SPADAFORA-MALAGO’
SPADAFORA ATTACCA MALAGO'
Marco Mensurati per la Repubblica
Dopo lo scandalo delle lettere con cui il presidente del Coni Giovanni Malagò invocava presso il Cio pesanti sanzioni contro l' Italia, dopo lo scoop del sito businessinsider.it sulle presunte irregolarità nell' elezione del presidente Gaetano Micciché alla guida della Lega di A (ieri la Figc ha aperto un fascicolo sul caso), un altro pasticcio sta agitando in queste ore lo sport italiano, acuendo l' ormai patente conflitto tra Malagò e il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.
Al centro di tutto c' è la nomina a Ceo del comitato organizzatore dell' Olimpiade invernale Milano-Cortina 2026. Il candidato del Coni è sempre stato il presidente e ad di Lamborghini, Stefano Domenicali (ex Ferrari). Il problema era convincere, oltre allo stesso Domenicali, anche gli altri stakeholders dei Giochi, il sindaco di Milano, Beppe Sala, il governatore del Veneto Luca Zaia e quello della Lombardia, Attilio Fontana, nonché il ministro Spadafora. Il punto non era tanto il nome (il manager è apprezzato da tutti) quanto la sua "candidatura" a trazione romana (Malagò), nonché la trasparenza del processo decisionale.
Appena arrivato al Governo, Spadafora aveva chiesto notizie sullo stato della procedura in questione, scoprendo che il reclutamento era stato affidato all' head hunter Spencer Stuart. Ha chiesto dunque alla neonata società Sport e Salute, che dopo la riforma Giorgetti controlla il Coni, di vedere la lettera di incarico, scoprendo non senza una certa sorpresa (eufemismo) che questa non c' era, che l' incarico era stato affidato a Spencer Stuart, già fornitore del Coni dal 2013, non si sa da chi ("pare dal Coni", ma il Coni dice da Sport e Salute), non si sa come ("verbalmente"), né quando ("non si sa") e in cambio di quanto ("diecimila euro, forse").
Insomma, un disastro burocratico. Che ha fatto da preludio al suddetto pasticcio: lunedì, in una decisiva riunione a Verona, al ministro è stata sottoposta una lista di sei manager, poi ridotta a tre, nella quale non era presente il nome di Domenicali che fino a quel momento non aveva dato la sua disponibilità. Alla fine della riunione, durante i saluti finali, Malagò aveva alluso a un ultimo tentativo con Domenicali, le cui chance di successo erano state dichiarate minime dagli stessi cacciatori di teste. La riunione si era dunque chiusa così, con i tre nomi sul taccuino e con il ministro che aveva raccomandato trasparenza.
Ieri mattina, la rottura: con il nome di Domenicali di colpo rientrato in lizza (anche se lui continua a dire di non aver mai dato il proprio consenso) e il ministro spiazzato. Il Coni finito sotto i riflettori, si è chiamato fuori, dicendosi "disinteressato" alla scelta del manager. Parole che hanno innescato la reazione del ministro che, sentitosi preso in giro e lamentando ormai una cronica carenza di chiarezza nei rapporti col Coni, ha deciso di emettere una nota formale in cui si è detto "sorpreso" visto che la scelta dell' head hunter «risulterebbe sia stata inizialmente indicata dal Coni ».
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