FLASH! - ARRIVA IL PRESIDENTE CINESE A ROMA E NELLO STESSO GIORNO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO LAVROV, BRACCIO DESTRO DI PUTIN, SBARCA CON UNA DELEGAZIONE DI 15 PERSONE A SAN MARINO, UNICO PAESE SOVRANO EUROPEO CHE NON HA VOTATO A FAVORE DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA - LA MALANDATA ROCCA DEL TITANO DIVENTERA' LA NUOVA "PIATTAFORMA" EUROPEA PER MOSCA? (DAGOSPIA - 21 MARZO 2019)
L'ITALIA NON CONSEGNA I VACCINI PROMESSI: SAN MARINO SI MUOVE VERSO LO SPUTNIK
Camilla Conti per “La Verità”
San Marino è ancora in attesa dei vaccini e non ha quindi avviato la campagna di somministrazione. La piccola Repubblica rientra nel programma internazionale Covax che ha come obiettivo quello di garantire l'accesso ai vaccini anti-Covid alla popolazione degli Stati con meno risorse e con minor capacità contrattuale.
Ma il Covax Facility Plan non è partito e nel frattempo è stato aperto un canale di approvvigionamento con l'Unione europea tramite l'Italia, che avrebbe dovuto cedere una quota dei propri vaccini a San Marino. Sono stati quindi presi accordi ben precisi con Roma, prima verbali, poi formalizzati lo scorso 11 gennaio, tra i responsabili delle politiche sanitarie italiane e il Titano: il ministro della Salute, Roberto Speranza e il segretario di Stato alla Sanità di San Marino, Roberto Ciavatta.
L'intesa sancisce l'adozione di «misure equivalenti e, ove possibile, coordinate, di prevenzione e contrasto del contagio da coronavirus», precisa con una nota il governo sammarinese. In particolare all'articolo 2 comma 1, si stabiliva che la parte italiana avrebbe fornito a San Marino l'accesso a proprie dosi di vaccini anti-Covid, «al fine di assicurare alla popolazione sammarinese la necessaria copertura vaccinale attraverso un ciclo iniziale completo, come definito dal produttore, e con l'esclusione di eventuali richiami da praticarsi successivamente».
Intorno al 20 gennaio doveva arrivare una prima fornitura di 300 dosi per avviare la vaccinazione dei medici e, progressivamente, le altre per giungere a 50.000 dosi in grado di immunizzare il 70 per cento dei residenti (il totale è poco oltre i 33.000). Ma delle fiale, a ieri, nemmeno l'ombra. L'accordo, viene precisato, non impone all'Italia una data per la consegna delle dosi.
Seppure le istituzioni sammarinesi preferiscano non entrare in conflitto con Roma e con Bruxelles, e ribadiscano di voler seguire la linea europea e dell'Ema, appare evidente il nervosismo sui ritardi. Un altro piccolo Stato europeo, Andorra, ha infatti firmato un protocollo simile con il governo di Madrid e lì le vaccinazioni sono già partite.
Invece a San Marino ci sono state zero consegne dalla Ue con Covax, zero dall'Italia e zero aiuti anche dalla vicina Emilia Romagna governata da Stefano Bonaccini che come presidente della conferenza delle Regioni avrebbe potuto anche farsi promotore di una «colletta» o di un anticipo di dosi.
Il governo del Titano sta dunque lavorando a un piano B e si dichiara pronto ad acquistare il siero Sputnik V chiedendo l'appoggio del parlamento locale. Lo Sputnik è già usato in molti Stati del mondo (in Europa è utilizzato dall'Ungheria) ma non ha ancora ricevuto l'approvazione né dell'Ema, l'agenzia europea del farmaco, né di quella italiana Aifa e né dell'Fda americana.
San Marino però potrebbe andare per la sua strada: non esiste un'agenzia nazionale ma solo il Comitato Etico per la ricerca e la sperimentazione e quello di Bioetica che possono esprimere pareri e dare indicazioni attraverso gli esperti che ne fanno parte, ma nulla di vincolante. Nella Repubblica i residenti attualmente contagiati, considerati i 21 guariti, ammontano a 245.
coronavirus somministrazione vaccino sputnik v in russia
All'ospedale di Stato sono ricoverate 17 persone delle quali sei si trovano nel reparto di terapia intensiva. Il tema del «federalismo vaccinale» sta diventando sempre più attuale in Italia dopo che il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha annunciato le trattative per l'acquisto in autonomia delle dosi sul mercato, e altre regioni (come il Piemonte, il Friuli Venezia Giulia, la Sicilia e l'Emilia Romagna) sembrano voler seguire la stessa strada.
«I negoziati paralleli con le aziende con cui la Commissione europea ha contratti di pre-acquisto non sono in linea con la nostra strategia. Per i vaccini che sono prodotti da altre aziende, Regioni o Stati membri possono concludere i contratti», ha puntualizzato ieri un portavoce della Commissione europea.
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Nel frattempo, l'interlocuzione tra il Veneto e le aziende (produttori e intermediari), che hanno disponibilità alla fornitura sta andando avanti e qualche aggiornamento potrebbe arrivare tra oggi e domani. «Non abbiamo avuto finora una interlocuzione con il ministero della Salute sull'acquisto dei vaccini. Ma nulla verrà fatto in contrapposizione con il governo, qualora si verificasse questa possibilità tutto avverrà nel rispetto formale di ogni direttiva», ha ribadito ieri Zaia.
Con chi sta quindi trattando il Veneto? «In questa fase c'è l'obbligo della riservatezza», ha risposto confermando però che sono in piedi «un paio di interlocuzioni solide sul mercato. Adesso il dg della sanità veneta, dottor Luciano Flor, ha voluto concretizzare con un'azienda attraverso una proposta scritta: vedremo che contratto arriverà, e poi decideremo». Di certo non si tratta del vaccino Sputnik e di quello cinese che non hanno ancora il bollino dell'Ema. Ma anche alla luce delle puntualizzazioni arrivate da Bruxelles, il governatore potrebbe aver negoziato la consegna di dosi Astrazeneca con l'indiano Serum Institute o con l'Ungheria di Viktor Orban.
a san marino bar e ristoranti aperti fino a mezzanotte 1