Francesco Borgonovo per “la Verità”
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Il polverone sul razzismo che, ormai da settimane, offusca la visuale a tanti politici italiani ha toccato anche Roma, in particolare per la questione rom. I gitani, qualche giorno fa, sono scesi in piazza per manifestare contro la discriminazione, e sui giornali si sono lette tante polemiche (per lo più inutili) a proposito dello sgombero del Camping River.
Il tema dei campi, insomma, rimane ancora bollente, ma Virginia Raggi, sindaco di Roma, sembra avere le idee chiare su come affrontarlo.
Nei giorni scorsi lei ha incontrato il ministro Elisabetta Trenta e avete discusso di una idea molto interessante. Ovvero quella di utilizzare i militari per presidiare i campi rom e garantire sicurezza.
«È dal giorno in cui mi sono insediata che chiedo di poter rafforzare i controlli e la sicurezza. È dall' anno scorso che domando di poter applicare anche a Roma il decreto Terra dei fuochi. Il ministro Sergio Costa sta lavorando per estendere questo decreto a tutta l' Italia, e questo è un bene, viene incontro alle richieste che faccio da tempo».
Dunque la possibilità di utilizzare l' esercito per presidiare i campi rom esiste ed è realistica?
«Penso proprio di sì».
Nel frattempo, come amministrazione comunale, che state facendo per i campi?
«Stiamo già facendo tutto quello che possiamo fare come Comune. Abbiamo avviato indagini interne per individuare, ad esempio, i responsabili dei roghi nei campi.
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Questi responsabili sono la parte terminale di una filiera malata che comprende anche italiani e di cui i rom sono solo l' ultimo pezzetto. Stando alle indagini della Procura, ci sono imprenditori che affidano ai rom lo smaltimento dei rifiuti.
Ed è per questo che servono soluzioni molto serie. Noi abbiamo cominciato a installare telecamere fuori dai campi, abbiamo disposto maggiori presidi di controllo.
Purtroppo, però, la polizia locale ha una carenza di organico di circa 3.000 unità. Dunque abbiamo la necessità di avere un supporto da parte di altre forze dell' ordine».
Restiamo sulla questione rom. Ci sono state parecchie polemiche, nelle settimane passate, per lo sgombero del Camping River.
«Guardi, la storia del Camping River parte nel giugno del 2017, è molto lunga e articolata. Noi abbiamo cominciato oltre un anno fa a lavorare con le famiglie, per capire chi avesse effettivamente diritto a essere accolto e chi no.
Parliamo di un insediamento che ospitava circa 450 persone, dunque una struttura molto grande, su cui è stato fatto un grosso lavoro. Abbiamo fatto un censimento socio sanitario, poi delle verifiche patrimoniali».
E che cosa avete scoperto?
«Abbiamo scoperto delle situazioni di totale illiceità. Abbiamo mandato via dal campo circa 80 persone che, dopo le verifiche, sono risultate in possesso di un patrimonio. Alcuni possedevano beni, auto anche di grossa cilindrata».
Sono anche circolate le foto, di queste auto. Persino di suv della Porsche.
«Queste persone sono state allontanate, perché non potevano stare lì. Altre, invece, sono state prese in carico dal sistema di accoglienza di Roma Capitale».
Insomma, avevate cominciato un percorso efficace. Ma allora da dove sono spuntate le polemiche, le dichiarazioni della Corte europea dei diritti dell' uomo eccetera?
«Alcune delle famiglie rom con cui era stato avviato un dialogo hanno fatto retromarcia. Credo che siano state sobillate da qualcuno.
Forse pensavano di poter ottenere un' ulteriore proroga. Ma non potevamo prorogare proprio nulla».
E perché?
«Tanto per cominciare sarebbe stato un illecito. Poi le condizioni igienico sanitarie del Camping River non lo permettevano, erano insostenibili. Molte famiglie hanno accettato le nostre proposte. Poi abbiamo reso operativi dei protocolli con altri Paesi, in particolare con la Romania, per rimandare in patria le persone. Molte di loro sono state inserite in percorsi lavorativi nelle città di provenienza».
