Mattia Feltri per “la Stampa”
Come sempre l' aspetto giudiziario è il meno indicativo. Sette mesi e mezzo di dominio su Roma portano Virginia Raggi a un disastro di caratura puramente umoristica, e senza una vetta o una profondità di dramma che non si troverebbero nemmeno con le lanterne dentro al complotto dei frigoriferi, secondo la sindaca abbandonati per la città nel complotto del Pd, o nella risposta piccata ad Arfio Marchini, account caricaturale del più realistico Alfio, e cioè, per dire, l'account che prometteva la trasformazione di Tor Pagnotta in Tor Baguette.
Davvero, che senso hanno le violazioni di legge, sempre che ci siano state, davanti alla parodistica rivoluzione dell'ordine e dell'onestà di una sindaca che si appostava nottetempo dietro ai cassonetti delle periferie per cogliere in fallo i nemici della differenziata?
In video da allucinati youtubers sbucava con balzo davanti alla vecchietta («Ma vammorì ammazzata, m' hai fatto pijà 'n colpo») a controllare il sacco della spazzatura, e tutto questo sovrasta che fosse in compagnia di Paola Muraro, assessore all' Ambiente che aveva collaborato con Manlio Cerroni, e cioè l' imperatore della discarica di Malagrotta, indicato in campagna elettorale dai cinque stelle come il simbolo della decadenza criminale romana.
Poi Muraro si dimetterà, evento che appartiene alla mirabolante costruzione della giunta, durata quattro mesi, e messa in crisi prima ancora di sedersi al tavolo con la giubilazione del campione di rugby Andrea Lo Cicero e di Enrico Stefàno, annunciati a vuoto.
Lo Cicero cerca di picchiare i giornalisti che lo importunano, Stefàno deve fare spazio a una donna per regole di genere, e poi si dimette l' assessore al Bilancio Marcello Minenna perché, dice, «mancano i presupposti della legalità», e allora viene nominato il magistrato Raffaele De Dominicis che, capolavoro dell' assurdo, viene scoperto dal Movimento stesso «privo dei requisiti giuridici», allora De Dominicis già grillino nel cuore denuncia la macchinazione oscura.
Se ne va anche Carla Ranieri, altro magistrato, perché il giro di Raggi «è un centro di malaffare». Saltano i vertici delle muncipalizzate, e poi per forza la storia di questa giunta è priva di decisioni che non siano nomine e adeguamenti di stipendio, uno via l' altro. Al posto di Ranieri viene messo Raffaele Marra, uno alla cui biografia manca soltanto la militanza nella Legione Straniera.
Viene arrestato un giorno di dicembre per rapporti col palazzinaro Sergio Scarpellini fatti di case vendute e comprate a prezzi clamorosamente fuori mercato e tutti a vantaggio di Marra. Il giorno dell' arresto, Raggi convoca una conferenza stampa di quaranta secondi in cui dice che Marra è uno che passava di lì, lei lo conosce a mala pena, non accetta domande, e se ne va col broncetto, quello che ha messo su in questi mesi di andirivieni dagli ingressi laterali per evitare la stampa - la stampa che segue un sindaco?
alessandro di battista virginia raggi
Scandalo! - di salite sul tetto del Campidoglio per conciliaboli simil carbonari coi collaboratori, puntualmente fotografati dalla finestra di fronte. E nel pomeriggio, subito dopo la conferenza stampa dalle procedure innovative, il consiglio prova ad approvare il bilancio ma non ci riesce perché manca il parere vincolante della tal commissione.
Insomma, quanto peserà davanti a questo carnevale un' inchiesta o un interrogatorio o giri strani di polizze sulla vita, questi in realtà rubati dalla fantasia di Age e Scarpelli?
La trama si fa fitta zalonescamente, il fratello di Marra che viene promosso all' ufficio del turismo mentre il terzo fratello fa affari a Malta vestito da ammiraglio, le paghe che si moltiplicano nell' oscurità, i finti dossier contro il rivale della sindaca durante le primarie per affiliati, i gruppi ristretti su whatsapp per sputtanarsi a vicenda e così prontamente offerti ai giornalisti secondo le orride regole pluridecennali che hanno fatto la fortuna del vaffanculismo.
VIRGINIA RAGGI DANIELE FRONGIA RAFFAELE MARRA
Impossibile proporre un catalogo logico, quando Raggi tarda due giorni a mandare un messaggio alla comunità ebraica per la morte di Settimio Piattelli, uno degli ultimi testimoni della Shoah, e poi lo manda e ci mette la foto di un altro, per sua fortuna vivo. Forse uno dei sette o otto che avrà l'abbonamento all' autobus, secondo la fantastica iniziativa del giorno della Memoria: i reduci romani di Auschwitz tutti gratis sui mezzi pubblici. Ecco, questa la rivoluzione che avrebbe dovuto cambiare la storia di Roma, una città che la storia ce l' ha davvero, carica di trionfi e demoni e onori e cinismo e alte buffonerie con cui sono stati divorati in sei mesi certi bocconi, altro che Raggi la pillolina.