SALEMI E SALAMI - PER OLIVIERO TOSCANI (CHE FU ASSESSORE ALLA CREATIVITÀ) LA MAFIA A SALEMI C’ERA ECCOME: “SGARBI NON È UN MAFIOSO, È UN PIRLA” - “NON SI POTEVA FARE NULLA SENZA PARLARE CON QUESTO E CON QUELL’ALTRO, SENZA CHIEDERE PERMESSO, SENZA PASSARE DA UN’INFERNALE MACCHINA BUROCRATICA CHE È MAFIA. ERAVAMO UNA FOGLIA DI FICO” - “CON SGARBI È IMPOSSIBILE FARE QUALSIASI COSA. SEMPRE IN RITARDO, TOTALMENTE INAFFIDABILE, INTERESSATO ALLA TV, SEMPRE CON LE MANI SULLE COSCE DELLE DONNE. CON LUI È TUTTO UN PO’ UN FLOP”…

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1 - SGARBI LASCIA SALEMI "IN PERICOLO, TORNO AL NORD"
Laura Anello per "la Stampa"

Oliviero Toscani e Vittorio Sgarbi - Copyright PizziOliviero Toscani e Vittorio Sgarbi - Copyright Pizzi

Alle sette di sera, quando si materializza al castello per presentare il suo libro «Piene di grazia», la folla fa ancora spallucce: «Ma figurati se si dimette davvero, l'ha già annunciato otto volte e poi non lo fa mai». Ma Sgarbi il furioso, ciuffo argenteo più ribelle del solito, giugulare più gonfia che mai, dice che sì, che questa volta è vero. «È impossibile fare il sindaco in Sicilia, con poteri occulti che ti ostacolano. Meglio così, mi sentivo in pericolo e me ne torno al Nord. Devo dire grazie, mi hanno tutelato», tuona sarcastico al pubblico che si aspettava di sentir parlare di donne e madonne nell'arte.

Fuori dal maniero tutta la città parla dei tre ispettori del Viminale pronti a commissariare il Comune per infiltrazioni mafiose, uomini inviati dall'ex ministro Maroni dopo l'indagine «Salus Iniqua» culminata, sette mesi fa, nel sequestro di beni per 35 milioni riconducibili all'ex deputato regionale democristiano Giuseppe Giammarinaro, detto Pino, soprannome «manicomio».

Sgarbi SalemiSgarbi Salemi

Il rais di queste terre, amico degli esattori Salvo, alle spalle un patteggiamento (per corruzione, concussione, associazione per delinquere e abuso d'ufficio) e un'assoluzione dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Sottoposto per quattro anni al regime di sorveglianza speciale con l'obbligo di soggiorno a Salemi dove ha appoggiato, a forza di passeggiate a braccetto sul corso e di pubblici elogi, l'ascesa a sindaco del critico d'arte nel giugno del 2008, ottenendo in cambio il vice e tre assessori. E - secondo gli ispettori che hanno inviato la loro relazione al ministro degli Interni - condizionando pesantemente l'attività amministrativa, al punto da partecipare personalmente alle sedute di giunta.

Quisquilie e pinzillacchere, secondo Sgarbi, che ieri prima di arrendersi e rassegnare le dimissioni ha annunciato a botta calda una denuncia per diffamazione per i componenti della commissione e la nomina di Giammarinaro a vicesindaco, perché - come si dice in Sicilia - «per un cornuto, un cornuto e mezzo». Cioè mai cedere, anzi alzare il tiro.

ROBERTO MARONIROBERTO MARONI

Designazione che avrebbe comportamento l'annullamento del concorso che il funambolico critico d'arte si era divertito a indire per trovare un assessore «di età compresa tra i 25 e i 60 anni, non iscritto a nessun partito e non pelato». Selezione aperta dopo quella per il vicesindaco, riservato a sole donne «di bella presenza tra i 25 e i 45 anni», richieste di inviare curriculum con foto a figura intera (hanno risposto in duecento, da tutta Italia e anche dall'estero). L'ultima mattana di un sindaco che ha trasformato questa sonnacchiosa cittadina nel palco di un eterno show, e che ha fatto della mafia bandiera e bersaglio pubblico.

Lui, Sgarbi, sotto scorta perché minacciato. Lui, Sgarbi, accusatore dei loschi affari che si celano dietro le pale eoliche e gli impianti fotovoltaici, fioriti davvero qui intorno senza alcun controllo e rispetto del paesaggio. Lui, Sgarbi, che ha chiesto alla Soprintendenza di Trapani (mentre tutti i comuni si ribellano ai lacci e ai laccioli) vincoli rafforzati su tutto il territorio del Comune. Lui che ha imposto alle ditte di edilizia di non fare porcherie di cemento, di usare solo materiali tradizionali.

