Mauro Favale per la Repubblica
«La rabbia spontanea di questi giorni è frutto di un passaggio estremamente scorretto che c’è stato al Senato». Virginia Raggi ascolta e annuisce due volte. Davanti a lei, sotto il sole di piazza Venezia, Riccardo Cacchione, delegato del sindacato autonomo Usb, detta le sue condizioni ai politici: «Adesso hanno solo un’occasione: riportare la politica dalla parte della gente, ritirando quell’emendamento senza condizioni». «Perfetto, perfetto », reagisce la prima cittadina.
L’ultimo sindaco di Roma a scendere in piazza al fianco dei tassisti era stato Gianni Alemanno ma a Raggi certe coincidenze non fanno alcun effetto. Specie se il suggerimento di abbracciare una delle categorie con maggiore peso elettorale a Roma arriva proprio da Beppe Grillo: «Vai tra la gente, ascolta la voce dei cittadini», le aveva consigliato il garante del M5S nella sua visita in Campidoglio, due giorni fa, per parlare dello stadio della Roma.
Consiglio messo in pratica in meno di 24 ore. Sono le 11.30 quando parte l’uno-due su Twitter a dimostrazione di una linea concordata coi vertici dei 5 Stelle: «Basta riforme calate dall’alto, stop emendamento Lanzillotta. Noi al fianco dei tassisti», annuncia la sindaca. Grillo retwitta e aggiunge: «Blocchiamo la porcata del Pd contro i tassisti».
Il Movimento va a caccia in un campo tradizionalmente della destra e lo fa mandando avanti la sua frontwoman alla disperata ricerca di facile consenso. Dopo settimane trascorse nel “bunker” del Campidoglio, tra inchieste, interrogatori-fiume, polizze a sua insaputa e assessori dimessi, Raggi torna in strada e sceglie di incontrare una delegazione di tassisti di estrema sinistra, rumorosa ma non certo maggioritaria. È un modo per non spezzare un legame stretto con l’Usb durante una campagna elettorale che l’ha vista pescare a piene mani dai due campi. Lo schema, alla fine, resta sempre quello.
E pazienza se nel corso della giornata, davanti ai boati delle bombe carte, alle cariche della polizia, alla foto del tirapugni calzato da un manifestante e a quella selva di braccia tese sotto la sede del Pd, Raggi decida di puntualizzare: «Manifestare è un diritto, usare la forza è inaccettabile. Al fianco di chi protesta civilmente. Ferma condanna verso chi ricorre alla violenza». Ma il segnale, intanto, è stato lanciato. Ora la sindaca può anche fare appello al senso di responsabilità, «affinché il servizio torni al più presto alla normalità», condannando «episodi vergognosi come le minacce a chi vuole lavorare».
Il timbro del M5S sulla giornata di proteste e disordini che attraversano il centro di Roma, intanto, resta ed è ben chiaro fin dalla mattina. Sono le 11.40 quando la Peugeot bianca del Comune si ferma su via dei Fori Imperiali, a due passi da piazza Venezia. La sindaca è accompagnata dalla sua assessora alla mobilità, Linda Meleo. Le cede la parola, ricorda la lettera partita dal Campidoglio e indirizzata al ministro Graziano Delrio a sostegno della protesta.
GUERRIGLIA A ROMA TASSISTI-TIRAPUGNI
Parla con le tassiste che lamentano la scarsa sicurezza a bordo delle loro auto bianche. «Fate un lavoro pericoloso », ammette Raggi. Poi sorride quando i tassisti le chiedono: «Vogliamo fare una passeggiata in piazza? Approfittiamo del bel sole di Roma». «Volentieri», replica la prima cittadina che passa dritta, senza degnare di uno sguardo un manipolo di attivisti M5S fermo a pochi metri da lei: sono un combattivo gruppetto di contrari allo stadio della Roma e la vorrebbero incontrare. «Ci ha trattato come paria», diranno poi.
Il servizio d’ordine dei tassisti si fa largo spintonando fotografi e operatori tv: «O ve levate o ve tiramo per terra, eh». Gli animi si scaldano, le voci si alzano. È a quel punto che la sindaca si ferma: «Scusate, la rissa non mi sembra francamente un buon modo per parlare». La passeggiata è durata appena 10 metri.
Raggi fa marcia indietro e risale in macchina. « Fateje pija’ un taxi, no?», è la battuta di un autista. «Sarebbe uno spettacolo». Lei, però, è già lontana, diretta con Grillo a visitare il Teatro Valle, il più antico della città, in vista di un restauro atteso da troppi anni. Un tentativo acrobatico di tenere insieme, nella stesso giorno, la solidarietà a una piazza che guarda a destra e il recupero di uno stabile occupato per tre anni, laboratorio della sinistra dei “beni comuni”. Lo schema dei 5 Stelle, alla fine, resta sempre quello.