RACCONTANE UN’ALTRA, ROMEO - NELLE 5 ORE DAI PM, L’EX CAPO SEGRETERIA DELLA RAGGI HA SOSTENUTO DI AVER INDICATO LA SINDACA COME BENEFICIARIA DELLE “PER AMICIZIA E STIMA” - LA SUA NOMINA E SUCCESSIVA APPROVAZIONE SONO STATE VIZIATE DA ALMENO TRE ANOMALIE - ECCOLE

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Carlo Bonini per “la Repubblica”

 

SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI

L’interrogatorio notturno di Salvatore Romeo non sembra aver spostato di un centimetro i termini dell’inchiesta in cui risponde di concorso in abuso di ufficio con la sindaca Virginia Raggi e Raffaele Marra. Né in avanti, né indietro. Almeno, per quel poco del suo contenuto che ad oggi è possibile ricostruire. Del resto, anche la genericità e il tono di circostanza con cui ne riferisce l’avvocato Riccardo Luponio, legale di Romeo («Confronto in un clima cordiale.

 

Di fiducia reciproca. Romeo è molto contento di aver potuto chiarire la sua posizione e attende con serenità le determinazioni della Procura »), conferma come le domande del Procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Francesco Dall’Olio abbiano trovato risposte che continuano a non sciogliere le domande chiave sulla vicenda e il suo oggetto: perché Romeo, sei mesi prima dell’elezione di Virginia Raggi e della sua decisione di nominarlo capo della segreteria in Campidoglio, la indicò quale «beneficiaria a sua insaputa » di due polizze sulla vita per un valore complessivo di poco superiore ai 30 mila euro?

 

virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo virginia raggi sul tetto del comune con salvatore romeo

Detta altrimenti: fin dove la natura privata del rapporto tra Raggi e Romeo avrebbe dovuto sconsigliare, perché in conflitto di interesse, la nomina di Romeo a capo della segreteria forzando l’interpretazione delle norme amministrative e la loro applicazione ponendo così le premesse “soggettive” e “psicologiche” del reato di abuso?

 

«Indicai la Raggi per i miei rapporti di particolare stima e amicizia», ha risposto Romeo ai pm. Per poi chiarire come, tecnicamente, il premio e il rendimento di quelle polizze a scadenza sarebbero potuti essere incassati esclusivamente dal loro titolare (Romeo) e non dal beneficiario (la Raggi), «né direttamente, né indirettamente». Abbastanza per confermare la natura privata e risalente nel tempo del rapporto con la Raggi e per escludere uno “scambio” polizze-nomina in Campidoglio che, per altro, avrebbe configurato un reato ben più grave (la corruzione. Il che non è).

salvatore romeo salvatore romeo

 

E, tuttavia, troppo poco per chiarire il motivo di una scelta che resta, per la spiegazione anodina che ne viene data, quantomeno stravagante (chi, mediamente, indica, quali beneficiari di una polizza sulla vita, persone cui è legato «da stima e amicizia» e che il caso vuole diventino sindaci di lì a sei mesi e restituiscano tanta stima e amicizia con un incarico di peso, per ruolo e retribuzione, nella propria amministrazione?).

 

Ma, del resto, in tutta questa vicenda della nomina di Romeo, nulla, ma proprio nulla, sembra essere andato secondo logica e buon senso. A quanto se ne sa, infatti, la Procura avrebbe contestato a Romeo almeno due nuove circostanze di fatto emerse dalle indagini di cui non è noto il merito, ma che indicherebbero ulteriori stravaganze nel percorso che portò Romeo da funzionario del Comune a dirigente con stipendio triplicato.

SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI SALVATORE ROMEO E VIRGINIA RAGGI

 

Romeo ha sostenuto di non aver avuto parte nella genesi o confezione della sua nomina («Non è entrato nell’iter formativo della delibera perché non era affar suo - ha detto ancora l’avvocato Luponio - Non è tanto esperto di diritto come si potrebbe pensare. E’ un economista»). E tuttavia è un fatto che la genesi di quella nomina, così come la sua approvazione, siano viziate, come documentano gli atti dell’inchiesta, da almeno tre anomalie.

 

La prima. Lo schema di delibera che, nell’agosto scorso, nominava Romeo capo della segreteria della sindaca e disponeva l’assunzione di tre collaboratori esterni all’amministrazione capitolina (tra loro Andrea Mazzillo, diventato nei mesi successivi assessore al bilancio) non venne trasmesso, come di routine, al capo di gabinetto della sindaca (in quel momento Carla Raineri, futura vittima dell’epurazione interna alla Giunta) per il visto di legittimità.

 

salvatore romeo e raffaele marra al compleanno di pieremilio sammarco salvatore romeo e raffaele marra al compleanno di pieremilio sammarco

La seconda. La delibera fu portata all’approvazione della Giunta “fuori sacco” dalla stessa Raggi, direttamente, senza dunque essere stata inserita in copia nell’ordine del giorno della riunione e dunque senza che gli assessori avessero avuto tempo e modo di valutare il merito e la forma delle decisioni per le quali era chiesto il loro voto.

 

La terza. Nelle motivazioni di quella delibera non solo (come sarà segnalato dall’allora assessore al bilancio Marcello Minenna in una lettera del 31 agosto di cui Repubblica ha dato conto ieri) venne omesso il particolare status giuridico di Romeo, già assunto a tempo indeterminato da Roma Capitale quale funzionario.

 

MINENNA MINENNA

Ma, contestualmente, venne omessa anche l’indicazione delle retribuzioni che Romeo e i tre nuovi collaboratori esterni assunti avrebbero percepito. Se non con un generico e criptico riferimento al Contratto collettivo nazionale di lavoro della dirigenza amministrativa.

 

Tre anomalie in una procedura amministrativa importante quale la nomina di un dirigente di vertice dell’amministrazione comunale non sono poche. A maggior ragione se, come è oggi chiaro, furono strumentali ad aggirare gli ostacoli che la allora capo di gabinetto Raineri e l’allora assessore al bilancio Minenna avevano posto, anche in modo acceso, alla nomina di Romeo.

 

carla raineri carla raineri

Ma, soprattutto – ed è questa l’osservazione che si raccoglie da qualificate fonti investigative – diventano «decisamente singolari» se si pensa che quella delibera aveva già in sé un elemento di oggettiva delicatezza. Vale a dire la controversa interpretazione dell’ormai famigerato articolo 90 del Testo Unico delle leggi sugli Enti Locali, la norma presupposto della nomina di Romeo. Insomma, se la sindaca e Raffaele Marra si erano convinti ad interpretare quella norma in modo tale da poterla utilizzare per nominare Romeo, e dunque della legittimità del loro atto amministrativo, perché nasconderne alla Giunta alcuni elementi chiave?

 

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