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Lui che ha inaugurato alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - arrivato l'anno scorso per le celebrazioni dell'Unità d'Italia in questa cittadina proclamata da Garibaldi prima capitale del Regno - il museo della Mafia, «per archiviare Cosa Nostra, per metterla dietro a una vetrina». E invece nella storia della criminalità organizzata, un piccolo posto rischia di averlo anche la sua amministrazione, se il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri (cui Sgarbi ha chiesto un appuntamento domani) varerà il commissariamento di Salemi.

«Io ho creato il museo della mafia, ho portato qui Picasso, Rubens, Caravaggio, stavo portando Van Gogh e hanno trovato infiltrazioni mafiose ignari delle infiltrazioni culturali - si sfoga - Nell'indagine "Salus Iniqua" vengo individuato come parte lesa, aspetto che mi si indichino quali sono gli atti della mia amministrazione condizionati dalla mafia. Non sono mai stato condizionato».

Le case in vendita a un euro, quelle che sono state prenotate o offerte in regalo a personaggi come Lucio Dalla, Massimo Moratti, Peppuccio Tornatore e perfino Bill Gates, sono ancora qui, in attesa di rinascita. Palazzine fatiscenti dalle cui finestre occhieggia una tenda, un lampadario, un fregio sul soffitto, pronte a essere assegnate con un bando pubblico che finalmente - dopo tre anni di travaglio amministrativo - era finalmente pronto a partire. Ma al primo taglio del nastro Sgarbi non ci sarà.

MORATTI massimoMORATTI massimo

2 - MA NEL POMERIGGIO ERA USCITA ANCHE QUESTA AGENZIA...
MAFIA: COMUNE SALEMI; SGARBI, NON MI DIMETTERO'

(ANSA) - Vittorio Sgarbi ha annunciato, riferisce il suo addetto stampa Nino Ippolito, che denuncera' per diffamazione i componenti della commissione di accesso agli atti del Comune di Salemi. Ne fanno parte un vice prefetto, un funzionario della Questura e un ufficiale dei carabinieri. Il contenuto della loro relazione, secondo il sindaco, farebbe parte di ''una pura azione diffamatoria''. Il critico ha aggiunto che non si dimettera' perche' non ha alcuna intenzione di ''mollare''.

3 - OLIVIERO TOSCANI: «L'INFLUENZA DI COSA NOSTRA C'ERA ECCOME È STATO UN INGENUO»
L. An. per "la Stampa"

«Sgarbi? Non è un mafioso, come si dice a Milano è un pirla, e lo dico quasi con amicizia, con affetto». Oliviero Toscani, il guru della pubblicità che fu assessore alla Creatività nella giunta di Salemi per sbattere la porta due anni dopo, ha la voce di chi sapeva come sarebbe andata a finire. Le sue dichiarazioni ai pm sul peso di Giammarinaro nella macchina amministrativa del Comune sono pure finite nella relazione che ora chiede il commissariamento della cittadina.

Giuseppe TornatoreGiuseppe Tornatore

Sgarbi dice che non c'era alcuna infiltrazione, che non c'erano contiguità... «E invece sì che c'erano, non si poteva fare nulla senza parlare con questo e con quell'altro, senza chiedere permesso, senza passare da un'infernale macchina burocratica che è mafia. Alla fine non potevo fidarmi di nessuno. Eravamo un cavallo di Troia, lì, una foglia di fico. E lui un ingenuo a denunciare le pale eoliche e a restare in quel sistema».

Lei ci ha creduto all'inizio, ha messo su i laboratori, ha chiamato giovani creativi... «Un peccato, un vero delitto. Avremmo avuto la possibilità di sconfiggere veramente la mentalità mafiosa. Con Sgarbi è impossibile fare qualsiasi cosa. Sempre in ritardo, totalmente inaffidabile, interessato alla tv, sempre con le mani sulle cosce delle donne. Con lui è tutto un po' un flop».

Però lei ha risposto alla sua chiamata... «Sì, mi interessava il progetto di case a 1 euro, la rinascita della città, che non è mai partita. Ora mi fa soffrire il pensare alle 60 mila pellicole che mi sono fatto regalare dal collezionista Kim a New York e che adesso sono lì a marcire».

Lei ha detto di recente che era quasi tentato di diventare leghista, dopo la sua esperienza in Sicilia, «dove già all'aeroporto senti parlare di assistenza, di bandi, di come arraffare soldi pubblici».

BILL GATESBILL GATES

«Leghista non ci diventerò mai. Anche perché ormai tutta l'Italia è così, tutto uno schifo, un posto dove ti trovi dappertutto incompetenti messi lì per ragioni politiche. Impossibile lavorare qui per un creativo. Ci vorrebbe davvero aria nuova, un'insurrezione dei giovani che dicessero basta».

 

 

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