SFILA LA FRANCIA ANTI-HOLLANDE: UN MILIONE IN PIAZZA CONTRO ADOZIONI E MATRIMONI GAY - SUCCESSONE DELLA “MANIF POUR TOUS”: QUATTRO CORTEI PER LA PRIMA “SPALLATA” DI PIAZZA AL GOVERNO DELLA GAUCHE - SLOGAN: “PATERNITÉ, MATERNITÉ, ÉGALITÉ!” E “NON C’È L’OVULO NEI TESTICOLI” - SI SPACCA LA DESTRA: COTE’ IN CORTEO, FILLON NO - NEANCHE MARINE LE PEN SI FA VIVA (SUA NIPOTE, LA DEPUTATA MARION, SÌ) - HOLLANDE VA AVANTI…

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Alberto Mattioli per "la Stampa"

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È l'altra Francia, quella che vista dai salotti parigini sembra aliena. Tradizionalista, conservatrice, cattolica. Di solito non la si vede né la si sente, ma quando si mobilita tutti scoprono che la maggioranza silenziosa può diventare molto rumorosa. Così a Parigi si è vista la più colossale manifestazione dal 1984, quando Mitterrand fu costretto a furor di popolo a rimangiarsi la riforma della scuola privata. Ieri per dire no al matrimonio gay hanno sfilato in 800 mila secondo gli organizzatori, in 340 mila secondo la Prefettura, in ogni caso in molti, anzi moltissimi. Il Champs de Mars, che non è piccolo, era nero di folla dalla Tour Eiffel fino all'Ecole Militaire e anche più in là.

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Insomma, la «Manif pour tous», la manifestazione per tutti, come l'hanno battezzata con ironico riferimento al «matrimonio per tutti», il nome politically correct attribuito a quello per coniugi dello stesso sesso, è stata un successo clamoroso. E, benché ci fossero anche protestanti, ebrei, musulmani e atei, va accreditato soprattutto all'associazionismo cattolico, mobilitato in massa a Parigi e soprattutto in provincia. Bilancio: 945 autobus e seimila volontari.

francia famigliafrancia famiglia

C'era tanta gente che è diventata una e trina anche la manifestazione. Marciare divisi e colpire uniti, come raccomandava Napoleone: tre enormi serpentoni di gente, ognuno identificato da un colore, blu, bianco e rosa, calano verso la Torre Eiffel da tre piazze diverse. Anzi, quattro, perché ci sono anche gli integralisti cattolici di Civitas, francamente omofobi, che però sfilano a parte, inquadrati dalla polizia.

marine le penmarine le pen

Gli organizzatori sono attentissimi a non farsi mettere etichette né religiose né politiche. Sono degli estremisti della moderazione, che parlano di Hollande chiamandolo «monsieur le Président» e vogliono evitare parole grosse. Ne scappa una sola, a Xavier Bongibault, portavoce di «Plus gay sans mariage», gli omosessuali che non vogliono potersi sposare, che in tivù paragona Hollande «a un uomo arrivato al potere nel 1933». Però poi dal palco si scusa.

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L'atmosfera è volutamente «bon enfant», tanto che in certi momenti più che un corteo sembra la passeggiata domenicale con i pupi e la nonna. Musica techno e loden, il connubio è intrigante. Si capisce che chi manifesta non è affatto abituato a farlo. E del resto il servizio d'ordine si taglia come il burro, altro che i professionisti della gauche.

france paris gay marriage demonstrationfrance paris gay marriage demonstration

Ci sono sindaci e deputati con la fascia tricolore, vecchiette con l'ombrello perché non si sa mai, notabili di provincia vestiti come per la caccia, tanti ragazzi, tantissimi bambini (però è la République laica e massonica che ha fatto per la famiglia le leggi più generose del mondo). I pro-nozze, sfilati il 16 dicembre, erano più chic ma meno numerosi: 150 mila secondo loro, 60 mila per la polizia.

manifestazione nozze gay franciamanifestazione nozze gay francia

I loro avversari scrivono sui cartelli «Made in papa + maman», «Signor Presidente, si pulisca gli occhiali: la Francia è in strada» o «Non c'è l'ovulo nei testicoli». Dicono no alla filiazione Pma (procreazione medicalmente assistita), sì a quella Pme (padre madre enfant). Scandiscono: «Zéro maman, c'est déprimant!» e «Paternité, maternité, égalité!». Certi striscioni, comunque, sono possibili solo in Francia: «Non toccatemi il Codice civile!» o «Giustiniano, Montesquiou, Portalis: aiuto!» (Portalis è il giurista che scrisse il Code Napoléon).

francia matrimoni gayfrancia matrimoni gay

La destra, prima incerta, sale sul carro dei marciatori. I due litiganti per la successione di Sarkozy alla guida dell'Ump, naturalmente, si dividono anche qui: Jean-François Copé sfila, l'ex primo ministro François Fillon no. Ma, stranamente, si spacca anche il Front National. Marine Le Pen non c'è, la sua nipote deputata Marion sì. Le Pen zia accusa la diatriba sulle nozze gay di distrarre i francesi dagli altri misfatti di Hollande; il settimanale

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«Minute», più a destra perfino del Fn, accusa lei di circondarsi di «una lobby gay». E i socialisti? In serata dall'Eliseo fanno sapere che Hollande ha trovato «considerevole» la manifestazione che «esprime una sensibilità che dev'essere rispettata». Però «non modifica la volontà del governo di aprire un dibattito in Parlamento».

Nessun politico sale sul palco. La scena è tutta per gli organizzatori, che peraltro la sfruttano male, impacciati nel darsi il cambio e mosci nei discorsi. Trionfa l'improbabilissima Frigide Barjot, nome d'arte (si fa per dire) dell'umorista Virginie Merle, già autrice delle «Confessioni di una cattolica alla moda», autonominatasi «addetta stampa di Gesù». Poi tutti a cantare la Marsigliese. Come si diceva: è un'altra Francia, ma è sempre la Francia.

 

 

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