"NESSUNO PUÒ TENERSI LE MANI LIBERE IN PARLAMENTO" - DRAGHI AVVERTE I PARTITI DELLA MAGGIORANZA CHE SCALPITANO DOPO L'APPROVAZIONE DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI - DAVANTI ALLE MINACCE DI PATUANELLI, LA DELUSIONE DI BRUNETTA E GELMINI, I DUBBI DI GIORGETTI, SUPERMARIO HA SBOTTATO: "MI APPELLO AL VOSTRO SENSO DI RESPONSABILITÀ. QUESTA RIFORMA È LEGATA AL PNRR, È FONDAMENTALE. MA SE UN MINISTRO NON SE LA SENTE DI PRENDERE QUESTO IMPEGNO, PUÒ VOTARE CONTRO". FINALE? VOTANO TUTTI, ZITTI E COMPATTI - LO PSICODRAMMA NEL M5S

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Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

marta cartabia mario draghi marta cartabia mario draghi

 

Quando tutto è finito, raggiunta la mediazione e scongiurata la crisi, un esponente del governo sospira di sollievo: «Stava per crollare tutto...». Prova ne sia il severo monito con cui Mario Draghi durante un Consiglio dei ministri molto teso ha richiamato all' ordine le forze politiche, in lotta tra loro sulla riforma del processo penale e i tempi della prescrizione. «Una maggioranza eterogenea richiede compromessi, ma nessuno può tenersi le mani libere in Parlamento» ha stoppato i continui rilanci dei partiti il capo del governo, convinto che la riforma debba «essere approvata così com' è».

 

La pazienza del presidente finisce dopo la faticosa ricucitura con i 5 Stelle, quando i ministri finalmente prendono posto e la riunione comincia. Ma Forza Italia, Lega e Italia viva non ci stanno. Brunetta e Gelmini sono perplessi sulla mediazione che prevede tempi del processo più lunghi per i reati contro la Pubblica amministrazione.

marta cartabia marta cartabia

 

Giorgetti sostiene che «la decorrenza del prolungamento non è chiara» e la renziana Elena Bonetti è con loro. Vogliono leggere parola per parola il testo modificato e chiedono la sospensione del Cdm, mossa che innesca lo scontro con la delegazione del M5S, in contatto continuo con Giuseppe Conte. All'ex premier non piace l' intesa sulla prescrizione con i due anni per l' appello e un anno per la Cassazione. Stefano Patuanelli avverte che il Movimento non arretrerà di un centimetro: «In Parlamento ci sarà l' occasione di apportare modifiche tecniche limitate». Una formula che Brunetta, forse a mo' di sfida, avrebbe ripetuto pari pari.

 

I SETTE SAGGI M5S - DI MAIO - FICO - PATUANELLI - LICHERI - CRIMI - BEGHIN - CRIPPA I SETTE SAGGI M5S - DI MAIO - FICO - PATUANELLI - LICHERI - CRIMI - BEGHIN - CRIPPA

Il botta e risposta va avanti finché Draghi, visibilmente adirato, chiede di smetterla con le bandierine: «Chiedo lealtà, mi appello al vostro senso di responsabilità. Questa riforma è legata al Pnrr, è fondamentale e io voglio una maggioranza compatta e responsabile». Limata anche l'ultima virgola, l'ex presidente della Bce chiede alla sua squadra un via libera unanime: «È un testo bello, di alta dignità. Ma se un ministro non se la sente di prendere questo impegno, può votare contro».

 

Tacciono tutti, il via libera è compatto. La battaglia si sposta in Parlamento, dove il tema politico è la tenuta dei 5 Stelle. Sono infuriati per il merito, ma anche per il metodo. Rimproverano a Palazzo Chigi di aver portato sul tavolo del Cdm un tema identitario come la prescrizione, proprio ora che il Movimento è allo sbando e senza un leader.

 

mario draghi luigi di maio 1 mario draghi luigi di maio 1

Parlamentari pronti alle barricate e «big» divisi tra istinti di lotta e responsabilità di governo. Falchi da una parte e colombe dall' altra, con il paradosso che ai tavoli delle trattative i ruoli si sono invertiti. I pentastellati che guardano a Grillo erano disposti a digerire la proposta Cartabia, mentre quelli che vogliono Conte leader sono arrivati a minacciare l'uscita dalla maggioranza: «Non possiamo stare al governo solo per incassare schiaffi e umiliazioni». In riunione con alcuni parlamentari, Lucia Azzolina l'avrebbe messa in questi termini: «Risolti i problemi interni, servirà una verifica politica sull' azione del governo, che su alcune questioni mostra grosse lacune e segni di stanchezza di alcuni membri dell'esecutivo».

 

LUCIA AZZOLINA LUCIA AZZOLINA

La storia di un pericolo scampato è scritta nelle chat di attivisti e parlamentari, che per tutto il giorno fanno rullare i tamburi in difesa della prescrizione modello Bonafede.

«Bisogna uscire da questo governo», è il tam tam, con Alessandro Di Battista che intercetta gli umori della base e alle cinque della sera spedisce dalla Bolivia una cartolina in cui accusa il governo di aver impacchettato «un maxi regalo all' impunità, ovvero ai ladri». La tensione è al limite, il Cdm inizia con due ore di ritardo.

 

BEPPE GRILLO E ALESSANDRO DI BATTISTA BEPPE GRILLO E ALESSANDRO DI BATTISTA

Alle sei, quando il capo delegazione Patuanelli arriva a Palazzo Chigi, i ministri del M5S fanno il punto e poi si chiudono con Draghi e Cartabia. A portare l'aut aut del Movimento è Luigi Di Maio: «Il testo così come ci è stato proposto non possiamo votarlo. Abbiamo la forza parlamentare per fermare gli emendamenti in aula e quindi in Cdm ci asterremo». A quel punto il capo del governo e la Guardasigilli tirano fuori la proposta di mediazione che va incontro alle proteste dei pentastellati. Corruzione e concussione saranno inseriti tra i reati per i quali lo stop alla prescrizione scatta in tempi più lunghi.

 

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