Li avete rimandati a casa
«Stiamo applicando semplicemente le norme europee che prevedono il superamento dei campi. Sono ghetti che costano milioni di euro: i cittadini spendevano per il sistema dei campi 25 milioni di euro l' anno.
Li stiamo superando anche con soluzioni creative, come l' accompagnamento assistito di cui parlavo prima. Le dico una cosa».
Prego.
«L' integrazione si fa con parità di diritti e di doveri. I ragazzini rom non possono crescere nei campi, non possono avere il campo come unico orizzonte.
Tutti gli indicatori lo dimostrano. In tutti questi anni non è aumentata la scolarizzazione, per esempio. Restando lì non hanno altre possibilità. Non è integrazione, quella».
La politica degli incentivi va avanti? Continuerete a dare fondi ai rom affinché si trovino case in affitto?
«Gli incentivi vanno avanti e sono "una tantum" per un periodo limitato. Io credo che sia prioritaria l' inclusione.
E chi la rifiuta deve assumersene le responsabilità e le conseguenze. I campi rom vanno superati. Costano 25 milioni di euro all' anno. Sa che cosa posso fare io con quei soldi?».
Parecchie cose, immagino.
«Con 25 milioni posso aprire asili nido, riparare chilometri di strade o comprare ottanta autobus. Capisce quanti soldi il sistema dei campi ha sottratto alla cittadinanza romana? E per cosa poi? Per non avere alcun miglioramento per queste persone: niente inclusione, niente scolarizzazione».
Sulla vicenda del Camping River è intervenuto anche Matteo Salvini, con cui lei si è incontrata il giorno prima dello sgombero.Vi siete trovati sulla stessa linea, a quanto pare.
«Direi di sì. In ogni caso, a Roma abbiamo una visione che è quella dell' Europa. Abbiamo attuato una serie di politiche che in altri Paesi funzionano e non si capisce perché non possano funzionare qui».
Quindi si trova bene con Salvini
«Mi trovo bene con tutto il nuovo governo, per la verità».
Un governo che, nelle ultime settimane, è stato accusato di essere razzista e xenofobo. Anche per le posizioni sui rom.
«Vogliamo parlare di razzismo? Allora parto da un esempio. I bimbi rom - quelli che vanno a scuola - hanno molte difficoltà. Una di queste sta nel fatto che non vengono invitati alle feste organizzate dai compagni, non vanno a casa dei compagni.
E ovviamente i compagni non possono andare a casa loro, nei campi. Questo è il primo esempio di discriminazione, il fatto che questi bimbi non possano vivere come gli altri. Noi vogliamo risolvere situazioni come queste. Dunque il razzismo dove sta?».
Beh, si è detto anche che il governo è razzista verso gli immigrati.
«Io credo che ci sia molta strumentalizzazione».
Voi come gestite l' immigrazione?
«Noi stiamo lavorando molto con i richiedenti asilo. In aprile abbiamo sottoscritto un protocollo con la prefettura per includere i richiedenti e farli lavorare, se mi passa il termine. Parliamo ovviamente di attività di volontariato, compiti di pubblica utilità, ad esempio la manutenzione del verde. Io credo che l' inclusione parta dal rispetto, delle persone e delle regole.
Per anni l' Italia si è concentrata sulle politiche di accoglienza, ma ha dimenticato l' inclusione, che invece è la vera chiave».
Insomma, secondo lei questo governo non è razzista.
«Io credo che questo sia il primo governo che è riuscito a imporre a livello europeo una politica di compartecipazione responsabile sul tema immigrazione. Un tema che riguarda tutti, tutta l' Europa, non solo l' Italia. Mi sembra che questo governo abbia fatto passare l' idea di una responsabilità collettiva».
Su immigrati e rom ha posizioni molto decise. Non teme che la associno alla ruspa salviniana?
«Io lavoro da un anno con le persone del Camping River. E abbiamo un piano che riguarda altri due campi. Ho seguito sempre la strada dell' inclusione.
In Italia si è sempre parlato di accoglienza a tutti i costi da una parte e di ruspa dall' altra. Io credo che esista una terza via, basata sull' inclusione e sulla fermezza».