Fabio Martini per "la Stampa"
Da pochi minuti Emma Bonino è uscita dall' incontro formale con Mario Draghi e se le si chiede come abbia trovato, sinceramente e al netto della retorica, il presidente incaricato, lei risponde: «Sinceramente l'ho trovato determinato. E con le idee chiare. Consapevole del carico immane che lo attende. Noi, congedandoci, gli abbiamo detto: lei ora passerà un po' di luna di miele, ma poi arriveranno i tempi duri. Ricordi che noi ci siamo nella buona e nella cattiva sorte».
Lei guida Più Europa: non si sente a disagio a stare in un governo con l' amico di Marine Le Pen e di Orban?
«Più Europa ha mostrato a tutti anche in questa crisi l'utilità di scelte politiche per convinzione, e grande indipendenza di giudizio anche in tempi di pensiero unico. Abbiamo dato a Draghi un sostegno convinto, indipendentemente dalle scelte altrui».
Una conversione fulminea: sincera o opportunistica?
«Di conversioni sulla via di Damasco se ne vedono molte in questi giorni, anche repentine, nell' arco di ore Non sono io che ho cambiato opinione, ma altri: Salvini, ma anche quelli che hanno sostenuto Conte ter o voto. Ma non sono l' osservatore più affidabile di fenomeni religiosi o antropologici».
EMMA BONINO – NO AL REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
Il Nord spinge la Lega e a Salvini conviene fare l'europeo mentre arrivano i 209 miliardi dalla Ue?
«Il presidente Mattarella ha fatto appello a tutte le forze politiche. È un appello alla responsabilità che trascende interessi di parte o elettorali. Purtroppo in Italia manca anche sul piano lessicale la differenza, che è chiara nel mondo anglosassone, fra politics (che è la ricerca del consenso per governare) e policy, che è l'arte del governo nell'interesse del Paese. Da noi tutto è fare politica. Si governa spesso con fini elettorali o di consenso. Spero che tutti comprendano che questo è il tempo della policy».
Si è colto un certo affetto da parte di Draghi nei suoi confronti: se la chiamasse entrerebbe nella squadra di governo?
«Deciderà lui. Non sono fra quelli sempre più numerosi che vantano trascorsi scolastici o amichevoli con Mario Draghi. Fra noi c' è il rispetto e l' apprezzamento reciproco fra persone che hanno coperto dignitosamente ruoli di rilievo per il Paese, in Italia e all' estero».
Recovery Plan. È tutto da riscrivere? Con quali priorità?
«Per noi è quasi tutto da riscrivere, ma per fortuna questo compito è in buonissime mani.
Si tratta di produrre una visione del futuro del Paese che lo metta in sintonia con il resto dell' economia europea: alla stessa velocità di crescita e di sviluppo sociale e scientifico, e con la stessa efficienza. La sfida non è solo quella di avere una politica energetica che produca meno emissioni, o di digitalizzare l' amministrazione pubblica. È quella di trasformare la nostra economia: dallo stato attuale di mercato appetibile in questi settori, a quello di motore di produzione di tecnologie e servizi innovativi, competitivo a livello mondiale. È per questo che si chiama Next Generation e non Next Elections!».