Nando Pagnoncelli per corriere.it
L’atteggiamento dialogante rispetto alla Ue mostrato dal governo riguardo alla manovra ha determinato reazioni positive da parte dei mercati finanziari, lo spread è sceso sotto quota 300 e la borsa di Milano ha fatto registrare una ripresa. Non è ancora scongiurato l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per eccesso di deficit, ma i toni sono cambiati: nell’arco di poche settimane infatti si è passati dal «me ne frego della Ue» al «nessuno è attaccato ai decimali», per finire con «il deficit al 2,4% non è nei 10 comandamenti della Bibbia».
Se la reazione dei mercati è stata positiva, è interessante capire qual è la reazione a caldo dei cittadini, la maggior parte dei quali (54%) si ritiene molto o abbastanza informato riguardo alla manovra economica presentata dal governo che, lo ricordiamo, il mese scorso risultava gradita dal 59% degli italiani.
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO
Quando si tratta di definire le caratteristiche della legge di bilancio le valutazioni non sono affatto univoche: la maggioranza relativa (29%) ritiene che faccia crescere il debito pubblico e spaventi gli investitori, a seguire il 19% è del parere che dia impulso alla crescita, il 13% pensa che favorisca l’assistenzialismo e il 12% che riduca le diseguaglianze sociali.
Ma un italiano su quattro (27%) non è in grado di esprimersi. Le opinioni sono in larga misura influenzate dall’orientamento politico, come era lecito attendersi: gli elettori della maggioranza accentuano la valenza positiva dei provvedimenti (crescita e riduzione delle diseguaglianze vengono citati dal 68% dei pentastellati e dal 51% dei leghisti), mentre quelli dell’opposizione propendono per valutazioni negative (crescita del debito e assistenzialismo), in particolare gli elettori di centrosinistra (82%). È interessante osservare che un leghista su cinque (21%) la considera assistenzialista e nel bacino degli indecisi e degli astensionisti, che oggi rappresentano «il primo partito», i giudizi negativi prevalgono su quelli positivi, al netto della maggioranza relativa che non ha un’opinione.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
L’equilibrio tra rilancio della crescita, tenuta dei conti pubblici e credibilità sui mercati divide: rappresenta un obiettivo raggiungibile per il 37% degli italiani mentre il 41% si mostra scettico (il 13% in modo più marcato, il 28% meno) e, anche in questo caso, le opinioni di maggioranza e opposizione divergono profondamente. Nel M5S gli ottimisti rappresentano l’82%, tra i leghisti il 63%, ma nel partito di Salvini il 29% si mostra pessimista.
Da ultimo abbiamo voluto verificare le opinioni riguardo al tentativo di trovare un’intesa con la Ue, mantenendo inalterati gli obiettivi fissati (in particolare su pensioni e il reddito di cittadinanza), recuperando ulteriori risorse per gli investimenti e riducendo le stime di deficit previste. Ebbene, la maggioranza relativa (35%) condivide la linea della mediazione cercando di mantenere l’impianto complessivo della manovra e i principali provvedimenti, il 25% è convinto che le concessioni all’Europa siano ancora insufficienti e i nostri conti continuino a rimanere a rischio (soprattutto elettori del centrosinistra) e solo il 17% considera il tentativo di mediazione con la Ue alla stregua di un cedimento ed auspica di mantenere la manovra inalterata.
Tra gli italiani quindi prevale nettamente la quota di coloro che propendono per l’intesa o ipotizzano ulteriori concessioni alla Ue pur di salvaguardare la tenuta dei conti pubblici (nell’insieme 60%). Si vogliono quindi scongiurare i due rischi rappresentati dal peggioramento della situazione del Paese e da quello delle relazioni con l’Europa, nei confronti della quale non si vuole mettere in discussione la nostra appartenenza, pur in presenza di non poche critiche.
Sembra dunque delinearsi l’accettazione di un secondo compromesso dopo quello che a giugno aveva portato alla definizione del contratto di governo Sembra dunque delinearsi l’accettazione di un secondo compromesso dopo quello che a giugno aveva portato alla definizione del contratto di governo tra due forze molto diverse che hanno accettato di modificare parte delle promesse elettorali. Al momento il buon senso sembra dunque prevalere sul malcontento che, comunque, rimane piuttosto diffuso. D’altra parte, come recita un antico detto, si nasce incendiari e si muore pompieri. E lo spirito di adattamento è un tratto distintivo del nostro Paese.