#Confalonieri che si arrabbia con i cronisti fuori dal San Raffaele#SilvioBerlusconi pic.twitter.com/QjiG4448u4
— askanews (@askanews_ita) April 7, 2023
Estratto dell'articolo di Francesco Verderami per il Corriere della Sera
fedele confalonieri al san raffaele
Ha temuto. È stato all’inizio della scorsa settimana, quando ha compreso che l’amico di una vita avrebbe potuto lasciarlo come unico erede dei loro ricordi (...)
«Se sono quel che sono, lo devo a lui», ripete spesso Confalonieri.
Ma non è per questo che all’inizio della scorsa settimana si è scusato con la figlia: aveva deciso di trascorrere insieme a lei le vacanze pasquali in Francia, un modo per lenire il dolore familiare provocato dalla scomparsa della moglie. Alla fine non se l’è sentita, ha preferito restare a Milano per rimanere accanto a Berlusconi.
Non passa giorno senza che gli renda visita, anche se le regole della terapia intensiva sono rigide, anche se all’uscita deve affrontare i cronisti che attendono notizie. Venerdì li ha mandati a quel paese. Sarà stato per la calca e un contemporaneo calo di tensione, sta di fatto che all’ennesima domanda ha chiesto di non rompere «i c...». Era l’amico che si sfogava, non il patron di Mediaset che si esprimeva.
Da quando i segnali positivi dei bollettini medici hanno invertito la tendenza, Confalonieri ha ripreso a dire che «Silvio è un leone», che «anche stavolta tornerà». È un modo per sostenere i familiari e forse per convincere se stesso.
Per tener fede al canone che si è imposto: «Lo so di esser vecchio. Ma quando mi chiedono se lui è vecchio non rispondo mai». In questi giorni di preoccupazione ha osservato in ospedale l’affetto dei figli verso il padre e le premure di Marta Fascina verso il compagno: «Una donna devota che non l’ha lasciato solo un attimo». Protettivo nei riguardi del Cavaliere, non ha mai smesso di spronare i dottori nelle cui mani c’è quell’eredità che non accetta di raccogliere.
fedele confalonieri dopo la visita a berlusconi al san raffaele
L’amicizia con Berlusconi, d’altronde, trascende le questioni societarie e politiche.
Ha retto alle intemperie che pure ci sono state nel corso degli anni, al distacco che suo malgrado è capitato in un periodo recente, quando non riusciva a parlare con lui a quattr’occhi e i loro dialoghi — persino al telefono — erano mediati da altre presenze.
Ora che la confidenza è stata ricomposta secondo le abitudini di un tempo, Confalonieri sa di essere punto di riferimento per Silvio insieme a Gianni Letta: i due highlander rimasti sono lo yin e lo yang del berlusconismo nei centri di potere, con i quali interloquiscono con approcci diversi.
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«Mi adopero nell’interesse dell’azienda», si schermisce sempre «Fidel» per smentire quanti gli riconoscono fiuto politico.
Ma è un fatto che aveva puntato in anticipo le sue fiche su Giorgia Meloni e non gradiva le abrasività di Forza Italia verso la presidente del Consiglio. Epperò rimaneva in silenzio. Perché a Confalonieri non piace il presenzialismo, malattia senile del liderismo. Settimane fa, in una delle sue (poche) apparizioni l’ha pure spiegato: a Castenedolo, durante la presentazione del libro di Pier Ferdinando Casini insieme a Giovanni Bazoli. «Ho una buona considerazione di me stesso. E già quando va bene, mi scappa di dire una cosa intelligente una volta al mese.
I politici di oggi invece, riescono a dire tre stupidaggini al giorno. Me ne accorgo guardando le reti Mediaset. C’è troppa sovraesposizione».
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