Francesco Persili per Il Riformista
GAUCCI-GHEDDAFIxNon si è mai sentito secondo a nessuno, Luciano Gaucci. Anche quando era il numero due della Roma di Viola, e voleva diventarne il successore. Non ci riuscì, la spuntò Ciarrapico, e si dimise. Democristiano di rito andreottiano, aveva rapporti stretti con il Divo Giulio, che provò a fargli prendere la Lazio. No, grazie: «Non me la sono sentita». Parla al Riformista da Santo Domingo, «ma fra quindici giorni sono di nuovo in Italia, dai miei figli».
Non vuole parlare delle sue disavventure mentre si dice «preoccupato» di quello che sta accadendo in Libia. Big Luciano può vantare «un\'amicizia vera» con Gheddafi cementata da incontri nel deserto e dall\'acquisto del figlio Saadi, che giocò nel suo Perugia, quando il Grifone era l\'ombelico del mondo pallonaro. C\'erano un iraniano (Rezaei), un giapponese (Nakata), un cinese (Ma), un coreano (Ahn), un greco (Dellas), e, appunto il figlio del Colonnello libico. Di tutto, ma il di più ce lo mise Gaucci che collezionava stranieri come figurine, e squadre. Perugia, Viterbese, Catania.
0 saadi al gheddafi luciano gaucci lapStadio che vai, striscione che trovi per sostenere la campagna elettorale di un altro suo amico: \"Bush junior, for president\". E il figlio di Bush prese carta e penna: \"Dear Luciano\", come se Gaucci fosse Bettino Craxi, e l\'altro Reagan. Ma l\'ex governatore del Texas una volta diventato presidente volle ringraziarlo «con il cuore gonfio di gioia». Gli mandò una lettera e lo invitò alla Casa Bianca. Il suo cuore batte per il centrodestra anche se in queste ore il suo pensiero è a Tripoli.
E\' riuscito a sentire Gheddafi?
No, purtroppo non ci ho parlato. So che in questo momento ha molti problemi, mi dispiace. Preferisco non disturbarlo, spero solo che non gli accada nulla.
Come vi siete conosciuti?
Sono stato suo ospite varie volte, con il fratello di Bush padre, anche in un momento molto delicato, quando si discuteva dell\'embargo alla Libia. Il colonnello ci teneva ad incontrare un membro della famiglia Bush. Ricordo che siamo andati a trovarlo nel deserto, sotto la tenda.
E chi è si è trovato di fronte?
Un leader circondato da moltissime persone, una persona gentile che conosce il valore dell\'accoglienza e del rispetto. Ci ha abbracciato, abbiamo parlato a lungo. Ho ricordi bellissimi. Il corteo, le foto insieme, il figlio Saadi.
Perché lo portò al Perugia?
Ho pensato fosse un\'operazione vantaggiosa. Per l\'immagine, tanto che stampa e tv per settimane parlarono del Perugia. E poi se il suo acquisto poteva aiutare un po\' a migliorare i rapporti nel Mediterraneo, ero ben felice. La politica non l\'ho mai fatta, ma quando ho potuto, ho cercato di dare una mano ai miei amici. I più grandi protagonisti, nazionali ed internazionali, li conosco tutti.
Dopo i suoi guai chi si è offerto di aiutarla?
Gheddafi. E\' stato molto gentile, si è offerto subito, l\'ho ringraziato e gli ho detto che non avevo bisogno.
E Bush?
Anche lui, certo.
Cosa le ha dato la politica?
A parte molte cene, e qualche favore, un rapporto di amicizia con Andreotti che incontravo spesso a Capannelle, quando ero proprietario della White Star, e di Tony Bin, il purosangue che conquistò l\'Arc de Triomphe. Dopo le corse si andava spesso a pranzo. Una volta venne anche il presidente Napolitano.
Cosa le ha tolto, invece, la politica?
Nulla. Sono partito come autista dell\'Atac e sono riuscito ad avere l\'azienda di pulizie prima in Italia. Ho preso il Perugia in serie C e l\'ho portato in coppa Uefa. Ho commesso i miei sbagli, ho pagato, e se tornassi indietro rifarei tutto.
Tutto?
Forse ho sbagliato a dire no ad Andreotti, avrei dovuto acquistare la Lazio.