LA SICILIA MEJO DEI SOPRANOS: DENUNCIA LE DISCARICHE ABUSIVE E SI RITROVA UNA TESTA MOZZATA DI PECORA DAVANTI CASA

Avvertite ‘Gnazio Larussa che nella sua Paternò comanda ancora il Padrino: le pecore di un giovane allevatore uccise a colpi di fucile come avvertimento per le campagne anti-inquinamento. “Sembra un film di mafia degli anni ’50!”. I renziani chiedono l’intervento di Alfano e Nunzia De Girolamo…

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1 - LA MAFIA E LE PECORE DI EMANUELE
Francesca Sironi per "L'Espresso online"


Quattro agnelli uccisi. Uno di loro sgozzato, la testa appoggiata davanti alla porta di casa. E' la scena che si è trovato davanti Emanuele Feltri, 34 anni, contadino per scelta a Paternò, in provincia di Catania, tornando dalla città domenica in serata: «Pesantissimo! Sembra un film di mafia degli anni 50 ma è successo davvero a casa mia!», si sfoga lui su Facebook con un post scritto alle undici di sera: «Non posso dire altro e credo di essermi esposto abbastanza per difendere una vallata che la volontà comune vuole "terra di nessuno"!».

mafiamafia

La vallata è quella del fiume Simeto, il più importante corso d'acqua siciliano, minacciato in tutto il suo percorso dalle discariche abusive: «Se ne conta praticamente una ogni 100 metri», racconta Luigi Puglisi, presidente dell'associazione "ViviSimeto": «C'è di tutto: materassi, frigoriferi, spazzatura. Siamo riusciti a far chiudere alle macchine una strada all'interno dell'oasi del fiume, giusto una settimana fa, e fare una raccolta. Ma rimangono ancora tantissimi rifiuti, ovunque».

E' proprio per via della sua attenzione all'ambiente che Feltri avrebbe ricevuto l'intimidazione orrenda con cui si è trovato a fare i conti domenica: «Mi ha colpito molto questa cosa, non lo nascondo e ho deciso comunque di rimanere a vivere qui anche se in questo momento sono solo», scrive sulla sua bacheca: «Arriverete un giorno lo so, io intanto continuo il mio lavoro quotidiano sognando una vallata pulita, piena di vita e di speranza. Presto organizzeremo una nuova domenica di bonifica dell'oasi».

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All'inizio non voleva nemmeno portare alle forze dell'ordine la minaccia subita («Non ho ancora denunciato e non so se lo farò visto che sarebbe solo l'ennesima denuncia che cadrebbe nel dimenticatoio», ha scritto poche ore dopo il primo messaggio), ma alla fine l'ha fatto. E anche se non ci sono elementi di riscontro (né foto né i corpi degli animali, bruciati subito dal giovane), per i carabinieri la scena descritta è verosimile.

Anche perché frequente: «Episodi di questo tipo non sono rari nel nostro territorio», spiega il comandante dei Carabinieri di Paternò, Lorenzo Provenzano: «In paese chi è vittima di un'intimidazione, come le molotov lasciate davanti alla saracinesca, viene a denunciare, anche perché ci sono le telecamere e si sente in qualche modo obbligato. Ma in campagna il numero di gesti di questo tipo è sicuramente più elevato. Eppure pochissimi lo fanno sapere».

ANGELINO ALFANO NUNZIA DI GIROLAMOANGELINO ALFANO NUNZIA DI GIROLAMO

Paura, distanza dalle istituzioni, l'idea che «qui i problemi la gente li risolve così», come commenta il capitano. La banalità della mafia, insomma. Rendere impossibile la vita a chi "disturba". Sgozzare gli agnelli di un ragazzo solo perché è impegnato a favore dell'ambiente. Uccidere le sue bestie perché è "scomodo". «L'intimidazione è palese», commenta il presidente di "ViviSimento": «Anche noi siamo rimasti scioccati da quello che è successo. Non possiamo accettare la prevaricazione nei confronti di chi, come Emanuele, si è trasferito apposta nella nostra zona per amore del territorio».

Feltri preferisce non parlare, per ora, ma ha affidato alla rete il suo messaggio: «Sciddicuni - la frazione in cui si trova la sua fattoria - esiste e resiste», scrive, «Per ricordare che non bisogna essere super eroi per portare avanti i propri ideali, per testimoniare che a volte il coraggio sta proprio nel condurre la propria vita quotidiana con coerenza e senza compromessi».

2 - MAFIA: DEPUTATI PD, GOVERNO TUTELI ALLEVATORE VITTIMA
(ANSA) - ''Il governo valuti se sia il caso di intervenire sul grave episodio di mafia che ha colpito il giovane imprenditore di Paterno' in provincia di Catania, il cui gregge di pecore e' stato sterminato per ritorsione, verificando se ci sono gli elementi per un risarcimento danni''. E' quanto chiedono i deputati del Partito democratico Michele Anzaldi, Luigi Famiglietti ed Ernesto Magorno, in una interrogazione al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e al ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo. '

'Secondo quanto riferito dagli organi di stampa - aggiungono i parlamentari - il giovane in un primo momento avrebbe addirittura rinunciato alla denuncia alle forze dell'ordine, secondo una prassi che sarebbe ormai consueta nelle campagne siciliane, dove chi e' vittima degli abusi della malavita preferisce non rivolgersi allo Stato per la sfiducia che ha nelle istituzioni. Di fronte ad una situazione del genere, e' opportuno che il ministero dell'Interno valuti se la sicurezza e l'ordine pubblico siano garantiti anche nella valle del Simeto, dove il giovane imprenditore aveva contrastato l'abusivismo e l'inquinamento illegale''.

''Il Ministero dell'Agricoltura valuti con attenzione - aggiungono i deputati Pd - le conseguenze anche in termini di comunicazione che l'episodio di Paterno' puo' avere, visto che si tratta di un giovane imprenditore che ha deciso di lasciare la citta' per aprire una attivita' agricola in campagna ed e' stato vittima del sopruso della malavita''.

 

 

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