Mattia Feltri per la Stampa
Forse sono io a essere inadeguato agli arabeschi logici del mio tempo. Per esempio, ora Matteo Salvini pretende delle scuse. Come sapete, qualche giorno fa il Dipartimento di Stato americano ha diffuso una nota secondo cui da anni il Cremlino paga partiti di altri paesi per sovvertirne l'ordine democratico.
Con una deduzione particolarmente precipitosa, molti hanno dato per certo che fossero coinvolti pure dei partiti italiani e, una volta compiuto questo passo, la deduzione successiva era fatale: chi potrà mai essere stato retribuito da Mosca, se non quel tizio incline a indossare felpe con l'immagine di Putin sulla Piazza Rossa, promotore di una collaborazione politica fra il suo partito e quello di Putin, di cui è un tale ammiratore da averlo definito il garante della pace in Europa, il miglior leader al mondo insieme a Donald Trump, il presidente di un paese molto migliore dell'Unione europea, uno che vale il doppio di Obama, il triplo di Mattarella, il quadruplo di Renzi, un modello di lucidità e lungimiranza, uno senza difetti, un grande, un amico (tutto testuale)? Chi, dunque, se non Matteo Salvini?
Salta però fuori che il documento di tutto parla fuorché di partiti italiani, e tantomeno di Salvini, circostanza confermata ieri da Franco Gabrielli, sottosegretario delegato per la sicurezza della Repubblica. Ecco, ora Salvini indignato vorrebbe che i suoi avventati accusatori gli porgessero le scuse. Lui non è - per usare le parole di Mario Draghi - un pupazzo prezzolato. No, lui ha fatto tutto gratis. E a me, inadeguato agli arabeschi logici contemporanei, pare una terribile aggravante.