Estratto dell'articolo di Antonello Guerrera per www.repubblica.it
“La voglia di indipendenza e di Unione Europea in Scozia è più forte che mai. E stavolta, a differenza del referendum perso nel 2014, abbiamo una roadmap, un piano chiaro per liberarci del Regno Unito, della Brexit. E ritornare finalmente in Ue. Eccolo”.
Sì, un nuovo paper, di 79 pagine, dal titolo "An independent Scotland in the EU”. A parlare a “Repubblica" è Alyn Smith, a Westminster il responsabile europeo del partito indipendentista scozzese Snp, che incontriamo in una delle cripte del glorioso Parlamento britannico.
Smyth si presenta con il nuovo capogruppo Snp alla Camera dei Comuni, Stephen Mark Flynn, mentre in Scozia il loro partito da mesi è nella bufera per le clamorose dimissioni dell’ex leader e “First Minister" Nicola Sturgeon e le accuse della polizia contro di lei e il marito Peter Murrell (ex presidente e tesoriere Snp) per presunti illeciti finanziari.
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Anche per questo, per la prima volta dopo decenni, alle elezioni generali dell’anno prossimo il Labour potrebbe scalzare dai seggi scozzesi l’Snp, sinora assoluto dominatore al di là del Vallo di Adriano. Neppure i sondaggi per l’indipendenza vanno troppo bene, anche se un ultimo Ipsos di questa settimana parla di un 54% degli scozzesi a favore del referendum.
Eppure, per Smith e gli indipendentisti, non c’è momento migliore per pubblicare questa roadmap: “Nel referendum del 2014”, nettamente vinto dagli unionisti per 55 a 45, “molti europeisti scozzesi votarono per restare nel Regno Unito perché allora quest’ultimo era parte della Ue.
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Poi, con il referendum per la Brexit nel 2016, la situazione si è completamente ribaltata. E siamo ancora la nazione britannica che più si oppone, allora e oggi, al ripudio dell’Unione Europea”. Flynn: “Possiamo offrire moltissimo alla Ue, come per esempio sull’energia rinnovabile, dal vento all’idrogeno, per cui siamo all’avanguardia”.
Il programma del Snp per il ritorno in Ue sembra ben dettagliato: sovranità, le future relazioni tra Scozia e Ue, le mutue opportunità di Edimburgo e Bruxelles per crescere insieme, il pilastro comune del mercato unico e della libertà di movimento per persone, beni, capitali e servizi, le politiche comuni su pesca e agricoltura, sicurezza energetica, lotta al climate change, ritorno dell’Erasmus e scambi culturali fittissimi “grazie alle università di eccellenza scozzesi". “
Vogliamo far capire ai nostri amici europei che stiamo facendo i compiti a casa, che il nostro impegno per rientrare in Ue non è svanito, anzi si è rafforzato ed è serissimo. Come Scozia diremo addio alla Brexit e torneremo a casa”, spiega Smith.
Poi però, spulciando la roadmap, arrivano i primi nodi. Innanzitutto, prima di ogni rientro in Ue, la Scozia deve diventare indipendente, e dunque organizzare un secondo referendum a riguardo. Ma senza l’ok di Downing Street - e di certo non arriverà almeno nel breve futuro - è costituzionalmente impossibile e lo ha ribadito mesi fa anche una sentenza della Corte Suprema britannica.
Inoltre, quanto è realistico pensare che gli scozzesi, dopo le profonde instabilità che ha già creato la Brexit, si imbarchino in un altro processo così spinoso e incerto, in un mondo tra l’altro già afflitto da guerre e gravi precarietà? “La più grande instabilità l’hanno creata il governo britannico e i politici di Westminster”, replica Flynn, “le uniche certezze per noi scozzesi e per gli indipendentisti le offre l’Unione Europea”.
Ma immaginiamo che l'obiettivo dell'indipendenza venisse straordinariamente raggiunto nei prossimi anni. In ogni caso, una Scozia indipendente rischia comunque di rimanere nel limbo, in attesa di entrare in Ue, visto che il processo di ingresso in Ue per molti altri Paesi è durato dieci anni o più. [...]
Un altro problema per Snp e gli indipendentisti è che, dopo i “pasionari” brexiter Boris Johnson e Liz Truss, ora a Downing Street c’è un euroscettico molto più pragmatico: il primo ministro Rishi Sunak. Che, in pochi mesi, ha raggiunto con la Ue intese fondamentali come il Windsor Agreement per l’Irlanda del Nord e il ritorno del Regno Unito nel programma scientifico Horizon. Inoltre, il suo possibile successore Keir Starmer, il leader del Labour che secondo i sondaggi vincerà a mani basse le elezioni dell’anno prossimo, ha già dichiarato che per lui la priorità numero uno è “riavvicinarsi ai nostri amici europei”, pur escludendo ogni ritorno in Ue. [...]
nigel farage contento per la brexit
Questione moneta: sterlina o euro? Secondo i regolamenti europei, qualsiasi Paese che voglia entrare in Ue, prima o poi dovrà adottare la valuta europea. Cosa che nella roadmap praticamente non viene citata. Smith prende tempo: “Vedremo man mano in futuro… conosciamo bene le regole europee. Ci sono un sacco di Paesi Ue che non adottano l’euro ancora oggi, e vedremo se le circostanze macroeconomiche lo permetteranno. Nel frattempo, il pound scozzese andrà benissimo, e ci offrirà la giusta stabilità”.