Estratto dell’articolo di Giulia Zonca per “La Stampa”
Regola numero uno: mai nominare la nazione che non si può pronunciare per legge e questo è l'unico elemento di contatto tra le Olimpiadi e il codice che gli atleti ucraini hanno ricevuto per farne parte. Sono un Paese in guerra e si potrebbero trovare a giocare con «l'invasore».
La tregua olimpica si accartoccia ancora prima di iniziare, partirebbe dal 19 luglio, sette giorni in anticipo sull'apertura e può pure essere considerata retorica, ma esiste per definire l'importanza di un periodo che dovrebbe almeno rappresentare una sospensione. […]
A Kiev lavorano per impedire scene che si facciano memoria, come quella in cui l'americano Jesse Owens e il tedesco Luz Long stanno sdraiati vicino, a bisbigliarsi amicizia, a Berlino, nel 1936 durante la sfida del salto in lungo. […]
Quindi niente strette di mano, nessuna vicinanza in nessun luogo, soprattutto al Villaggio che ospita gli oltre 10 mila atleti ed è noto per mettere a tavola insieme persone provenienti da Paesi che non si parlano. Orari diversi per gli allenamenti e se mai dovesse capitare un incrocio indesiderato, attenersi ai consigli.
Zitti e lontani. «Unica eccezione dove lo richiede il protocollo», si intende un ipotetico podio condiviso e pure in questo caso si deve cercare di fare di tutto «per stabilire distanza dall'aggressore».
volodymyr zelensky e vladimir putin 1
Quindi non vedremo abbracci o sorrisi, pose rigide e anonime, almeno per il rito della premiazione (momento a cui non ci si può sottrarre) e poi via, metri di sicurezza, nessun'altra foto possibile, camminare in direzioni diverse, non stare affiancati.
Viene stabilito di non rispondere o provocare discussioni social con i rivali, il dialogo è bandito, qualsiasi conversazione, anche la più feroce, sarebbe presa come considerazione di avversari che gli ucraini non vogliono proprio riconoscere.
Le conferenza stampa congiunte sono ammesse solo se non c'è modo di scansarle e, in caso, le multe si possono pagare: ci si ferma solo davanti ai titoli, quelli vanno tutelati perché sono medaglie, si portano, si notano, si celebrano, sono considerate trofeo, anche di guerra.
La tregua del 2024 non è stata firmata dalla Russia che ufficialmente non è presente ai Giochi, in quanto Stato è squalificato proprio perché non ha rispettato le regole dei Cinque Cerchi. Sembra tutto paradossale rispetto a quanto succede al fronte, ai morti, agli sfollati, però le norme olimpiche seguono logiche ben precise che strutturano questo evento globale e lo fanno diventare il centro del mondo.
Solido, stabile, riconoscibile. La Russia non ci sarà, ma dei singoli atleti russi sì, senza divise, inni, stemmi o colori, senza il diritto di sfilare alla cerimonia inaugurale o partecipare alla festa di chiusura, senza la possibilità di parlare, senza squadre.
La presenza più controllata che si sia mai vista, esiste pure una giuria che valuta l'accesso di ognuno, per verificare l'assenza di legami con l'esercito, per escludere dichiarazioni di sostegno all'invasione in Ucraina o qualsiasi segno di propaganda in favore di Putin. Sono rimasti meno di 50 candidati, ancora da vagliare definitivamente, molti campioni in carica sono già stati scartati, tra tante controversie e impossibili equilibri.
GUERRA IN UCRAINA - ZELENSKY VS PUTIN - MEME BY GIAN BOY
Il comitato ucraino ha prima minacciato di boicottare le gare, poi ha lasciato liberi i propri atleti di decidere in autonomia. Ora li vincola a un patto d'onore: non servono firme o adesioni, gli atleti sono sempre stati militanti in questi anni. Fieri di essere la faccia di un'opposizione estrema, consapevoli da rappresentare quell'orgoglio che le truppe difendono. […]
volodymyr zelensky Emmanuel Macron con Zelensky