1 - RAI: OK CDA A FUORTES AD E SOLDI PRESIDENTE
(ANSA) - ROMA, 16 LUG - Via libera - secondo quanto si apprende - del consiglio di amministrazione Rai alla ratifica della nomina di Carlo Fuortes come ad della tv pubblica con cinque voti favorevoli e l'astensione di Riccardo Laganà, consigliere eletto dai dipendenti. Identico il risultato della votazione per Marinella Soldi, il consigliere indicato dal Tesoro, che è stata eletta presidente.
2 - RAI: CDA, NOMINATI PRESIDENTE E AMMINISTRATORE DELEGATO
(ANSA) - ROMA, 16 LUG - Il Consiglio di amministrazione della Rai, presieduto da Carlo Fuortes in qualità di consigliere anziano, dopo l'assemblea degli azionisti, ha nominato per la carica di presidente, Marinella Soldi, che - informa una nota di Viale Mazzini - entrerà nel pieno delle sue funzioni dopo l'approvazione da parte dei due terzi dei componenti della commissione parlamentare di Vigilanza. Il nuovo amministratore delegato, a seguito dell'indicazione del Mef, è Carlo Fuortes.
3 - ROSSI, L'ESCLUSO DALLA STIMA DELL'AD SALINI AL NO DELLA LEGA
Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
In quegli epitaffi involontari che sono le nostre autopresentazioni sui social, di sé scrive: «Giampaolo Rossi. Romano. Classe 1966. Di formazione archeologo. Per questo mi occupo di politica e comunicazione».
Al consigliere di amministrazione Rai uscente, in quota FdI, fatto fuori dal nuovo board da Lega e Forza Italia, che hanno occupato i due posti del centrodestra, non manca l'ironia. E nemmeno lo charme : alto, barba sale e pepe, i Ray-Ban a specchio blu sempre calati sugli occhi.
silvio berlusconi con matteo salvini
Dicono che nelle spire del suo linguaggio forbito e del suo spirito «marinettiano» (altra autodefinizione) sia caduto dal primo momento l'ormai ex ad Fabrizio Salini, che ne ha fatto il suo maggiore consigliere. Al punto che la Lega, che di posti in cda ne occupava ben due, compreso il presidente, aveva giurato di farlo fuori.
Eppure adesso, al netto di chi lo difende perché nel cda mancherà l'opposizione, e di chi, al contrario, ricorda gli epiteti non proprio eleganti da lui rivolti in passato al presidente Mattarella, sono in molti a dire che, per competenza, Rossi sarebbe dovuto restare.
Laureato in lettere, membro del cda dell'istituzione Biblioteche di Roma, poi presidente della commissione Cultura della Regione Lazio e direttore del Master di Media&Entertainment del «pensatoio» 5 Stelle, Link campus university.
Entrato nella Rai dell'ad Flavio Cattaneo nel 2004, come presidente di RaiNet, la digital factory Rai, ci resta per otto anni. «Questa azienda - ha detto - ho avuto il privilegio non solo di studiarla ma di viverla». E anche un po' di occuparla: mai prima FdI aveva piazzato tanti uomini ai vertici di reti e tg.
C'è da dire che l'azienda in questi anni l'ha sempre difesa, anche contro le accuse di lottizzazione. Pro domo sua : «Che i partiti indichino professionisti validi ai vertici dell'azienda è una garanzia e non un pericolo». Peccato che li scaraventino fuori in tempo reale.
4 - RAI, L'IRA DI MELONI: SCELTA SCANDALOSA
Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”
Non è ancora finita. Chi pensa che l'esclusione dell'unico consigliere di opposizione, Giampaolo Rossi (Fratelli d'Italia), dal consiglio di amministrazione della Rai sia l'ultima mossa del centrodestra per scalare l'azienda, si sbaglia. Ha un bell'appellarsi la leader Giorgia Meloni al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del quale dice «mi spiace che non sia intervenuto» su «una decisione scandalosa», «una violazione senza precedenti delle più banali norme del pluralismo».
Il leader della Lega, Matteo Salvini, spiega all'alleata che «la presenza di esponenti di Lega e FI nel cda Rai sarà garanzia di pluralismo per tutti, opposizioni comprese, per bilanciare un eterno predominio della sinistra nella tv pubblica confermato, purtroppo, anche in occasione di queste ultime nomine».
Del resto Salvini, che ha molto sofferto la vicenda Copasir (di cui ha dovuto lasciare la presidenza a FdI), sostenendo la candidata azzurra ha potuto anche restituire il favore ricevuto tre anni fa da Forza Italia, quando la Lega governava col M5S, e Berlusconi permise l'elezione a presidente della Rai di Marcello Foa, anche lì, per la prima volta, dando una spallata alla prassi che voleva in quel ruolo una figura di garanzia.
A gongolare però oggi è soprattutto Forza Italia che ha fatto «filotto» nell'area della comunicazione tra il sottosegretario all'editoria, la presidenza della Vigilanza e ora il posto nel cda Rai per Simona Agnes. Ma alla trama, ordita, dicono, dall'intramontabile Gianni Letta, manca un tassello: il tentativo di prendersi la presidenza. «Non sarà facile - si sussurra - ma ci proviamo».
steve bannon alla biblioteca angelica di roma con giampaolo rossi
Da subito. Ieri il Consiglio dei ministri e l'assemblea della Rai hanno dato il via libera alle nomine, proposte dal Tesoro, di Carlo Fuortes e Marinella Soldi, che oggi approderanno nel nuovo cda che eleggerà il presidente. Qui, pur astenendosi, Lega e FI non hanno i numeri per evitare la designazione di Soldi. Poi però si apre la partita della ratifica in commissione di Vigilanza, a maggioranza qualificata: 27 voti su 40.
carlo fuortes foto di bacco (1)
Se davvero Lega e Forza Italia facessero muro con i loro 13 voti (più il presidente Barachini che si astiene) Soldi mancherebbe l'elezione. Anche senza contare quelli che, nel segreto dell'urna, potrebbero far mancare i nove consiglieri del M5S delusi dalla scelta, da parte del Movimento, di un consigliere, di Majo, che non era quello da loro indicato. E persino alcuni del Pd inquieti.
Ma la tattica del centrodestra è non arrivare neppure alla prova dell'urna, scoraggiando il voto su Soldi e dirottandolo su Simona Agnes (Forza Italia) in una trattativa che si terrebbe prima, ai massimi livelli. Ma è davvero pensabile che Salvini e Berlusconi si mettano di traverso a Draghi sulla Rai? «La presidenza, a questo punto, dovrebbe andare all'unico membro del cda non di nomina politica: Riccardo Laganà, eletto dai dipendenti» è la proposta di Vittorio Di Trapani, segretario dell'Usigrai, che ha definito «un grave precedente» il blitz della maggioranza.
Quanto a FdI, che ora reclama la presidenza della Vigilanza, a sorpresa li soccorre l'azzurro Elio Vito, secondo cui la rivendicazione è corretta per rispetto del pluralismo, che «dovrebbe essere ancora più stringente in un periodo di "grande maggioranza"». E, a riprova che anche tra gli azzurri non mancano i mal di pancia, si segnala che Renato Schifani si è astenuto al Senato nel voto sul cda.