1 - E SUI SOCIAL IL MINISTRO FA SPARIRE CONTE
Il premier «sparisce» e Salvini si prende la scena social per il decreto che porta il suo nome. Su Facebook, Twitter e Instagram, il vicepremier posta il grazie agli italiani con una sua foto in solitaria scattata alla conferenza stampa di presentazione del testo in cui però il premier sedeva al suo fianco.
2 - MANIFESTI VIRTUALI E HASHTAG MATTEO ARRUOLA ANCHE IL PREMIER
Fabio Martini per “la Stampa”
GIUSEPPE CONTE SPARISCE NELLA FOTO PROPAGANDA SUL DECRETO SALVINI
Una war room programmata come un centro spaziale, con i razzi mediatici che partono in perfetto orario: alle 12,38 Matteo Salvini, seduto nel sinedrio del Consiglio dei ministri, ha fatto sapere ai suoi "ingegneri" che il decreto-sicurezza era stato approvato e subito dopo è stato lanciato nello spazio mediatico un post su Facebook: «#Decreto Sicurezza e Immigrazione, alle 12.38 il Consiglio dei Ministri approva all' unanimità! Sono felice.
Un passo in avanti per rendere l' Italia più sicura». Segue una sintesi per slogan del contenuto del decreto: «Per combattere con più forza mafiosi e scafisti, per ridurre i costi di un' immigrazione esagerata, per espellere più velocemente delinquenti e finti profughi, per togliere la cittadinanza ai terroristi, per dare più poteri alle Forze dell' Ordine». E in coda l' autocelebrazione: «Dalle parole ai fatti, io vado avanti».
LA PROPAGANDA SUL DECRETO SALVINI
Il pronome "io" toglie ogni dubbio sulla "proprietà" del decreto: il governo c' entra poco o nulla. Quello è il decreto voluto da Salvini. È il decreto Salvini. E lo è a tal punto che nel post su Facebook, oltre al testo scritto, compare un fotomontaggio: un cartellone "sei per tre", tipo quelli inventati da Berlusconi nella campagna elettorale 2001 («Meno tasse per tutti»), sia pure riveduto e corretto. Nel finto cartellone c' è, a sinistra, un grande Salvini, senza cravatta, che sorride, affiancato da una scritta a caratteri cubitali: «24 SETTEMBRE 2018. APPROVATO IL DECRETO SALVINI».
Ma la rappresentazione non è ancora finita. Una volta terminato il Consiglio dei ministri, il capo del governo e il ministro dell' Interno si presentano davanti ai giornalisti e durante la conferenza stampa Giuseppe Conte e Matteo Salvini si mettono in posa, uno a fianco all' altro, tenendo in mano, appoggiato sul petto, un cartello nel quale è riproposto di nuovo l' hashtag #DecretoSalvini. Col presidente del Consiglio che, sia pure con un sorriso di maniera, si ritrova a fare da "spalla".
Il processo di personalizzazione della politica, descritto oramai da decenni dai politologi, il 24 settembre 2018 ha fatto segnare un nuovo passo avanti. In una marcia che nel caso del leader della Lega viene da lontano. La «fame di vittorie» di Matteo Salvini lo ha portato sin dal 2014 ad appoggiarsi a un sistema propagandistico sofisticato, più aggiornato e - a giudicare dai risultati - anche più efficace di quello dei Cinque stelle che, pure, erano arrivati sulla Rete prima e meglio di tutti gli altri.
La "Bestia" Almeno fino alla comparsa sulla scena di Luca Morisi, un mantovano di 45 anni che è diventato il "dottor Stranamore" di Salvini. Una laurea in Filosofia e un apprendistato nella progettazione di database, web application e Intranet/Extranet, Morisi è l'artefice di quello che alla Lega chiamano la "Bestia" il complesso sistema informatico che consente a Salvini di produrre sempre l'esternazione "giusta", rilanciata nel modo più efficace.
Naturalmente le arti e le tecniche della comunicazione non basterebbero senza il fattore "umano" portato da Salvini. Doti di intuito politico ma anche una preparazione accurata dei dossier: dietro il decreto sicurezza ci sono settimane di lavoro dello staff del ministro.
Per arrivare sino a dove? Le fantasie di giornalisti, alleati di governo, ogni giorno attribuiscono al capo della Lega i propositi più diversi.
Certo, il lapsus di tre giorni fa è stato eloquente. Durante un intervento ad Atreju, la festa dei Fratelli d'Italia, ad un certo punto, rispondendo ad Enrico Mentana, Salvini ha detto: «Hai mai visto un presidente del Consiglio in carica che si augura che il governo cada dopo due settimane?». Il direttore lo ha interrotto: «Presidente del Consiglio?». E Salvini si è corretto: "Vicepresidente del Consiglio...». Certo, il lapsus "scopre" un desiderio, come ha insegnato il professor Freud, ma se nasconda anche un disegno politico, questo lo sa soltanto Matteo Salvini.