Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
L' economia americana continua a crescere, ma rallenta. Nel terzo trimestre dell' anno, infatti, il prodotto interno lordo è aumentato solo dell' 1,5%, rispetto al 3,9% del quarto precedente. Nei fondamentali si legge ancora un po' di incertezza, con dati a volte contraddittori, e ora si tratta di vedere a quali darà più importanza la Federal Reserve, quando a metà dicembre dovrà decidere se tornare ad alzare il costo del denaro.
Gli analisti si aspettavano la frenata, e avevano previsto una crescita dell' 1,6%. Il rallentamento è stato dovuto soprattutto alla revisione degli inventari da parte delle aziende, che hanno preferito scegliere la via della prudenza svuotando i magazzini. Nello stesso tempo, il dollaro forte e la volatilità internazionale, a partire dalla Cina, hanno contribuito a favorire la frenata.
FLESSIONE TEMPORANEA
Altri indicatori, però, consentono di prevedere che il rallentamento sia temporaneo. Ad esempio il livello dei consumi è rimasto solido, con un aumento del 3,2%, così come il mercato edilizio. La riduzione del prezzo della benzina ha favorito poi le tendenze positive.
In generale, dunque, l' economia americana va bene, ma non corre. La ripresa c' è ormai da molti mesi, però non è travolgente, e nonostante la disoccupazione sia scesa in maniera costante, resta il dubbio su quante persone non compaiono nelle statistiche semplicemente perché non cercano più lavoro. Tutti questi elementi peseranno nelle valutazioni della Banca centrale, che dall' inizio dell' anno è sotto osservazione perché aveva segnalato la volontà di alzare i tassi, ma poi ha scelto di non toccarli.
LA FED DIVISA IN TRE
Mercoledì la Fed ha concluso due giorni di riunione, aprendo la porta ad un aumento del costo del denaro durante il prossimo appuntamento, previsto a metà dicembre. In seno alla Banca centrale si sono create ormai tre correnti: quella dei presidenti regionali, che favoriscono l' aumento dei tassi subito; quella dei governatori di Washington, che invece frenano; e quella della presidentessa Yellen, che sta nel mezzo. Su queste posizioni naturalmente pesa la politica, perché la campagna per le presidenziali del 2016 ormai è in pieno svolgimento, e la decisione sui tassi potrebbe influenzarla.
Un rallentamento dell' economia, infatti, darebbe munizioni ai repubblicani, mentre se la crescita continuasse i democratici potrebbero sostenere di aver salvato il paese dalla crisi del 2008, tenendo poi la barra dritta. La diseguaglianza e l' incremento della distanza fra ricchi e poveri sarà comunque un tema della campagna, che la stessa Hillary Clinton ha fatto suo, ma un ritorno del pil in territorio negativo cambierebbe la dinamica della campagna.
La Federal Reserve ha ancora quasi due mesi per riflettere. L' inclinazione sembra quella ad agire in dicembre, ma i dati di ieri sul pil non hanno ancora chiuso in maniera definitiva il dibattito. Mercati in rosso L' incertezza che ha pesato sui mercati internazionali, con Piazza Affari che ha chiuso in negativo (-1%) così come Parigi (-0,18%), Francoforte (-0,3%) e Londra (-0,6%). Giù anche Wall Street: l' indice Dow Jones ha perso lo 0,13%, l' S&P 500 ha ceduto 0,95 punti e il Nasdaq ha lasciato sul terreno lo 0,42 per cento.