1 - ELEZIONI IN CILE: SALVINI «TIFA» KAST, CANDIDATO DI ULTRADESTRA VICINO ALLA DITTATURA DI PINOCHET
«Il Cile sceglie per il suo futuro. A nome mio, di tutta la Lega e di milioni di italiani auguro a José Antonio Kast la vittoria affinché il Cile abbia un futuro di ordine e sicurezza, di pace e giustizia».
Il segretario della Lega Matteo Salvini ha pubblicato sui social un videomessaggio di sostegno al leader dell’ultradestra cilena, José Antonio Kast, che oggi (ieri, ndR) sfida il leader della sinistra Gabriel Boric al ballottaggio per le presidenziali nel paese sudamericano.
endorsement di matteo salvini a jose antonio kast
Alle urne per scegliere il successore di Sebastián Piñera sono chiamati oltre 15 milioni di aventi diritto al voto. Il risultato elettorale resta incerto: gli ultimi sondaggi ufficiosi (quelli ufficiali sono proibiti da due settimane) parlano di un testa a testa. Le urne resteranno aperte fino alle 18 (le 22 italiane).
Le ombre sulla famiglia Kast
Dalla fine della dittatura del generale Augusto Pinochet, in Cile non c’era mai stata una sfida così radicale fra un candidato di estrema destra e uno di estrema sinistra come Boric, che ha promesso più potere alle donne e agli indigeni. Cinquantacinque anni, Kast è un fervente cattolico e padre di nove figli.
Recentemente i media internazionali hanno rivelato che suo padre Michael Kast, di nazionalità tedesca, si era iscritto al partito nazista nel 1942, al culmine della guerra di Adolf Hitler contro l’Unione Sovietica. Fuggì in Cile dopo la seconda guerra mondiale. Non solo: Kast ha anche legami familiari con la dittatura militare di Pinochet, salito al potere dopo un colpo di stato nel 1973. Suo fratello maggiore Miguel fu ministro. In passato, lo stesso Kast ha difeso la dittatura di Pinochet.
2 - STORICA VITTORIA DI BORIC, IL CILE VOLTA PAGINA
Maurizio Salvi per l’ANSA
Con una vittoria che equivale ad un ko pugilistico, il leader della sinistra cilena Gabrile Boric si è aggiudicato con un amplissimo margine il ballottaggio presidenziale che lo ha opposto in Cile all'ultraconservatore José Antonio Kast.
Quando lo scrutinio aveva raggiunto il 92,12%, Boric aveva ottenuto oltre il 55% contro il 44% di Kast, con un vantaggio schiacciante di oltre undici punti che nessun sondaggio o analista aveva potuto prevedere. Secondo i dati ufficiali, l'affluenza è stata record per il Cile, superiore al 50%, equivalente ad oltre otto milioni di voti.
E' stata quindi grazie alla maggiore affluenza alle urne che si è imposto il progetto di cambiamento proposto dal giovane leader della coalizione Apruebo Dignidad, che a 36 anni sarà il prossimo 11 marzo 2022 il più giovane presidente della storia del Cile. Il sindaco comunista del distretto di Recoleta a Santiago del Cile, e rivale di Boric nelle primarie vinte da quest'ultimo, ha dichiarato che con "questa vittoria consideriamo chiuso il capitolo della dittatura" di Augusto Pinochet.
Dai risultati del ballottaggio emerge che Boric ha prevalso facilmente nella regione metropolitana, un'area che già al primo turno aveva premiato Apruebo Dignidad, nella regione di Valparaíso e, a sorpresa anche ad Antofagasta, regione dove il 21 novembre al primo turno aveva prevalso il candidato dell'antipolitica Franco Parisi.
Sebbene Kast abbia ripetuto la sua vittoria del primo turno ad Arica e Parinacota, Tarapacá, La Araucanía, non ha potuto aumentare i voti per vincere a O'Higgins e Los Ríos. Di fronte alle dimensioni della sconfitta che si profilava, il leader del Frente social cristiano è stato il primo a telefonare a Boric salutandolo e dichiarando con enfasi che "da oggi lei è il presidente eletto del Cile e merita tutto il nostro rispetto".
Successivamente il candidato vincitore ha ricevuto una telefonata del presidente della Repubblica uscente Sebastián Piñera che si è congratulato con lui e lo ha invitato in giornata per un incontro nel palazzo della Moneda. Rivolgendosi quindi alla stampa, il presidente uscente si è detto convinto che Boric "sarà il presidente di tutti i cileni, quelli che hanno votato per lui, quelli che hanno votato per Kast e quelli che si sono astenuti". "Auspico, ha concluso, che sappia governare con saggezza, prudenza, forza, saggezza e moderazione".
3 - CILE: LA BATTAGLIA TRA LETTA E SALVINI AL BALLOTTAGGIO PER LE PRESIDENZIALI
Emiliano Guanella per www.lastampa.it
C’è anche un “derby” tutto italiano, a 15.000 chilometri di distanza dalle coste ventose dell’Oceano Pacifico, nel ballottaggio presidenziale che decide oggi le sorti del Cile. Il candidato della sinistra Gabriel Boric ha ricevuto questa settimana una lettera di appoggio di diversi leader progressisti europei, tra cui il segretario del PD Enrico Letta, che hanno chiamato a fermare i “fantasmi del passato”.
