1 - IL VOTO AMMINISTRATIVO INCUBO PER I 5STELLE: «RISCHIAMO DI SPARIRE»
Mario Ajello per “il Messaggero”
GIUSEPPE CONTE COME FORREST GUMP - MEME
Bentornato bipolarismo classico. L'appuntamento per incontrare di nuovo l'Italia binaria - destra e sinistra e i grillini che dicevano di non voler essere né da una parte né dall'altra finiscono fuori gioco - è il 4 ottobre sera, quando ci saranno i risultati delle elezioni comunali. Tutto lascia pensare, e i sondaggi lo suggeriscono, che ai ballottaggi nelle varie città andranno i due schieramenti classici.
GIUSEPPE CONTE ALLA FESTA DI COMPLEANNO DELLA RAGGI
Naturalmente a Roma, dove comunque tutto è aperto, la sorpresa Raggi (così come quella Calenda ma i dati al momento dicono duello finale Michetti-Gualtieri) è possibile. Ma nel resto d'Italia - come ammette lo stesso neo-leader Conte che non sembra aver attivato un Effetto Conte in favore del proprio partito - «c'è da riorganizzare tutto, anche territorialmente», perché M5S è in pessima salute.
valeria ciarambino luigi di maio giuseppe conte gaetano manfredi da michele
«C'è il rischio di sparire», è la franca ammissione ai piani alti del movimento in profonda crisi di consenso nei vari comuni. Ieri l'ex premier è andato a Salerno a lanciare la corsa di Elisabetta Barone (schierata contro il favoritissimo sindaco dem sostenuto da De Luca e qui è lotta tra rossogialli mentre a Napoli è accordone su Manfredi) ma in certe città - esempio: Benevento e Caserta e parliamo di Campania dove nelle politiche 2018 i grillini superarono il 50 per cento dei voti - neppure si è riusciti a fare le liste, per mancanza di candidati, lotte fratricide, paura della figuraccia.
elisabetta barone giuseppe cont e
E che cosa dire di Torino? Tra l'imprenditore Damilano e l'ex capogruppo dem Lo Russo, con il primo in leggero vantaggio per ora, sarà il ballottaggio. Mentre la candidata contiana, Valentina Sganga, è destinata a detta di tutti a non toccare palla.
Proprio nella città che è stata simbolo del trionfo strellato nel 2016 (con la Appendino) e se allora M5S fu primo partito con il 30,01 per cento adesso i sondaggi lo danno all'8. A Milano la situazione è così. Sala ha respinto le avances di Conte (comprensiva della lettera surreale sulla Madonnina locomotiva d'Italia) e lo ha escluso dall'alleanza probabilmente vincente.
Non è ancora ufficializzato il candidato stellato: gli attivisti hanno votato per Elena Sironi ma i contiani vorrebbero schierare Layla Pavone. E comunque le previsioni, si vedano quelle della società Opinio, sono disastrose per M5S: tra il 3 e il 5 per cento.
Molto al di sotto dei numeri nazionali che si sono dimezzati rispetto al 2018: allora era il 33 per cento e adesso - fonte Supermedia Youtrend, ultimo report - è il 16. Ci si potrebbe consolare con Napoli, però. Ma neanche qui c'è da sorridere.
LA PARABOLA
Euromedia Research (ovvero la Ghisleri) quota M5S al 19,1 per cento ma con perdita di oltre la metà degli elettori rispetto a 3 anni fa, e dilaniato anche nella formazione delle liste. In ogni caso, le due uniche vittorie possibili per M5S nelle grandi città sono a Napoli e a Bologna, ma con candidati dem e non stellati.
E pensare che le comunali del 2016 furono il trampolino di lancio - successoni a Roma e a Torino - per l'onda gialla delle successive elezioni politiche. Stavolta, sembrano annunciarsi invece per gli stellati come l'inizio di un'eclissi. Soltanto un sorprendente exploit della Raggi potrebbe, in parte, salvare la baracca.
Per il resto, una valle di lacrime e un prossimo ripristino del bipolarismo classico. Altro esempio: è destra contro sinistra nelle regionali in Calabria con il forzista Occhiuto lanciato per ora oltre il 50 per cento secondo Swg. «Dovrà cambiare tutto nel nostro movimento dopo il voto di ottobre», insiste infatti Conte. Ma esordire da leader con una disfatta renderà per lui tutto più difficile e tutto più facile per i colleghi di partito già pronti a fargliela pagare.
