SCARAMUCCE SUL RUSSIA-GATE DE' NOANTRI - ''LA VERITÀ'': ''LE CARTE BOMBA ANNUNCIATE DALL''ESPRESSO'? SONO SOLO RUMOROSI PETARDI. AVEVAMO GIÀ PUBBLICATO LE MOSSE DI MERANDA, CHE HA TACIUTO CON GLI INQUIRENTI, LE SUE OFFERTE A GAZPROM E ROSNEFT, MAI ANDATE IN PORTO. LA BANCA PER CUI AVREBBE LAVORATO ERA ESCLUSA DALLA TRATTATIVA''

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Giacomo Amadori Alessandro Da Rold per “la Verità

 

GIANLUCA MERANDA 1 GIANLUCA MERANDA 1

Le presunte bombe dell' Espresso in edicola domenica prossima sulla prosecuzione della trattativa tra i traffichini dell' hotel Metropol e compagnie petrolifere russe, i lettori della Verità le avevano già apprezzate su questo giornale lo scorso 14 luglio, quando davamo conto di come, dopo l' incontro del 18 ottobre, Gianluca Meranda fosse tornato a Roma e il 20 avesse informato i suoi assistiti della banca Euro-Ib sulla possibilità di acquistare dalla Rosneft a buon prezzo 3 milioni di tonnellate di petrolio, lo stesso quantitativo citato nella registrazione del Metropol. Come ha confermato Glauco Verdoia, responsabile della banca all' Espresso, dopo averlo fatto con noi. Da notare che Verdoia non è mai stato convocato dai magistrati e Euro-Ib è parte lesa nella vicenda.

 

sede gazprom sede gazprom

La Verità scrisse anche che «tra il 12 e il 14 dicembre Meranda era tornato a Mosca e dalla Russia aveva scritto a Verdoia questo Whatsapp: "Non ci sono sviluppi". Avevamo poi aggiunto che l' avvocato, a inizio 2019, tentò di cambiare cavallo e si rivolse, per acquistare petrolio in Russia a un noto lobbista romano con solidi rapporti a Mosca. Ma anche in questo caso non si concretizzò nulla». Insomma che Meranda abbia cercato di portare avanti la trattativa in modo autonomo e probabilmente insieme con Gianluca Savoini è già stato scritto da questo giornale.

 

L' Espresso ha aggiunto che Meranda l' 8 febbraio avrebbe fatto, a ridosso proprio dello scoop dei colleghi, un' altra offerta, questa volta indirizzata a Savoini per Gazprom ma, a quanto risulta al nostro giornale, mai arrivata alla società russa.

GIAN LUCA MERANDA GIAN LUCA MERANDA

La Verità, insomma, aveva già anticipato tutto delle mosse di Meranda, l' avvocato cacciato dalla massoneria e in difficoltà economiche, intercettato a un tavolo del Metropol insieme con il leghista Gianluca Savoini e Francesco Vannucci, un ex bancario toscano della Margherita. I tre sono indagati per corruzione internazionale. Ieri Meranda è stato ascoltato al comando della Guardia di finanza vicino alla stazione centrale di Milano, proprio come Savoini.

 

Accompagnato dall' avvocato albanese Ersi Bozheku del foro di Tirana, Meranda si è avvalso della facoltà di non rispondere e ha ribadito uscendo con i cronisti quanto scritto nella sua lettera a Repubblica della scorsa settimana. «Vedremo cosa farà la magistratura», ha spiegato uscendo dalla caserma. «Credo nel lavoro dei magistrati e confido facciano le indagini in modo sereno e con la tempistica propria che indicano gli inquirenti», ha invece commentato l' avvocato Bozheku. Del resto il pezzo dell' Espresso non fa che confermare come in realtà la trattativa fosse più che mai aleatoria.

 

IL LIBRO NERO DELLA LEGA GIOVANNI TIZIAN STEFANO VERGINE IL LIBRO NERO DELLA LEGA GIOVANNI TIZIAN STEFANO VERGINE

La Verità può aggiungere altri dettagli. E spiegare come i colleghi Giovanni Tizian e Stefano Vergine non abbiano raccontato fino in fondo quale sia stata la fine di quei documenti che, stando al banchiere di Euro-Ib Glauco Verdoia, non sono arrivati a Gazprom: «Non ero nemmeno a conoscenza della nuova offerta dell' 8 febbraio 2019 rivelata dall' Espresso». Non solo. Il settimanale ha dimenticato di ribadire che quella transazione era morta e sepolta «nelle chiacchiere di metà dicembre» e «che la banca non era minimamente a conoscenza delle possibilità che i soldi sarebbero stati destinati alla Lega» di Matteo Salvini.

 

E ancora. Euro-Ib non ha mai avuto contatti con Eni, a parte una compliance interna che non ha mai portato alla chiusura di transazioni.

Per di più nel pezzo dell' Espresso si legge che sarebbe stata la banca inglese a fare il nome di Eni con Gianluca Savoini, ma in realtà è stato Meranda a farlo. Anche perché Verdoia non ha mai visto, conosciuto o parlato con Savoini. Per di più nell' articolo di Tizian e Vergine è stata omessa tutta la parte del ribaltamento della maggior parte dello sconto ai compratori finali e il fatto che la banca avrebbe contattato tali compratori solo ad avvenuta conferma della fornitura.

Giovanni Tizian Tommaso Cerno e Fabrizio Gatti Giovanni Tizian Tommaso Cerno e Fabrizio Gatti

 

Verdoia lo ha ribadito ieri: «È una vicenda che è peraltro rimasta sempre allo stato embrionale non avendo mai raggiunto nessuna concretezza». Non solo. In pratica l' unico destinatario è stato sempre Meranda che ha confezionato anche il secondo documento inviato a Savoini. In sostanza di ruoli attivi da parte delle compagnie petrolifere non c' è ombra. Anzi. Proprio nell' inchiesta pubblicata dal settimanale si leggono le prese di posizione di Rosneft e di Eni.

 

La prima scrive: «Non abbiamo avuto alcun ruolo nell' operazione descritta». Del resto, non l' avevano neppure ricevuto. La seconda è ancora più forte: «Eni ribadisce di non aver preso parte in alcun modo a operazioni volte al finanziamento di partiti politici. E tiene a precisare che, in presenza di qualsiasi illazione volta a coinvolgerla in presunte operazioni di finanziamento a parti politiche, si riserverà di valutare le opportune vie legali a tutela della propria reputazione».

ROSNEFT ROSNEFT

 

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