L’ultraconservatore José Antonio Kast ha incassato invece un video di sostegno da parte di Matteo Salvini, che ne ha risaltato la sua lotta alla criminalità e alla difesa della famiglia. Non sposta nulla, ma fa capire, ancora una volta, quanto il Cile sia il paese più politicamente vicino a noi in tutto il Sudamerica, ieri come oggi.
Quella di oggi è l’elezione più incerta dal ritorno della democrazia e si è parlato molto dell’eredità della dittatura di Pinochet, complice pure la scomparsa della vedova del gerarca Lucia Hiriart, morta giovedì a 99 anni. Sono passati più di 30 anni dalla fine del regime, ma in Cile si parla ancora di questo e non potrebbe essere altrimenti visto che la partita questa volta non si gioca tra blocchi moderati di centrodestra o centrosinistra ma tra due candidati esattamente agli antipodi.
Destra e sinistra, proprio come 50 anni fa. Una lotta all’ultimo voto che si gioca però in un clima di apatia generale. Tenendo in conto l’astensione altissima (53%) Boric e Kast insieme hanno raccolto meno del 30% dei voti potenziali al primo turno: inevitabile la loro corsa al votante di centro. Un mese fa Kast era partito col piede giusto, ma poi ha commesso diversi passi falsi, iniziando da una serie di titubanze e mezzi tradimenti nel gioco delle alleanze con i partiti conservatori.
Boric sembrava in difficoltà, ma si è ripreso bene incassando l’appoggio delle forze di centrosinistra e di alcuni testimonial di lusso come gli ex presidenti Ricardo Lagos e, in extremis, anche di Michelle Bachelet.
L’endorsement di quest’ultima, che oggi è la commissaria speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani ha causato molte polemiche, lei ci ha tenuto a precisare che parlava come cittadina cilena libera di manifestare le sue convinzioni e non come funzionaria di un organismo internazionale.
Kast, invece, ha portato a casa un appoggio da parte dell’italo-cileno Franco Parisi, terzo piazzato al primo turno con il suo Partito della Gente (13% dei consensi). Parisi ha invitato i suoi sostenitori prima a non votare per Boric e poi, dopo una consultazione online con la sua base, a scegliere definitivamente per Kast. Gli analisti sono divisi; c’è chi sostiene che gli elettori di Parisi seguiranno il loro leader e che invece sostiene che sono dei cani sciolti, difficilmente influenzabili in un ballottaggio dove il loro candidato non è presente.
Tutti i sondaggi della vigilia danno Boric leggermente davanti, ma la vera incognita resta il 25% di indecisi, troppi e imprevedibili. Kast ha trovato più ostacoli nel cammino rispetto a Boric. Tra il primo e il secondo turno il Parlamento ha approvato la legge sul matrimonio egualitario, con diritto anche alle adozioni; lui, fervente cattolico e padre di nove figli è contrario, ma ha preferito non prendere posizioni.
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“Quando esiste una legge non la si può discutere, ma rispettarla”. Stesso atteggiamento sul suo passato pinochettista. Kast ha un fratello che è stato governatore della Banca centrale cilena durante la dittatura e ha più volte rivendicato il regime, ma nelle ultime quattro settimane ha preferito glissare sul tema. “La sinistra tira sempre in ballo il passato, è ora di andare avanti”.
Un’inchiesta dell’agenzia statunitense Ap ha poi rivelato che suo padre Michael Kast, che poi sarebbe emigrato dalla Germania al Cile, si è iscritto nel 1942 al partito nazista, cosa che lui ha sempre negato.
Si è dovuto difendere anche sull’idea del fossato con filo spinato da costruire nel deserto di Atacama per evitare l’ingresso in Cile di immigrati; una proposta divisiva, fin troppo simile al muro di Trump, certamente non popolare da queste parti.
Infine, l’insinuazione di possibili brogli e irregolarità. “Abbiamo 45.000 seggi, se perdessimo per uno scarto minimo, un voto ogni seggio, dovremo ricontare tutto” Boric l’ha subito bacchettato. “A destra sono talmente disperati che già mettono le mani avanti parlando senza prove di brogli”.
Il candidato della sinistra non ha comunque la vittoria assicurata. Si è occupato in ritardo di temi centrali come la delinquenza e il narcotraffico, la sua posizione aperturista sui migranti lo rende impopolare nelle regioni del Nord, dove l’emergenza è più sentita. È forte a Santiago, ma fuori dalla capitale fa fatica, soprattutto nella regione del Bio Bio, epicentro del conflitto fra lo Stato e gli indios mapuche.
L’ultima incognita è il cosiddetto voto segreto, potenziali elettori di Kast, tra i due il candidato più “di protesta”, che preferiscono non dichiarare il loro voto. Tutto può succedere e l’ipotesi di uno snervante testa a testa fino a notte fonda è probabile, senza escludere, in caso di una differenza davvero risicata, lo strascico di ricorsi e nuovi conteggi post scrutinio.
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