Angelo Tofalo Elisabetta Barone
2 - DA MILANO A BENEVENTO L'IPOTESI PARTITO UNICO AGITA LE ACQUE NEL M5S
Domenico Di Sanzo per “il Giornale”
La Costiera Amalfitana per presentare un libro del capo del Cerimoniale di Palazzo Chigi, poi Salerno per un aperitivo con la candidata anti-De Luca Elisabetta Barone, toccata e fuga a Napoli dove Giuseppe Conte e il governatore campano sostengono Gaetano Manfredi, infine la ripartenza per Roma.
Dopo la lettera sul Nord, Conte scappa al Sud. Mentre impazza il caos sulla candidatura del M5s a Milano. Ma andiamo con ordine. Come nel gioco del gatto col topo, Vincenzo De Luca - il presidente famoso per le sue sparate contro i grillini - provoca l'ex premier per vedere l'effetto che fa.
olivia paladino giuseppe conte elisabetta barone salerno
Così il Masaniello salernitano mercoledì tira fuori dal cilindro l'idea del partitone giallorosso. Proprio lui, che ha sempre preso in giro i pentastellati. L'intemerata costringe Conte a rispondere. «Mi sembra una fuga in avanti», dice l'avvocato. Ribadisce il concetto a Salerno, feudo di De Luca, dove il M5s appoggia la civica Barone, avversaria del deluchiano Enzo Napoli.
«Il partito unico non è nell'ordine delle cose attuali - dice il leader grillino in mattinata - ma dobbiamo vivere questo con grande serenità». Quindi spiega di nuovo che «a Napoli abbiamo fatto un patto che ci vede raccolti dietro un unico progetto, a Salerno non c'erano le condizioni». Proprio la suggestione del partito unico con il Pd sta agitando le acque del Movimento nelle ultime ore.
Come accade di solito da quelle parti, il termometro oscilla tra complottismi e intuizioni anticipatrici. Ecco una fonte stellata di primo piano al Giornale: «De Luca ha provato a farlo scoprire, perché in tanti sanno che la vera tentazione di Conte è il partito unico». Con un unico orizzonte: il ritorno a Palazzo Chigi.
Nei Cinque Stelle infatti temono di essere sacrificati sull'altare dell'obiettivo della candidatura a premier di Conte. E una formazione unica, oppure una coalizione formata prima, faciliterebbe le cose al giurista di Volturara Appula. Ed è tornata la preoccupazione dei governisti sulle manovre contiane per tentare di tornare alle urne già nel 2022, dopo l'elezione del successore di Sergio Mattarella.
Discorsi che si intrecciano con la corsa per le amministrative del 3 e 4 ottobre. Conte cerca di tenersi defilato e dove può (come nella sua Puglia) incoraggia la formazione di liste civiche senza simbolo del M5s. Rimanendo in Campania, il neo leader ha avallato la desistenza nella Benevento di Clemente Mastella, come anticipato dal Giornale il 10 agosto. Stessa scelta nell'altro capoluogo al voto: Caserta.
clemente mastella allo stadio di benevento
Senza dimenticare l'irritazione dello zoccolo duro dei parlamentari del Sud per le recenti attenzioni contiane riservate al Settentrione. La classe dirigente meridionale teme di essere falcidiata dal nuovo corso contiano e dall'apertura alle personalità della società civile. «Nessuno si permetta di dire che il M5s voglia trascurare il Sud, questo non è nell'ordine delle cose - spiega Conte - Ma non è incompatibile con questa costante attenzione al sud anche una maggiore attenzione, un maggior dialogo con i ceti produttivi del Nord».
Intanto a Milano è psicodramma. Gli attivisti vogliono che sia candidata Elena Sironi e si parla anche di Layla Pavone, manager nel Cda della società editrice del Fatto Quotidiano. In campo l'ipotesi del ticket tra le due, ma non è esclusa una rinuncia del M5s alla corsa. Un assist per la riconferma di Beppe Sala, nonostante il sindaco abbia sbarrato ai grillini le porte dell'alleanza.
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