LA RIVOLTA DEI DISSIDENTI SPACCA IL M5S: NUMERI A RISCHIO PER IL DECRETO SICUREZZA (MA E’ PRONTO IL SOCCORSO NERO DELLA MELONI) –  IL COMANDANTE DE FALCO FA SAPERE A DI MAIO CHE SI È CANDIDATO “IN UN PARTITO NON IN UN ESERCITO” -  E CARLA RUOCCO E ELIO LANNUTTI APRONO UN ALTRO FRONTE: “MOLTE DELLE DISPOSIZIONI DEL DECRETO FISCALE SONO CONTRARIE AI NOSTRI VALORI”

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Alessandro Trocino per il Corriere della Sera

 

Punirne tre per educarne 330. Elena Fattori, Paola Nugnes e Gregorio De Falco non potrebbero essere più diversi, per convinzioni politiche, provenienze e cultura. Ma di fronte a quella che considerano una sudditanza alla Lega in materia di sicurezza, hanno deciso di saldarsi in un fronte comune e ribellarsi. Per questo non sembrano particolarmente spaventati dalla minaccia che circola dietro le quinte, cioè quella di essere deferiti ai probiviri da Luigi Di Maio e fanno sapere di essere pronti a non votare il decreto (firmato anche dal senatore Matteo Mantero).

 

La maggioranza del Senato è fragile, solo sei senatori. I tre dissidenti potrebbero decidere di votare contro o non votare. Nessun pericolo per la maggioranza, perché sulla sicurezza Fratelli d' Italia è pronta a dare una grossa mano. Ma il segnale sarebbe devastante per M5S. Che non appare solido neanche nella maggioranza.

 

La loro rivolta è l' ultimo di una serie di episodi che allarma il gruppo dirigente. E che ripropone un tema, quello delle espulsioni, che ha tenuto banco nella scorsa legislatura. Allora sono stati una quarantina i reietti. In questa non ci sono stati sanzioni, ma le prospettive sono inquietanti: più si va avanti nella legislatura, più molti parlamentari, già al secondo mandato e quindi non rieleggibili, si sentiranno autonomi dalla testuggine dimaiana.

paola nugnes paola nugnes

 

A metà pomeriggio arriva attraverso le agenzie di stampa la notizia che i quattro avrebbero ritirato l' emendamento all' articolo 14 del decreto Sicurezza, che prevede la revoca della cittadinanza per chi ha riportato condanne definitive per delitti commessi per finalità di terrorismo o di eversione.

 

Un gesto di distensione? Fake news, come usano dire i M5S e come spiega De Falco nel caso: «Mai ritirato nessun emendamento, è stato solo bocciato. Anzi, se il provvedimento resta incostituzionale, voterò contro».

 

Nel frattempo, Elena Fattori mette nero su bianco (nel suo blog sull' Huffington) il pensiero di molta base 5 Stelle: «Se qualche mese fa avessimo detto in un comizio che avremmo detto sì alla Tap, sì all' Ilva, che avremmo fatto un condono fiscale ed edilizio e che ci saremmo alleati con la Lega usando la parola contratto, ci avrebbero rincorso con i forconi». De Falco conferma: «Ha ragione, non credo che il problema siano i nostri emendamenti».

 

Come a dire, Di Maio sta cercando un diversivo per dare compattezza alla testuggine e trovare capri espiatori. De Falco fa sapere a Di Maio che si è candidato «in un partito non in un esercito». E lui, che è il comandante più famoso d' Italia, sa bene la differenza.

 

Se il fronte sicurezza è caldissimo, non lo è meno quello del fisco. Qualche giorno fa è arrivata come una bomba la nota con la quale Carla Ruocco e Elio Lannutti hanno spiegato che «molte delle disposizioni del decreto fiscale sono contrarie ai nostri valori». La Ruocco, si sussurra, è arrabbiata perché non sta passando alla Consob un uomo a lei vicino, Marcello Minenna. Le maldicenze corrono leggere: «De Falco ha bisogno di soldi - si lascia cadere - per questo vuole sganciarsi».

gregorio de falco gregorio de falco

 

Macchina del fango? Gli scricchiolii sono ovunque.

Roberto Fico ogni tanto tira una frecciata a Salvini: «Meglio l' amore delle ruspe», dice sulla ragazza uccisa a San Lorenzo. Meno sentimentali e più furenti i senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial, che si scagliano contro il premier Giuseppe Conte per la decisione sulla Tap. Rischi del mestiere, se è vera la definizione data da Emilio Carelli di Conte, «scudo umano».

 

Lo scontro tra il massimalismo dei puri e la ragione di Stato (anzi, di governo), rischia di fare vittime. E Salvini ride. Pronto a incunearsi nelle contraddizioni dell' alleato e a spolparlo.

 

Carelli, che non ha mai messo in discussione Di Maio, difende i giornali vituperati e dice sì al Terzo Valico (che ieri i deputati M5S definivano «importante solo per la lobby del cemento»). Barbara Lezzi messa sotto accusa dal «popolo», se la prende con il Fatto quotidiano. Se le fronde si saldassero, insieme al nervosismo dei vertici, la stabilità del Movimento, e quindi del governo, sarebbe a rischio.

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