Eugenio Occorsio per “la Repubblica”
Prima sorpresa, niente felpa. Però avverte subito di sentirsi a disagio. «Non vi preoccupate, giacca e cravatta me le tolgo appena posso. In macchina ho la maglietta del Basket Cantù». La prima volta di Matteo Salvini al Forum Ambrosetti a porte chiuse comincia con un tentativo di sdrammatizzare e un po’ anche di acquisire simpatie presso una platea che definire prevenuta è troppo ma certo è un po’ frastornata da alcune sue recenti esternazioni.
E qui c’è un altro chiarimento: «Non contiamo di arrivare al governo parlando di ruspe nei campi rom. Non è l’unico né il principale problema italiano, sennò non sarei qui a parlare con voi». Siamo concreti, Salvini, arriva il warning dagli industriali.
salvini al mare sulla spiaggia del papeete beach 1
«Primo punto, l’Europa. Che l’euro sia un errore lo sapete già. L’euro e tutto ciò che gli sta intorno. Anche “quello che era qui ieri” (Renzi, ndr, poi dirà che l’anno prossimo “non ci sarà da premier”), lo diceva tre anni fa quand’era sindaco: il Patto non è di stabilità ma di stupidità. Allora c’erano 11 miliardi fermi nei Comuni, sono diventati 20 e vanno sbloccati anche se qualcuno a Bruxelles potrebbe arricciare il naso».
Certo, ammette, «siamo stati anche noi al governo con Berlusconi, il centrodestra ha le sue colpe, ora però quei soldi vanno sbloccati. E il governo non lo fa». Già, il governo. Per una volta non solo picconate ma un tentativo di pensare a una fase construens.
«Sono sicuro che arriveremo al governo, anche presto. E allora avremo bisogno di voi, del vostro aiuto. Io sto già cercando di circondarmi di buoni consiglieri, persone migliori di me, che faranno parte di questa squadra di governo. Io farò da allenatore, da motivatore ». A questo punto guarda i due ministri che gli siedono a fianco, Andrea Orlando e Stefania Giannini: «Non vorrei certo offendere i presenti».
Non c’è tempo per l’imbarazzo perché il segretario passa a una sorta di referendum, «visto che qui dentro si fanno tanti sondaggi». Oggetto, non l’euro né il debito pubblico bensì l’embargo alla Russia: «Alzi la mano chi è d’accordo sulle sanzioni che penalizzano le nostre imprese». In pochi stanno al gioco e lui riprende subito: «Abbiamo una fitta serie di ricette economiche e fiscali. Bisogna togliere il tetto a 1000 euro per i contanti e introdurre la flat tax al 15%. Non fate quelle facce: l’abbiamo studiata con un professore di Stanford, vogliamo liberare risorse, far respirare, agevolare il mercato».
roberto poletti e matteo salvini
Certo, ammette, con un’aliquota del genere «mancherebbero alla casse dello Stato 40 miliardi. Ma se rendiamo conveniente pagare le tasse e recuperiamo una quota del sommerso li copriamo». Su una cosa è d’accordo con Renzi: «Certo che l’abolizione della Tasi la votiamo, era una tassa che avevamo tolto noi. Io non faccio mica opposizione per il gusto di farla». Chiude citando un imprenditore comasco, il cavalier Catelli, fondatore della Chicco. «Ha cominciato anni fa, con il sistema fiscale di oggi al massimo avrebbe aperto una farmacia».
Applausi tiepidi, qualcuno per la verità più convinto. Finalmente fuori, in terra a forte concentrazione leghista. Salvini mostra ai cronisti un pacchetto di biglietti da visita di imprenditori e banchieri. «Missione compiuta, mattinata positiva, ci servono buone idee». Su un tema là dentro non ha parlato, ma è il più scottante, quello dei migranti: «Vorrei un premier come Orban che fa gli interessi della sua gente. Noi ci facciamo dettare la linea dall’estero. Ma forse invidio di più Cameron». E’ tornato il Salvini di sempre.