fantapolitica. Il fatto che Riga, Vilnius e Tallinn stiano preparando piani di difesa, e che gli alleati si preparino a sostenerli, non è più "fanta", è politica e basta, la realizzazione che il "mai più" europeo non si è ancora compiuto, e la storia non solo non è finita, ma sembra tristemente girare in tondo. La differenza principale tra il 24 febbraio del 2022 e il 2024 è proprio questa: dal "se" si passa al "quando".
bombardieri americani intercettati dall esercito russo sul mar baltico 2
Nessuno più interpreta gli attacchi di Vladimir Putin ai Paesi Baltici – "una minaccia diretta alla sicurezza russa", per aver espulso un attivista russo dalla Lettonia – come un bluff, o un gioco di propaganda a uso e consumo del bellicoso elettorato interno. Nessuno obietta che la Russia non ha i mezzi, militari, economici e diplomatici, per aprire un altro fronte, meno che mai per andare allo scontro diretto con la Nato.
Sarebbe una follia, ma la lezione del 24 febbraio 2022 è stata anche questa: la politica non è, purtroppo, soltanto razionale, e la follia può realizzarsi, soprattutto se a promuoverla sono un leader e un gruppo dirigente che sulla follia hanno scommesso e guadagnato. La follia non si scarta più come impossibile, si prende e si inserisce nei piani strategici.
Continuando a contare sulla razionalità: è evidente che tutta la campagna di allarmi su un'imminente nuova invasione dei russi, lanciata soprattutto dai governi del Nord e dell'Est Europa, e dalla Germania, serve anche ad ammonire Putin e a fargli capire che stavolta non potrà cogliere nessuno di sorpresa. Il presidente russo è apparso negli ultimi giorni molto assertivo, chiaramente ispirato dai pochi chilometri di avanzata che le sue truppe hanno finalmente compiuto nel Donbas, ed è il momento di rovinargli i sogni di un nuovo impero, e fargli arrivare il messaggio: il Baltico non sarà una passeggiata, la fatica che dovrà fare, e il prezzo che dovrà pagare, potrebbero, dovrebbero diventare fuori dalla sua portata. […]
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